Qualche giorno fa ho terminato la lettura del libro “La pace del cuore” di Jacques Philippe. È un libro spirituale molto breve, scritto con un linguaggio semplice e pieno zeppo di insegnamenti molto edificanti sull’importanza di coltivare la pace spirituale nella vita cristiana.
Il testo ripercorre tutte quelle azioni e situazioni, proprie o altrui, che ci fanno perdere la pace interiore; ad esempio, quando perdiamo la pace perché non accettiamo il nostro passato, perché non ci piace come siamo o come sono gli altri, eccetera. Offre anche riflessioni e consigli pratici per mantenere quella pace in ciascuna delle situazioni trattate.
Tra questi consigli, mi sono sembrati particolarmente utili quelli che affrontano il problema della perdita della pace spirituale a partire dai nostri peccati. A chi non è accaduto? Quando pecchiamo ci sentiamo in colpa per le nostre azioni, e questa è una cosa molto sana; non è tuttavia raro che questo senso di colpa degeneri e ci porti a sperimentare rimorsi e angosce che hanno poco o niente a che vedere con il Dio misericordioso nel quale crediamo. Per questo, vorrei ripercorrere con voi 11 dei consigli che offre il libro per affrontare come Dio comanda i nostri peccati.
Tutti i testi sotto le immagini sono brevi estratti dell’opera.
Non dimenticate di lasciare un commento se questo materiale ti è sembrato di qualche utilità oppure no.
1 I NOSTRI PECCATI SONO UN BRUTTO PRETESTO PER ALLONTANARCI DA CRISTO
Dove troveremo la cura alle nostre mancanze se non accanto a Gesù? I nostri peccati sono un brutto pretesto per allontanarci da Lui, perché quanto più siamo peccatori, più abbiamo bisogno di avvicinarci a colui che ci dice “Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati… Non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori” (Mt 9, 12-13).
2 AL SIGNORE PIACE CHI CERCA LA PACE INTERIORE E RIFIUTA L’ANGOSCIA
Cos’è più gradito a Dio, quando dopo una caduta ci scoraggiamo e ci tormentiamo o quando reagiamo dicendo: “Signore, ti chiedo perdono, ho peccato un’altra volta, guarda cosa sono capace di fare da solo! Ma mi abbandono con fiducia alla tua misericordia e al tuo perdono e ti rendo grazie per non avermi permesso di peccare in modo ancor più grave. Mi abbandono a te con fiducia perché so che un giorno mi guarirai. Nel frattempo, ti chiedo che l’esperienza della mia miseria mi renda più umile, più dolce con gli altri, più consapevole del fatto che da solo non posso nulla, ma che devo aspettare tutto solo dal tuo amore e dalla tua misericordia”?
3 SE MI LASCIO TOCCARE DALL’AMORE DI DIO, LE MIE MANCANZE POSSONO DIVENTARE UNA FONTE DI MISERICORDIA PER GLI ALTRI
Le nostre mancanze possono trasformarsi in una sorgente di tenerezza e misericordia nei confronti del prossimo. Io che cado così facilmente posso permettermi di giudicare mio fratello? Come non essere misericordioso con lui come il Signore lo è stato con me?
4 L’ANSIA E LO SCORAGGIAMENTO CHE PROVIAMO DOPO I NOSTRI PECCATI SONO RARAMENTE SENTIMENTI PURI
L’angoscia, la tristezza e lo scoraggiamento che proviamo dopo i nostri peccati e i nostri fallimenti sono raramente puri e in genere non sono dovuti al dolore per aver offeso Dio, perché a questo si mescola una buona parte di orgoglio. Ci sentiamo tristi e scoraggiati, non tanto per aver offeso Dio, ma perché l’immagine ideale che avevamo di noi stessi si è vista brutalmente distrutta. Spesso il nostro dolore è quello dell’orgoglio ferito! Questo dolore eccessivo è proprio la prova del fatto che confidavamo in noi stessi e nelle nostre forze, e non in Dio.
5 DIO È CAPACE DI TRARRE FRUTTO ANCHE DAI NOSTRI PECCATI
Il motivo per il quale la tristezza e lo scoraggiamento non sono positivi si basa sul fatto che non dobbiamo prendere in modo tragico i nostri peccati, perché Dio è capace di trarne un bene. Santa Teresa di Lisieux amava molto questa frase di San Giovanni della Croce: “L’amore sa trarre profitto da tutto, dal bene come dal male che trova in me, e trasformare tutte le cose in sé”. La nostra fiducia in Dio deve arrivare fin lì: fino a credere che Egli sia sufficientemente buono e potente da trarre profitto da tutto, inclusi i nostri peccati e le nostre infedeltà. Quando Sant’Agostino cita la frase di San Paolo “Tutto concorre al bene di coloro che amano Dio”, aggiunge “etiam peccata”: anche i peccati! Ovviamente dobbiamo lottare energicamente contro il peccato e per correggere le nostre imperfezioni. Nulla raffredda tanto l’amore quanto la rassegnazione di fronte a una certa mediocrità, una rassegnazione che è inoltre una mancanza di fiducia in Dio e nella sua capacità di santificarci.
