A Palermo incontriamo Salvo, ladro di arte sacra che si dichiara ateo convinto. A poca distanza, nel piccolo centro di Roccadimezzo Sicula, svolge il proprio ministero padre Valentino, un sacerdote dai modi semplici affascinato dall’immagine del presepe che, come ogni anno, si appresta a mettere in scena per le strade del paese. I due personaggi, all’inizio totalmente estranei, sono destinati ad una vivace convivenza. Comincia così “Il primo Natale”, che segna l’esordio ufficiale del duo Ficarra e Picone dentro a quello che fino a pochi anni fa veniva definito “cinepanettone”.
Se la proposta rimanda lo spettatore al ricordo di storie alquanto superficiali e di facile comicità, va detto subito che la scelta da parte degli odierni protagonisti è del tutto differente e imperniata su basi ben più sostanziose. Del resto Ficarra e Picone abitano la scena dello spettacolo italiano ormai ameno da un quarto di secolo. Alle iniziali apparizioni in programmi televisivi dall’umorismo innovativo (Gnu, 1999; L’ottavo nano, 2000) ha fatto seguito nello stesso anno l’uscita nelle sale di “Nati stanchi”, il loro primo film per il grande schermo. Da quel momento cinema e televisione sono andati di pari passo con molti programmi anche di crescente successo alternati a film di costante gradimento presso il grande pubblico. Per fissare qualche data, basta ricordare “La matassa” (2009), “Anche se è amore non si vede” (2011), “Andiamo a quel paese” (2014). Fino appunto a questo “Il primo Natale”, nelle sale da giovedì 12 dicembre.
Come in precedenti occasioni, anche stavolta il duo comico siciliano ha lavorato sul film, scrivendo il copione, interpretandolo nei due ruoli principali e facendosi carico della regia: così segnalandosi come autori “totali” in grado di farsi carico di ogni aspetto della realizzazione. Qui lo spunto della vicenda parte dal presentare i due protagonisti come persone del tutto estranee e opposte e quindi di “costringerli” a stare a contatto, affrontando le situazioni più impensate. Tra un ladro di oggetti sacri e un ingenuo sacerdote, che per caso finiscono nella Palestina in prossimità della nascita di Cristo, si accende allora una schermaglia fitta di equivoci e di incomprensioni destinate ad aumentare e far crescere la difficoltà di capirsi. Su questa falsariga i due autori/attori/registi costruiscono una fitta rete di situazioni ora paradossali ora grottesche, molto puntando (va detto ma era forse inevitabile) sul contrasto tra quel lontano passato e l’attualità di fatti e personaggi di oggi. Una sorta di avventura on the road che porta i due all’interno di un viaggio fantastico in un mondo lontano e ignoto. Momenti quasi indecifrabili che costringeranno i due a conoscere meglio se stessi, i loro limiti ma anche a riscoprire il loro coraggio di fronte al pericolo.
Alla fine ne esce un film di grande semplicità e di immediato coinvolgimento. Una storia di Natale, anzi sulla forza del senso di fratellanza e amore che il Natale trasmette, durante la quale si ride con misura e gentilezza, con richiami alla tradizione e momenti anche divertenti di sguardi sulla nostra contemporaneità. Salvo Ficarra (il ladro) e Valentino Picone (il sacerdote) sono un po’ se stessi un po’ i due personaggi del copione, mettendo insieme cialtronesca confusione e spaurita timidezza. Fanno loro corona Massimo Popolizio (un impeccabile Erode), Roberta Mattei (una vigorosa Rebecca), Giacomo Mattia (un deciso Isacco).
Credit: Roma Sette
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