Dino Frambati – Genova per Vaticannews
La pioggia che cadeva abbondante oggi pomeriggio, come quel tragico mattino del 14 agosto 2018, è cessata verso le 19, lasciando posto ad un raggio di sole mentre sopra la collina di Genova la natura ha voluto disegnare un grande arcobaleno. E’ stato in quel momento, che monsignor Marco Tasca, arcivescovo di Genova dall’11 luglio scorso, dalla struttura allestita per la cerimonia è sceso sulla corsia Sud del nuovo ponte sul rio Polcevera, dedicato a San Giorgio, dal nome del santo onorato sotto la Lanterna, ed ha impartito la santa benedizione alla struttura. Una preghiera e un’invocazione adeguate al momento ed alla cerimonia, fortemente toccante, e che ha portato tutti, autorità, ospiti, giornalisti, forze dell’ordine, ad avere istintivamente un momento di pace e devozione. “Padre Buono”, ha invocato il vescovo di Genova, “da la tua benedizione a questa opera”. “Competenza responsabilità”, ha sottolineato Tasca, ne hanno caratterizzato la realizzazione, mentre il presule ha avuto parole di grande vicinanza a chi ha perduto, sotto quel ponte, i suoi cari, ha perso il lavoro, è stato sfollato dalla sua casa. E mentre allo scorrere delle parole di monsignor Tasca, saliva l’attenzione emotiva di chi assisteva alla cerimonia, invocando la divina benedizione, il vescovo ha invitato ad “allargare gli orizzonti” ed al Signore ha chiesto di benedire chi lo percorrerà, attraversando quella che ha definito la “nostra” città. Ma soprattutto ha invocato la Madonna della Guardia, il cui santuario domina il ponte. A lei è affidata Genova; a lei il vescovo ha affidato questa nuova struttura, affinché permetta “scambi tra la gente, comunicazione e fraternità”, superando, ha indicato Tasca, “incomprensioni, opposizioni”. “Custodire la memoria dell’accaduto è però un dovere” perché nulla del genere si ripeta più. Un segno della croce collettivo dei presenti ed un applauso ha concluso questo momento intenso e ricco di emozione, tanto da far dimenticare per un attimo, persino a chi era sul ponte per fare la cronaca dell’inaugurazione, questa funzione e rivolgere un pensiero alla spiritualità.
La canzone di Fabrizio De Andrè, genio musicale nato a Pegli, delegazione genovese non lontana dal ponte, “Creuza de ma” (mulattiera di mare), ha fatto da colonna sonora delle cerimonia, aperta, dopo l’arrivo del presidente Mattarella, dall’Inno di Mameli. Subito dopo è stato letto l’elenco delle vittime, nome per nome, nazionalità e luogo di residenza. A leggerle con voce velata da commozione un agente della Polizia Municipale. Il sindaco Marco Bucci ha dato il via alla cerimonia rivolgendo il pensiero a vittime e loro famiglie ed ha ricordato come proprio il 3 agosto di 528 anni fa, stessa data di oggi, l’illustre genovese Cristoforo Colombo salpò da Palos, in Spagna, alla scoperta dell’America. Coincidenza significativa per il primo cittadino della Lanterna, ma anche commissario straordinario alla ricostruzione. Il presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti, ha ringraziato l’architetto Renzo Piano, che ha donato alla città il progetto del ponte che rievoca la chiglia di una nave. Per il premier Giuseppe Conte il ponte è “frutto del lavoro e del genio italico”, realizzato nel rispetto delle regole e nonostante l’emergenza sanitaria. Prima auto a transitare sul ponte è stata quella presidenziale di Sergio Mattarella, che ha tagliato il nastro della struttura, mentre tutto è stato concluso dall’emozionante passaggio della Frecce Tricolori, che da Nord hanno incrociato perpendicolarmente il ponte, disegnandovi sopra il tricolore e quindi lo hanno sorvolato in parallelo con analoghi fumi colorati. Il tutto a formare una croce, la stessa che costituisce lo stemma di Genova.
Prima della cerimonia il presidente Mattarella aveva incontrato in Prefettura i parenti delle vittime, dicendo loro che questa inaugurazione non può in alcun modo cancellare quanto avvenuto, mentre Egle Possetti, presidente del Comitato dei partenti delle vittime del Ponte Morandi, ha auspicato che l’inaugurazione sia solo un primo passo per riacquistare fiducia nelle istituzioni.
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