Non di rado i bambini hanno paura della polizia. Forse perché non li abbiamo legati con la cintura in macchina e vedendo una volante diciamo di stare attenti perché “c’è la polizia e se ci vede ci fa la multa”; forse la usiamo come spauracchio per farli stare buoni o forse perché abbiamo commentato certe notizie di soprusi della Polizia – che a volte avvengono – a danno di manifestanti: sta di fatto che con frequenza i bimbi hanno paura della polizia.
Ben venga perciò un video visto quasi cinquecentomila volte e condiviso da migliaia di utenti in cui, negli USA, un poliziotto gigantesco insegna il gioco della campana ad una bimba che vive in macchina con la madre. È stato proprio questo strano domicilio a richiamare le forze dell’ordine e, mentre l’altro agente completa i controlli e cerca un centro di accoglienza per lei e la madre, il primo che fa? fa il poliziotto, cioè gioca a campana.
Perché fare il poliziotto non è solo controllare, multare, arrestare, rincorrere e inseguire malviventi: è certo anche tutto questo ma, soprattutto, il poliziotto nasce per difendere la comunità a lui affidata. E difendere, nel senso primigenio, significa custodire. Il poliziotto, di per sé, non è un uomo di trincea ma un uomo di quartiere.
Conosce le strade della città e dovrebbe percorrerle per mantenerle sicure e non per renderle sicure.
Dovrebbe essere non in primo luogo uno con licenza di sparare ma un occhio in più, una mano in più, un amico in più con la licenza, la certezza, di renderci più sereni nel fare quello che facciamo quotidianamente.
Non è una favola e, se lo sembra, è triste che lo sembri. Quest’uomo over size che saltella assieme a una bambina non è la caricatura del poliziotto ma è il vero poliziotto. Quando un uomo adulto si rende ridicolo per amore di un bambino, non è la caricatura di un uomo adulto ma un adulto vero, e non c’è niente di più bello da vedere.
Il successo di questo video ci dice forse che annida dentro di noi il desiderio di un cambiamento: non vorremmo più essere il delinquente che finisce nelle mani della polizia ma un cittadino che abita nella zona che quella polizia pattuglia.
Forse mamma e bambina erano spaventate dall’arrivo della polizia perché vivere in macchina non è normale, e quel poliziotto ha pensato che il modo migliore di custodire quella comunità era renderla più serena: far giungere il messaggio che quelle strade sono vigilate così bene da essere un luogo dove si può anche giocare.
Non è questo il sogno di ciascuno di noi? Non è questo che ci vendono i costruttori quando decantano le case dei nuovi quartieri? Marciapiedi per giocare, aree pedonali per circolare sereni.
Cinquecentomila clic dicono che il sogno di una vita serena dove qualcuno ti dà una mano e rincuora tua figlia batte ancora – e fortemente – nel nostro cuore.
Ad un tratto Pricer, così si chiama il poliziotto, esclama: “‘I tuoi piedi hanno toccato la linea ma siccome per te è la prima volta farò finta di niente”. Cioè, quando la bimba sbaglia il poliziotto chiude un occhio: ma questo caso di “malagiustizia” apre il cuore.
Purtroppo, vedo ai piedi degli articoli che danno la notizia qualcuno che commenta dicendo che la polizia fa così perché vuol ripulirsi l’immagine dopo i tanti video di pestaggi e uccisioni arbitrarie.
Perché, davanti ad una cosa bella, pensare che sia la copertura di una cosa brutta? C’è sempre tempo per denunciare e combattere il male. Adesso, non sottovalutiamo la forza di un gessetto e di un gioco da bambini. Ripulire gli occhi è un modo per ripulire il cuore. Lasciamo fare a Price.
Di Don Mauro Leonardi
Articolo tratto da IlSussidiario.net