Monsignor Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione, illustra tutte le tappe dell’imminente Giubileo della Misericordia. Cosa dovranno fare i pellegrini e come verranno assistiti, a partire da Castel Sant’Angelo. Il ruolo centrale affidato dal Papa alle diocesi. Le udienze speciali e la sorpresa dell’incontro speciale riservato agli adolescenti.
Che manchino poco meno di tre mesi al Giubileo salta agli occhi anche dalla lunga lista di impegni che deve fronteggiare colui che è stato designato dal Papa come il referente organizzativo dell’evento. In una mattina di caldo ancora estivo, monsignor Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione, dalla sua ampia e austera scrivania in Via della Conciliazione 5, pur senza sbilanciarsi sulle cifre ci parla del “molto interesse” che c’è attorno al Giubileo della Misericordia indetto da Papa Francesco: “Abbiamo ricevuto dai vescovi tante richieste e avuto notizia di tante iniziative che si apprestano a celebrare in varie parti del mondo”. “Sul nostro sito daremo spazio a tutte”, assicura lanciando un appello affinché “tutte le diocesi ci facciano conoscere quello che stanno organizzando”. “Il Papa ha voluto che il Giubileo si celebri nelle diocesi perché vede il Giubileo come una tappa nel cammino della nuova evangelizzazione”, ricorda mons. Fisichella a proposito della novità più eclatante del Giubileo della Misericordia. Chi deciderà di venire a Roma troverà un’adeguata accoglienza per compiere il pellegrinaggio a piedi fino alla Porta Santa e dare così a turisti e cittadini una testimonianza di fede vissuta “nel cuore della città”.
Cosa deve fare un pellegrino per poter partecipare ad un evento del Giubileo?
“Deve registrarsi sul nostro sito Internet, oppure passare al Centro di accoglienza, in Via della Conciliazione 7. Tutto questo perché, a differenza di quanto avveniva negli altri, questo Giubileo prevede un percorso per recarsi alla Porta Santa che inizia a Castel Sant’Angelo. Si tratta di un percorso breve, ma di un pellegrinaggio a piedi a tutti gli effetti, che consente al pellegrino di fare soprattutto un’esperienza spirituale: in quel breve tragitto, infatti, ciascuno potrà riflettere, pregare, meditare, nonostante si trovi nel cuore della città. È un modo per dare testimonianza a quanti – turisti e cittadini – possono ‘fagli compagnia’ nel corso del pellegrinaggio”.
Roma è abituata a questa convivenza tra sacro e profano…
“Sicuramente Roma ci è abituata, ma ha anche bisogno di una testimonianza che l’aiuti ad uscire da quell’indifferenza che a volte prova nei confronti di pellegrini e turisti. Proprio perché ogni anno sono milioni le persone che raggiungono la Capitale, il rischio in agguato è l’assuefazione: noi vorremmo che questo Giubileo, soprattutto tramite la misericordia, aiuti a riflettere più seriamente sul cuore del Vangelo, grazie ad un tema che può aiutare ad aprire il cuore di ognuno. La più grave patologia dell’uomo di oggi è la solitudine: il pellegrinaggio giubilare può essere il segno della vicinanza di Dio presente nei fratelli che riversano agli altri l’amore ricevuto”.
Cosa troveranno i pellegrini a Castel Sant’Angelo?
“A Castel Sant’Angelo sarà allestito il Centro del Giubileo, che si snoderà lungo i giardini e nel quale i pellegrini avranno a disposizione diversi servizi: il servizio di accoglienza, uno spazio apposito per le mamme che hanno bisogno di accudire i loro bambini, un piccolo punto di ristoro a prezzi calmierati, servizi destinati ai pellegrini disabili…Tutti quegli strumenti utili, insomma, per poter compiere il pellegrinaggio alla Porta Santa in tutta serenità”.
La diocesi ha predisposto per il Giubileo quattro itinerari pedonali…
“I percorsi pedonali aiutano i pellegrini e riscoprire i luoghi sacri di Roma, soprattutto quelli legati alla città e alla sua identità: come i luoghi dei santi, i santuari e i luoghi dove le opere d’arte possono creare un contesto ancora più favorevole per vivere il pellegrinaggio. Nella storia, del resto, il pellegrinaggio ha sempre avuto non soltanto una dimensione spirituale, ma anche una forte connotazione culturale”.
Il calendario giubilare è molto fitto: ci può illustrare la novità delle “udienze giubilari”?
“Oltre all’udienza del mercoledì e all’Angelus domenicale, il Papa un sabato al mese – il 30 gennaio, il 20 febbraio, il 12 marzo, il 9 e il 30 aprile, il 14 maggio, il 18 giugno e il 30 giugno, il 10 settembre, il 1° e il 22 ottobre, il 12 novembre – terrà una udienza giubilare dove incontrerà pellegrini, gruppi, diocesi che verranno a Roma dopo aver prenotato la loro presenza. La prima differenza con gli altri giubilei sta nel fatto che il Papa ha voluto che il Giubileo della Misericordia si celebri nelle diocesi, perché vede il Giubileo come una tappa nel cammino della nuova evangelizzazione. Per Francesco conta molto risvegliare la fede nelle nostre comunità: ecco perché chiede che il Giubileo sia vissuto intensamente nelle parrocchie, nelle associazioni, nei movimenti, cioè nel tessuto vivo delle nostre chiese locali. Per quanti verranno a Roma il calendario giubilare prevede alcuni eventi dedicati a quelle categorie di fedeli che hanno più direttamente a che fare con la misericordia: i sacerdoti, i diaconi permanenti, gli operatori della misericordia, gli ordini religiosi e le Confraternite che si richiamano espressamente alla misericordia… Con qualche rara eccezione: come gli adolescenti”.
Perché il Papa ha pensato ad un momento particolare per loro?
“Per i giovani c’è la Gmg di Cracovia a luglio, mentre gli adolescenti non avevano il loro Giubileo. Il Papa sente molto la responsabilità di aiutare i ragazzi a scoprire la misericordia, che è rispetto reciproco, capacità di perdono, solidarietà, aiuto. Seminare la misericordia significa scommettere sul futuro, instillare nella generazione che cresce il valore profondo dell’essere cristiani”.
Redazione Papaboys (Fonte www.agensir.it/M.Michela Nicolais)