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Il racconto avvincente del Miracolo Eucaristico di Offida, poco conosciuto, ma grandioso

Oggi vi racconterò una storia che si perde nel pieno medioevo, ma… leggendo vi accorgerete che è tanto antica quanto terribilmente attuale. I miracoli sono così: perle senza tempo, parole talvolta antiche, ma che conservano sempre la fragranza del quotidiano.

Andiamo a ricostruire la scena di questo Miracolo. Ci troviamo a Lanciano, nel 1273. Immergiamoci in questa atmosfera medievale. Vedete il borgo laggiù? I vicoli stretti dove i raggi del sole giocano con le ombre, il selciato, il tintinnare del martello del maniscalco dietro l’angolo…

D’un tratto odiamo un altro suono. Sentite? passi leggeri e veloci. Attenzione: da questo angolo alla nostra sinistra sta per sbucare, correndo, la protagonista della nostra storia: Ricciarella. E’ affannata, cammina a passo veloce, guardinga, volta il capo ora a destra, ora a sinistra. Al petto stringe un involto che contiene qualcosa. Imbocca la via che va verso la campagna e corre di nuovo…

Ricciarella ha appena compiuto un atto bruttissimo. Un sacrilegio. Cosa ha fatto?

Ha trafugato un’Ostia consacrata. L’ha rubata durante la Messa. Un atto terribile, ma ancora peggio è quanto sta per compiere.

Eccola, trafelata, raggiunge la porta della stalla, vi entra. Il cuore in gola. Un ultimo sguardo per accertarsi di non essere stata scorta da nessuno e si chiude dentro.  In un angolo, sul fuoco, ha posto un coppo rovente. Ricciarella ha preparato tutto, proprio come le aveva suggerito la fattucchiera alla quale si era rivolta nel tentativo di riconquistare l’amore del marito Giacomo Stasio.

La chiesa di Sant’Agostino a Offida, dove sono conservate le reliquie

Ricciarella ed il marito hanno una relazione piuttosto burrascosa e trascorrono le loro giornate in continui litigi. Ma la decisione di ricorrere all’aiuto della fattucchiera è un gravissimo errore.

La vediamo esitare un attimo, mentre tiene in mano l’involto che contiene l’Ostia consacrata. Le vorremmo dire: “fermati! Non farlo!” ma le nostre grida non giungono fino a lei, non passano la barriera dei tempi. Non possiamo fare altro che restare a guardare, spettatori inermi.

La potenza di Dio però è sconfinata. Dove noi non possiamo intervenire, Lui agisce ed opera un Miracolo. Il Miracolo Eucaristico di Offida.

Ricciarella depone l’ostia sul coppo incandescente per perparare la pozione che vuole somministrare al marito, ma… l’Ostia non brucia come ci si aspetterebbe, anzi, proprio in quell’istante si tramuta in carne viva, grondante di sangue.

La donna è atterrita, non sa più che fare, tenta inutilmente di arrestare il fenomeno con un panno di lino… poi così come Adamo ed Eva cercarono di sottrarsi allo sguardo di Dio, Ricciarella avvolge carne sanguinante e coppo nel panno e nasconde tutto sotto ad un mucchio di letame. Spera così di sbarazzarsi delle prove del suo peccato, ma…

Da quel momento si susseguiranno fatti molto strani. Guardiamone uno: ecco Giacomo, il marito di Ricciarella, sta rientrando dal lavoro nei campi con il suo cavallo, ma questo, si rifiuta di entrare nella stalla. Quasi imbizzarrito si agita e non c’è modo di farlo avvicinare, anzi, giunto davanti alla stalla il cavallo si arresta improvvisamente e si inginocchia, quasi prostrato, in direzione del mucchio di letame che cela l’Ostia trafugata.

Ricciarella tenta di mantenere il segreto ma, straziata dai rimorsi, decide di rivolgersi al padre agostiniano Giacomo Diotallevi, nativo di Offida che, a quel tempo era priore di S. Agostino in Lanciano. A lui confessa il grave peccato. Il sacerdote entra nella stalla e recupera, intatto e pulito, l’involto con il suo contenuto.

Padre Diotallevi decide di donare le preziose reliquie ai suoi concittadini. Da allora l’Ostia miracolosa viene conservata in un reliquiario a forma di croce realizzato da un orafo di Venezia, insieme ai reliquiari del coppo e della tovaglia macchiata di sangue, nella chiesa di S. Agostino di Offida.

Preghiera

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Animati dalla fede che lo Spirito Santo genera nei nostri cuori, crediamo in Te: Unigenito Figlio di Dio, incarnato nel seno della Vergine Maria, morto e risorto per la nostra salvezza, presente nell’Eucaristia, cibo di vita eterna e germe di gloriosa risurrezione. Signore, aumenta in noi la fede!

Misteriosamente nascosto nella parola che continui ad annunciare, e nell’Eucaristia che non ci lascia orfani, ti riveli a quanti con cuore umile e puro ti cercano e credono che tu solo hai parole di vita e sei pane vivo disceso dal cielo per essere nostro viatico nel pellegrinaggio verso la casa del Padre.

Il devoto ricordo del Miracolo Eucaristico ci aiuti a saperti vedere e amare, al di là dei visibili segni nell’Eucaristia, nella tua parola e nei nostri fratelli.

Per la materna meditazione di Maria Santissima, queste celebrazioni risveglino ed accrescano in noi l’impegno di meglio conoscere e più generosamente vivere il mistero pasquale della morte al peccato e di progresso nel bene, per formare un Corpo più intimamente compatto nell’unità della carità in Cristo Gesù, che vive e regna nei secoli dei secoli.

Amen.

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Di Alessandro Ginotta per Papaboys 3.0
Grazie a Elvira di Cori per le bellissime fotografie del centro storico di Offida.

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