Categorie: Familia et Mens

Il piccolo Nicola e l’educazione sessuale a scuola

Recentemente l’UNAR, ha tratteggiato il ritratto degli “omofobi, in un opuscolo altrettanto discriminatorio. Le parole usate, sono persuasive. Mentre si chiede di non discriminare nessuno, dall’altra parte creano sentimenti di repulsione verso chi non accetta la nuova ideologia”. Ecco la descrizione di chi non si allinea all’ideologia del genere: “Tratti caratteriali, sociali e culturali, come l’età avanzata, la tendenza all’autoritarismo, il grado di religiosità, di ideologia conservatrice, di rigidità mentale, costituiscono fattori importanti da tenere in considerazione nel delineare il ritratto di un individuo omofobo. Come appare evidente, maggiore risulta il grado di ignoranza, di conservatorismo politico e sociale, di cieca credenza nei precetti religiosi, maggiore sarà la probabilità che un individuo abbia un’attitudine omofoba”. L’opuscolo prosegue: “È chiaro inoltre che i tratti qui citati a mero titolo esemplificativo non solo aumentano la possibilità di omofobia in un individuo, ma in generale anche le probabilità che il medesimo individuo coltivi dentro di sé altre forme di pregiudizio”. Cosa accadrebbe nelle scuole con l’approvazione della legge sull’omofobia o sul matrimonio gay e l’adozione di bambini per tutti, supportato da questa terribile corrente di pensiero? Un bel pasticcio! Voglio raccontarvi questa storiella… Leggiamo la lettera di Nicola a sua mamma:

Ciao ! Mamma, Oggi a scuola abbiamo avuto una strana lezione.. Anche la maestra era tutta strana con grossi sospiri quando di solito è sempre gioiosa… lei, fa grossi sospiri soltanto quando interroga Pietro e  questo diventa tutto rosso… Oggi ha iniziato la classe cosi: “Il ministro dell’educazione ha deciso di appoggiarsi sulla gioventù per fare evolvere les mentalità, dunque ci sarà un corso di educazione sessuale, il primo che ridachierà andra vedere il provisore… “. La maestra ci ha guardati e ha detto che l’importante nella vita è la tolleranza. Noi a scuola siamo molto tolleranti, allora abbiamo detto tutti di sì, e il Giovannino il preferito della classe, che si mette sempre avanti ha detto che era ancora più tollerante di tutti gli altri perché in ogni modo è il primo della classe in tutto, salvo nello sport. Marco, gli ha risposto: “Non fare il maligno, amico mio, altrimenti vedrai come me, sono tollerante

”. E qui credo che la maestra ha capito che la lezione non sarebbe cosi facile oggi… E’ andata alla lavagna, ha atteso che facessimo silenzio, poi ha chiesto con l’aria molto seria: ” Bene, allora… se siete una ragazza…, alzate la mano !” Tutte le ragazze alzarono la mano, e insieme a loro anche Andrea che sembrava preoccupato. Ma la maestra ha detto cosi: “Molto bene Andrea, è la tua scelta, se vuoi essere una ragazza, tocca a te deciderlo.” Allora, Andrea, diventato rosso come un pomodoro, ha detto: “No maestra, vorrei soltanto andare a fare la pipi“. “Va bene, ha detto la maestra, vai !”. “Non andare dalle ragazze!” ha detto Maurizio ridacchiando.

Ma la maestra ha picchiato sulla sua cattedra e ha detto che se Andrea voleva andare nel bagno delle ragazze, questa era una sua scelta, e che non c’era da ridere per questo. Poi ha spiegato che questo era la teoria del genere. Ognuno può scegliere, e ci ha fatto scrivere nei quaderni: “Ognuno è libero di scegliere il suo genere“. “Ma io”, ha detto Giaccomo, “ho un pisellino, e non vado a scegliere che sono una ragazza“. La maestra ha risposto che questo era dell’ “etero sessismo”.  Bisognava finire con l’ “etero-cratia”. Se si continuavamo cosi, saremmo finiti tutti in carcere perché eravamo tutti “omofobi”. Ho guardato mio compagno Alessio. Anche lui non capiva un tubo… Questa lezione diventava molto complicata ed io avrei preferito che si facesse matematica… anche la maestra si è accorta che eravamo un po’ persi, allora ha provato a spiegare in modo diverso: “Avete un corpo… tocca a voi decidere di… “. “Io posso dire ho una merenda, ma non posso dire ho un corpo!” ha detto Franco. ” Il mio corpo, sono io !” Bisogna mamma che ti spieghi! Franco è il mio amico, ama mangiare, mangia lentamente quasi tutta la giornata, e questo gli da sicuramente il tempo di riflettere sulla vita. Spesso quando litiga, sono io che tengo i suoi pannini e dopo, me ne dà un po’.

