Il racconto della Pentecoste a Gerusalemme

“Fratelli, lasciatevi guidare dallo Spirito Santo”

Domenica mattina, le parole di San Paolo sono risuonate con forza nella chiesa di San Salvatore a Gerusalemme. In condivisione con la Chiesa universale, la Chiesa latina di Terra Santa ha celebrato la festa della Pentecoste, il dono dello Spirito al mondo.

Ogni particolare è pronto per rendere tangibile la gioia della solennità. 

Prima di tutto la liturgia: paramenti rossi per il maestoso addobbo del coro, esposizione di un prezioso paliotto napoletano, elemento in argento rappresentante la discesa del Santo Spirito sui discepoli, candelieri veneziani, incenso e, ancora, i canti della festa: Veni Creator e Veni Sancte Spiritus. 

L’assemblea riunita nella chiesa della Custodia ricorda i Dodici apostoli riuniti al Cenacolo intorno a Maria. 

La Messa, presieduta da Fra Dobromir Jasztal, Vicario custodiale, è stata celebrata in latino, arabo e italiano, per significare come la Pentecoste ricordi anche il dono delle lingue, manifestazione dell’universalità del messaggio evangelico. 

La lettura degli Atti degli Apostoli lo rievoca: « E come mai ciascuno di noi sente parlare nella propria lingua nativa? … e li udiamo parlare nelle nostre lingue delle grandi opere di Dio ».

La commemorazione avviene nel luogo “storico” della discesa dello Spirito Santo. 

Ora il Cenacolo, situato sul Monte Sion, non è più accessibile per celebrare la Messa. 

Lo spazio è inserito in un complesso che, un tempo, costituiva il Convento costruito dai Francescani nel XIV secolo, da cui furono scacciati agli inizi del XVI. 

I musulmani trasformarono in moschea la sala dove la tradizione colloca la camera alta della Pentecoste. Le indulgenze accordate ai luoghi del Cenacolo furono trasferite alla chiesa di San Salvatore di Gerusalemme.

Nel Medio Evo, una tradizione ebraica situò in una sala al pianterreno la tomba del Re Davide. Dal 1940, quando il complesso di edifici venne a trovarsi in territorio israeliano, secondo la linea che divise la città, gli ebrei presero l’abitudine di recarsi in pellegrinaggio. 


Lì erano, infatti, molto vicini al Muro Occidentale (Kotel) e alla spianata del Tempio, il cui accesso era loro vietato.

In questi ultimi anni, il Cenacolo, per la sua prossimità alla presunta tomba di Davide è diventato un luogo di tensione. Mentre il diritto d’uso è ancora in discussione nel quadro degli accordi tra Stato d’Israele e Santa Sede, alcuni ebrei sono convinti, a torto, che l’accordo farebbe perdere l’accesso al santuario davidico. Altri, più violenti, stimano che ogni preghiera cristiana “ profani” il loro luogo santo, rendendolo persino “impuro”.

La tensione era salita al culmine lo scorso anno, quando Papa Francesco, nel suo pellegrinaggio in Terra Santa, si era recato al Cenacolo per l’eccezionale celebrazione dell’Eucaristia. 

I cattolici, infatti, possono celebrare in questo luogo solo due volte l’anno: il Giovedì Santo pomeriggio, per ricordare la lavanda dei piedi e l’istituzione dell’Eucaristia, il giorno di Pentecoste per i Secondi Vespri della festa, ma non possono mai celebrare la Messa. 

Quest’anno, poiché la festa della Pentecoste cristiana ed ebraica (Shavuot) coincideva nello stesso giorno. Alcuni gruppuscoli di ebrei hanno dichiarato che i cristiani, che secondo loro non hanno alcun diritto sul Cenacolo, vengono a pregare qui per provocazione. 

Nel pomeriggio, scorati dalla polizia, i Francescani hanno lasciato il Convento di San Salvatore, annunciati dal ritmico battito dei bastoni dei kawas, si sono recati al Monte Sion. Prima di partire, Fra Sergio Galdi, Segretario di Terra Santa, ha informato i religiosi che questi gruppi li avrebbero attesi, raccomandando di non rispondere, in nessun caso, a eventuali provocazioni.

La vigilanza dei poliziotti strideva con la serenità dei frati. Oltrepassata la Porta di Sion, la tensione era palpabile, quando, sotto i fischi di alcuni adolescenti tenuti a distanza dal cordone della polizia, i frati sono saliti nella Camera alta del Cenacolo. 

La preghiera dei Vespri si è svolta normalmente, mentre fuori un minian di adulti (cioè un gruppo di almeno dieci uomini necessario per la preghiera), teneva una preghiera di lamentazione.

All’uscita, sempre sotto l’occhio vigile della polizia, francescani e pellegrini hanno lasciato il luogo per ritrovarsi al Convento del Cenacolino.

Nonostante le tensioni e una campagna stampa ben orchestrata da un certo ambiente, tutto è andato per il meglio e, per i cristiani, la gioia e lo spirito della festa rimangono i tratti più significativi di questa giornata.

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A cura di Redazione Papaboys fonte: Custodia della Terra Santa

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