Un presepe che racconta la nascita di Gesù ma anche gli ultimi eventi che hanno colpito il mondo. E’ quello della parrocchia di Sant’Anna in Vaticano, commissionato dal parroco, padre Bruno Silvestrini, a tre artigiani terremotati.
Il cristianesimo nasce sulle rovine del Tempio; Gesù – Dio che si incarna e si fa uomo – è la Speranza. Speranza certa sulle macerie provocate dal male degli uomini, dalle sciagure e dalle catastrofi naturali. E’ il nuovo messaggio che il presepe della parrocchia di Sant’Anna in Vaticano vuole dare quest’anno; ripensato – dopo il terremoto dell’ottobre scorso nel centro Italia – da tre presepisti marchigiani che nel mese di settembre avevano cominciato a progettare la natività per la parrocchia del Papa. Mariano Piampiani, Sandro Brillarelli e Alberto Taborro da 10 anni partono da Tolentino per allestire il presepe della chiesa vaticana. La loro idea, inizialmente, era quella di una scenografia che ricordasse i luoghi tipici della Terra Santa, con la riproduzione – in omaggio alla città di Palmira – del tempio di Baal-Shamin, distrutto lo scorso anno dai jihadisti del sedicente Stato Islamico. Poi il sisma, che tra le altre regioni ha colpito anche le Marche, ha cambiato le cose. Lo racconta Mariano Piampiani:
“Quest’anno, che è il decimo anniversario dell’allestimento del presepe qui, a Sant’Anna, abbiamo riutilizzato, anche su richiesta del parroco, alcuni pezzi usati nelle precedenti edizioni, per riassumere un po’ tutta l’attività svolta nel corso di 10 anni. In alcune parti abbiamo pensato di riprodurre l’ambiente del deserto e da questo tema siamo partiti per svilupparlo in maniera diversa. Abbiamo quindi una riproduzione dell’antica Gerusalemme con il Tempio, l’apparizione dell’angelo di notte … Ma la novità è rappresentata dal tempio – nella realtà non più esistente perché è stato fatto esplodere l’anno scorso – crollato in parte, perché a metà lavorazione c’è stato il terremoto e quindi abbiamo rappresentato da quel momento in poi i crolli che abbiamo avuto nelle Marche, e a Tolentino in particolare.
Ma di che cosa è fatto il presepe di Sant’Anna in Vaticano? Lo spiega Sandro Brillarelli:
“Il materiale che usiamo si chiama polistirene, che è un materiale isolante per le intercapedini; con il cutter ci creiamo i sassi, i mattoni; per guarnire usiamo gesso, colla Vinavil e il pennello. Le palme sono fatte con la carta gommata: raddoppiandola ci si mette un fil di ferro molto sottile per dargli la piegatura tipica della palma …”.
E per Alberto Taborro l’esperienza di quest’anno da presepista ha assunto un significato particolare:
“Per me, quest’anno è stato un motivo in più per ripartire alla grande, per non pensare, perché ho avuto la mente impegnata sul presepe, che è una mia passione da molti anni, che mi dà soddisfazione…
C’è stato un attimo di sbandamento, non avendo più la casa e dormendo fuori, però la cosa importante era andare avanti, anche con il presepe. Ricostruire, perché tanto il Signore ci assiste sempre. Quindi non dobbiamo mai perdere la speranza, la fede. Mettiamo tutta la forza e tutta la grinta che abbiamo, perché la vita va avanti e si deve continuare per tutti, per l’uomo. A ricostruire è l’uomo, ad andare avanti e a mettersi in sicurezza. Certo, ultimamente, quando si entra in casa – in quella casa che ti dovrebbe accogliere, cullare, in cui la sera, dopo una giornata di lavoro, vuoi tornare, in cui vuoi riposare – adesso, sinceramente, l’unica cosa che provi, è la paura. Però bisogna vincere anche questo, avere la forza di andare avanti e di ricostruire. Per me, quest’anno, il presepe ha avuto proprio questo senso di ricostruire: abbiamo portato un pezzo buono e un pezzo che è crollato, quasi a cercare di ricostruire quella che è stata un po’ la disgrazia del crollo”. Eccolo il messaggio di quest’anno: Gesù nasce anche tra le macerie della nostra vita, dove l’amore può ricostruire tutto.
Redazione Papaboys (Fonte it.radiovaticana.va/Tiziana Campisi)