Un piccolo cerchio bianco sulla lavagna nera. Bene !”  ha detto la maestra, “continuo…“. Noi abbiamo trovato  tutto questo molto strano, ma non abbiamo detto niente perché era come se la maestra stava per piangere e noi gli vogliamo bene alla nostra maestra… si è messa a fare un piccolo cerchio bianco sulla lavagna dicendo: “Questo è uno spermatozoo“. Poi mi ha chiesto di spiegare cosa era. Mi andava bene perché papà mi aveva spiegato la settimana scorsa: il coso dei chicchi di grano che il papa dà alla mama… e dopo fa un bébé nella pancia della mama e paf! Il bébé esce. Gli facciamo tante carezze e chiamiamo la Noninna per dirle che è ancora una volta nonna.”Grazie Nicola”

! Ha detto la maestra, Riprendando la lezione. “Sicuramente tutti voi pensate che una famiglia sia un papà, una mamma e dei figli. E beh io vi dico, ci sono altri modelli, e sarebbe molto “rétrograde” non accetarlo. E se due signori  o due signore si amano non c’è motivo per impedire loro di sposarsi e di fare o adottare dei bébé.”. “Fantastico ! ha detto Leonardo, “io voglio bene a Lorenna e Chiara, allora le sposero’ tutte e due insieme perché ci amiamo“. Lorenna ha detto che non era per niente d’accordo, quanto a Chiara, lei ha detto che in ogni caso, sposerà suo papà, e poiché due signori che si amano possono sposarsi, potrà benissimo sposare suo babbo, perché lo ama molto. “, ha detto Leonardo, ma è già sposato con la tua mamma!” La maestra ha detto che tutto questo non era l’argomento e si è rimessa a picchiare la sua cattedra. Peccato perché s’iniziava a ridere bene. Poi ha continuato a spiegare: ” Con le tecnica si puo fare tutto cio che si vuole e tutto cio che si puo’ fare sarà fatto. Si puo’ fare la procreazione assistita ; bébé con l’utero in affitto, e  anche noleggiare la pancia per un bébé”. Poi ha spiegato che un signore puo’ dare un piccolo grano a due donne che con l’aiuto di un dottore sapranno benissimo arrangiarsi per fare un figlio. O anche due uomini possono mischiare il loro seme e andare da una donna perché dia il suo piccolo grano. Poi si da tutto questo a una terza signora che farà il bébé nella sua pancia e potrà rivenderlo ai due signori. “Io”, ha detto Franco, “ho visto un servizio alla TV, potremo presto fare dei ‘clone’! E perché mi amo tanto, ho il diritto ad avere il mio ‘clone’! Ma Giovannino ha detto che sarebbe meglio di fare un ‘clone’ di lui essando il primo della classe…

Franco e Giovannino stavano per picchiarsi quando Giacomo stava sistemando i suoi quaderni  nella borsa. “Dov’é vai ?” ha chiesto la maestra. “Me ne vado”, ha detto Giacomo, “perché se si poi scegliere il suo genere, beh io voglio anche scegliere la mia specie. Sono un pinguino. E come i pinguini non vanno a scuola, io torno a casa“. Ho guardato Giacomo, e mi sono detto che era vero, aveva un po’ la testa di un piguino, Poi era la sua scelta. Ma Giacomo ha guardato la maestra e ha capito che pinguino o non pinguino,  era meglio per lui tornare al suo posto. Stavamo per fare un po’ di scompiglio ma ci stiamo fermati perché nel fondo della classe c’era Giulia che piangeva. Non si sente mai, Giulia, non dice mai niente… E Giulia ha detto che “se le cose erano cosi, andava a buttarsi da un ponte perché non era già cosi facile crescere in questo mondo, tanto più quando si ha dei genitori separati, e che se, per di più si poteva fare dei figli senza papa o senza mamma. Non è giusto, questo è semplicemente brutto, e che se tutti hanno il diritto di amarsi, bisognerebbe non dimenticare che un bambino ha bisogno di un papà e di una mamma, che questo è l’eguaglianza dei diritti, e che si può dare tanto quanto di papà che si vuole a un bambino, non gli farebbe mai una mamma”. Ha detto tutto questo di un solo colpo Giulia. La maestra è rimasta a bocca aperta, e ho ben visto che aveva voglia di piangere. Ma non ha pianto. Ha preso Giulia nelle sue braccia, e le ha dato un grosso bacione, come lo fai tu mamma con me, e le ha detto delle cose dolci all’orecchio. Poi, ci ha guardati e, di un solo tratto ha cancellato tutte le cose della lavagna dicendo che…: “Adesso Basta! Tutte queste cose sono delle sciocchezze e poi che non ci lasceremo fare, e che se il ministro vuole fare la scuola al mio posto… che ci provi ! ma che adesso, finito il corso di sessualità ! facciamo grammatica… Ma allora !” Carissima Mamma, lo sai che ti voglio bene, e lo sai che noi vogliamo tanto bene alla maestra… Baci! Nicola! di Thierry Serrano

 * Traduzione un po’ libera dall’autore Luc Tesson: In Famaglia Cristiana n° 1830 9/15 febraio 2013 “L’éducation sexuelle du Petit Nicolas”.

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