di Massimo Pamio, direttore Museo Lettera d’amore
Ogni epoca si distingue dalle altre in vari modi e secondo manifestazioni più o meno evidenti. La nostra offre le sue stimmate, i segni che si possono facilmente osservare sulla superficie del corpo sociale, in modo alquanto evidente, che a tutti è dato modo di arguire.
Quella che viene definita “globalizzazione”- ovvero la normalizzazione sociale mondiale – creata anche grazie al web, alla rete, ha accelerato l’autoconoscenza della specie umana, omologandone le sorti. Alcuni fenomeni hanno evidenziato quel che il filosofo Andrea Emo definiva “invecchiamento” dell’umanità: “La nostra epoca che ha realizzato o sta realizzando la perfetta moralità sociale, la nostra epoca socialista, razionale, egualitaria e funzionale, rappresenta l’epoca di senescenza della realtà umana”.
Il corpo sociale invecchiato non ha vigore né velleità di cambiamento, e neanche la capacità e la forza di difendersi. L’epidemia da Covid ha provocato morti in tutto il mondo, il cambiamento climatico pare inarrestabile, solo i giovani di Friday for future
e di Last generation scendono in piazza, mentre i migranti continuano a morire e i poveri sono sempre più numerosi svelando che la nostra “epoca liberalsocialista” è fondamentalmente ipocrita:una società vecchia, sorda e cieca, dominata dal simbolo demoniaco della Moneta.
Non è facile individuare alternative, quelle possibili sono state proposte dai grandi Maestri Spirituali: da Papa Francesco, che nella giornata del malato ha espresso questa riflessione semplice e che forse meriterebbe di essere letta e compresa con attenzione: “Tutti siamo fragili e vulnerabili, tutti abbiamo bisogno di quell’attenzione compassionevole che sa fermarsi, avvicinarsi, curare e sollevare”.
In una società tecnologicamente organizzata, la vulnerabilità dell’individuo aumenta, la sua spersonalizzazione conosce una fase drammatica; per invertire la rotta occorre un’attenzione maggiore nei confronti di se stessi e del prossimo.
Conoscere se stessi per riconoscere l’altro; curare la relazione con il vicino, per guarire se stessi; comprendere la propria falsa ricchezza per accorgersi di quanta bellezza c’è negli ultimi; fermare il proprio agire per sentire la pace che c’è nel mondo, nella natura e dentro di noi; accorgersi della propria fragilità per avere il coraggio di aiutare; perdonare se stessi e poi gli altri, per giungere a benedire chi ci vive accanto e tutto il mondo che ci circonda. Una forza che può generare questa trasformazione è il pensiero collettivo,
la preghiera, la meditazione.Esercizi spirituali che devono essere condivisi in gruppo, nel numero maggiore con un solo obiettivo, quello del bene, come il Maestro Paramahansa Yogananda insegna: “La meditazione di gruppo è simile a una pioggia feconda per la vita spirituale di ognuno: la fiamma di un solo fiammifero è piccola e debole, ma il fuoco di molti fiammiferi è grande e forte”.
È proprio dove molti si radunano nel Suo Nome che il pensiero assume un vigore inusitato, è quando la preghiera si fa collettiva che avvengono le guarigioni. Diversi anni fa, accompagnai una cara amica con disturbi della personalità a un incontro di preghiera. Giunti sul posto con il nostro pullman, ci ritrovammo in uno spazio grandissimo adibito a parcheggio per i numerosi mezzi. C’erano centinaia di fedeli provenienti da varie località italiane. Il rito, accompagnato da canti e musiche, si svolgeva, per accogliere le tante persone accorse, in un capannone. Quando il sacerdote si avvicinò a noi con l’Ostensorio, improvvisamente alla persona malata si accostò una suora africana, che l’abbracciò. La persona malata fu costretta a sedersi, perché presa da un pianto irrefrenabile, durato a lungo. L’emozione fu fortissima per tutti, e altre persone ebbero la stessa reazione al passaggio del Sacramento.
Da quel giorno la mia amica non ha avuto più disturbi psichici. Ho assistito personalmente al fenomeno e sono convinto che la forza del pensiero collettivo, se indirizzata al bene, può fare “miracoli”, può guarire le anime di coloro che hanno una grande sensibilità e la capacità di accogliere l’energia positiva creata dalla forza di un pensiero collettivo.
La forza di un pensiero unanime
può salvare il mondo.
Impariamo tutti ad esercitare una pratica quotidiana di preghiera o meditazione, e magari sentiamoci in dovere di condividerla, in modo da creare gruppi sempre più numerosi di persone dedite al bene collettivo.
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