6 EVITARE L’ILLUSIONE DI VOLERCI PRESENTARE DAVANTI AL SIGNORE SOLO QUANDO SIAMO BELLI E PULITI
In questo atteggiamento c’è una grande presunzione. Alla fine dei conti, ci piacerebbe non aver bisogno della sua misericordia. Che tipo di pseudo-santità è quella a cui aspiriamo, a volte in modo inconscio, e che tende ad estromettere Dio? Al contrario, la vera santità consiste nel riconoscere sempre che dipendiamo esclusivamente dalla sua misericordia.
7 STARE ATTENTI ALLE ARMI DEL DEMONIO: LO SCORAGGIAMENTO
Dobbiamo sapere che una delle armi impiegate in genere dal demonio per impedire il cammino delle anime verso Dio consiste proprio nel far perdere loro la pace e nello scoraggiarle di fronte ai loro peccati. Se i sentimenti che sperimentiamo dopo il peccato “ti confondono e ti fanno pusillanime, diffidente, pigro e lento nel bene, tieni pure per cosa certa che vengono dall’avversario; tu, però, non dando loro ascolto, continua il tuo esercizio” (Lorenzo Scupoli, Il Combattimento Spirituale, cap. 25).
8 DOPO LA CONFESSIONE, NON CONTINUARE A CHIEDERTI SE DIO TI HA PERDONATO
Questo significa volerci preoccupare invano e perdere tempo, e in questo processo ci sono orgoglio e illusione diabolica, che attraverso queste inquietudini dell’anima cercano di danneggiarvi e di tormentarvi. Abbandonatevi quindi alla sua misericordia divina e continuate le vostre pratiche con la stessa tranquillità di chi non ha commesso alcun peccato. Anche se avete offeso Dio varie volte in una sola giornata, non perdete mai la fiducia in Lui.
9 UN’ANIMA IN PACE COOPERA MEGLIO CON L’AUSILIO DI DIO
Non riusciremo a liberarci dal peccato con le nostre forze. Riuscirà a farlo solo la grazia di Dio. Anziché ribellarci contro noi stessi, sarà più efficace che ci troviamo in pace per lasciar agire Dio.
10 GLI UMILI NON SI STUPISCONO DEI LORO PECCATI
“In questo ancora si ingannano molti, i quali attribuiscono a virtù la pusillanimità e l’inquietudine che seguono dopo il peccato, perché sono accompagnate da qualche dispiacere: ma essi non sanno che nascono da occulta superbia e presunzione fondate sulla confidenza in se stessi e nelle proprie forze nelle quali, perché si stimavano qualche cosa, avevano eccessivamente confidato. Costoro, scorgendo dalla prova della caduta di sbagliare, si turbano e si meravigliano come di cosa strana e diventano pusillanimi, vedendo caduto per terra quel sostegno in cui vanamente avevano riposto la loro confidenza. Questo non accade all’umile, il quale, confidando nel suo solo Dio e in niente presumendo di sé, quando incorre in qualsiasi colpa, pur sentendone dolore, non se ne inquieta o se ne meraviglia: egli sa che tutto ciò gli avviene per sua miseria e propria debolezza da lui molto ben conosciute con lume di verità” (Lorenzo Scupoli, Il Combattimento Spirituale, capp. 4 e 5).
11 IL COLORE DEL VERO PENTIMENTO
Dobbiamo saper distinguere il pentimento autentico, il vero desiderio di correggerci – che è sempre tranquillo, pacifico e fiducioso – dal falso pentimento, dai suoi rimorsi che ci turbano, ci scoraggiano e ci paralizzano. Non tutti i rimproveri che provengono dalla nostra coscienza sono ispirati dallo Spirito Santo! Alcuni vengono dal nostro orgoglio o dal demonio, e dobbiamo imparare a discernerli. E la pace è un criterio essenziale nel discernimento dello spirito. I sentimenti ispirati dallo Spirito di Dio possono essere potenti e profondi, ma non per questo meno pacifici.
Redazione Papaboys (Fonte www.aleteia.org/Luisa Restrepo)
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