A pochi giorni dallo storico viaggio di Papa Francesco in Terra Santa, il rabbino Abraham Skorka, amico di lunga data del cardinale Bergoglio, ha rilasciato un’intervista a padre Antonio Spadaro che è stata pubblicata il 17 maggio, su La Civiltà Cattolica. Il rabbino si è soffermato sulle motivazioni profonde del viaggio, sui problemi spinosi che il Papa dovrà affrontare e sulle questioni aperte tra Chiesa e Ebraismo. «Dopo l’elezione di Francesco ci siamo incontrati tre volte a Roma» e in uno di questi incontri, racconta il rabbino Abraham Skorka, «ci siamo messi a sognare di trovarci insieme davanti al Muro, di abbracciarci per dare un segno ai duemila anni di dissensi tra ebrei e cristiani, e che io lo accompagnassi a Betlemme per essergli accanto in un momento tanto significativo per il suo spirito, come gesto di amicizia e di rispetto; di lasciare un messaggio di pace indelebile a tutti i popoli e le nazioni di quella regione».
Il rabbino ha raccontato a padre
Spadaro: «In occasione del primo incontro indicando se stesso e me con la mano, disse: “La nostra amicizia e il nostro dialogo è segno che si può”, e io continuai: “si può creare il sentiero che porta verso la pace e che sa avvicinare di più Roma e Gerusalemme”». Secondo Skorka, in Francesco c’è «l’attesa della Chiesa di una risposta ebrea alla Nostra aetate, un manifesto accolto dalla maggioranza del popolo ebreo che risponda alla domanda: che cosa significa un cristiano per un ebreo?». Ma Bergoglio – chiede padre Spadaro – come vede la religione ebraica? «Le molte cose che ho visto e sperimentato accanto a Bergoglio mi inducono ad affermare che egli vede e sente l’Ebraismo come la madre della sua fede. Non è una mera percezione intellettuale, bensì un sentimento che costituisce una componente importante della sua fede personale». Skorka fa notare inoltre come alcune posizioni e affermazioni di Bergoglio trovino punti evidenti di contatto con la letteratura rabbinica.Skorka ha poi proseguito: «Non mi aspetto che Papa Francesco risolva tutti i problemi tra palestinesi e israeliani, né tutti i conflitti del Medio Oriente e del mondo». «Il vero potere del Papa – ha spiegato – risiede nella credibilità che egli riesce a suscitare nei suoi e negli altri». Il messaggio del viaggio, secondo Skorka, è molto più ampio dell’evento in sé. «Per varie ragioni – rileva – il conflitto palestinese-israeliano viene fatto oggetto di speciale attenzione ed è tra quelli che risvegliano le più accese passioni in molte zone del mondo. La sua degna e giusta risoluzione costituirebbe un paradigma per gli altri conflitti che affliggono l’umanità». A cura di RomaSette
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