Categorie: Caritas et Veritas

Per noi Cristiani deve essere sempre Natale

Gli eventi che abbiamo vissuto e celebrato durante le festività natalizie non devono essere scritti nel libro dei ricordi, accantonati in un angolo, riposti, come le statue del presepio, nel vecchio baule dove, tra la paglia, riposeranno per un intero anno.

Per il cristiano è sempre Natale, gli eventi del tutto straordinari della notte santa, della visita dei Magi, del Battesimo di Gesù devono illuminare i nostri giorni, le realtà semplici che sono la crosta quotidiana della nostra vita. Per vivere bene il lento scorrere dei giorni, che come i ruscelli di montagna, danzano tra i dirupi e riposano nei luoghi pianeggianti, dobbiamo tenere fisso lo sguardo sulla grotta di Betlemme, sul mistero di un Dio che si è fatto bambino. I pastori, dopo essersi recati senza indugio a Betlemme e aver trovato il bambino “tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com’era stato detto loro”. Il significato di tanta gioia è ben raffigurato in un dipinto dove la Vergine Santa, sotto lo sguardo attento di Giuseppe, depone tra le braccia di un pastore adorante il bambino appena nato. Ecco perché per il cristiano è sempre Natale. Giuseppe e Maria consegnano a ciascuno di noi il bimbo Gesù; a noi il compito di deporlo nella mangiatoia del cuore, di farlo crescere, custodirlo con il calore del bene, di permettergli di fermentare, come lievito, nella massa opaca e informe della nostra umanità.


Ci ricorda San Massimo il Confessore: «Il Verbo di Dio fu generato secondo la carne una volta per tutte. Ora, per la sua benignità verso l’uomo, desidera ardentemente di nascere secondo lo spirito in coloro che lo vogliono e diviene bambino che cresce con il crescere delle loro virtù». Nel cuore del cristiano ci deve sempre essere un piccolo angolo, una semplice e disadorna greppia, dove giace il Bimbo Divino; guai se la nostra interiorità diventa troppo adulta, matura, perfetta.

L’uomo adulto, il cristiano maturo deve convivere con il fanciullo interiore, fare spazio all’eterno bambino. Senza la mangiatoia e il divino vagito tutto si cristallizza: il cuore si indurisce, l’animo diventa insensibile, i sentimenti si inquinano rendendo torbidi i rigagnoli della carità.
Diventiamo amici del bambino che si nasconde dentro di noi, culliamolo, ascoltiamolo: diventeremo padroni dei giorni che passano, serviremo i fratelli, ameremo Dio. «Volendosi incontrare con Dio, ci si incontra con il mistero; un mistero che non solo è nascosto nei cieli, ma anche dentro ciascuno di noi. (Danilo Gorgi) »

Redazione Papaboys (Fonte www.nondisolopane.it/don Luciano Vitton Mea)

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