La diagnosi è quella di deficit vestibolare. Che in altre parole vuol dire: violenti capogiri, vertigini e mancanza di equilibrio. Chi ne soffre è un ragazzo napoletano di 22 anni che alcuni mesi fa ha fumato l’amnèsia, la stessa sostanza che più recentemente ha mandato fuori di testa due adolescenti residenti a Chiaia e uno al Vomero. Un cocktail micidiale, l’«amnè», a base di cannabis di pessima qualità. Chi l’acquista, se non la conosce, può pensare si tratti solo di marijuana. Invece no: le gocce di metadone e di altre sostanze psicotrope (tra cui l’eroina e perfino gli acidi delle batterie) che vengono spruzzate su quelle foglie essiccate creano un mix micidiale e altamente tossico in grado di provocare effetti neurologici irreversibili. A parlare è il papà di Massimo.
Che cosa è accaduto a suo figlio?
«Ha fumato l’amnèsia».
Quando?
«Una decina di mesi fa».
Dove?
«In un baretto di Chiaia, ma l’aveva acquistata al rione Traiano, pensava si trattasse di semplice marijuana».
Invece?
«Vai a capire che cosa c’era lì dentro, una bomba. L’hanno chiamata amnésia ma francamente non saprei, potrebbero averci messo dentro di tutto».
Adesso come sta suo figlio?
«Male».
Di quali disturbi soffre?
«Giramenti di testa soprattutto, ma anche bruciore agli occhi e ha la vista spesso offuscata. I medici dicono che si tratta di un deficit vestibolare».
Provocato da che cosa?
«Dalla tossicità della sostanza che ha fumato».
Dopo un anno non ha ancora recuperato? «Purtroppo no. E nemmemo so dirvi se mai recupererà. Mi farebbe piacere incontrare le famiglie dei tre ragazzi che hanno avuto lo stesso problema, vorrei chiedere loro come stanno curando i propri figli, a chi si sono rivolti, un confronto per capire insieme che cosa fare».
A che età suo figlio ha cominciato a usare sostanze stupefacenti?
Cannabis evidentemente modificata?
«Immagino di sì visto che, subito dopo averla fumata, mio figlio ha cominciato ad avere una serie di problemi fisici di cui inizialmente nemmeno mi aveva parlato, pensava che presto sarebbe stato meglio e voleva evitare di raccontarmi ciò che era accaduto».
Invece?
«Dopo qualche giorno è venuto a chiedermi aiuto, continuava a star male, non sapeva più che cosa fare».
E ha dovuto dirle tutto.
«Sì, mi ha raccontato che subito dopo aver fumato quella roba non riusciva più a parlare e a muovere le gambe, rimase paralizzato su una sedia. Ebbe molta paura ma per fortuna un po’ alla volta recuperò la mobilità e anche la parola».
Quali disturbi invece ha continuato ad avvertire? «Giramenti di testa continui, invalidanti direi, di cui soffre tutt’ora».
Che cosa dicono i medici?
«Ne abbiamo consultati tanti. Abbiamo girato i migliori specialisti: neurologi, psichiatri, tossicologi… Solo in un caso c’è stato un miglioramento».
Quando?
«Pochi mesi fa, a Modena. Gli diedero delle gocce che per un periodo lo hanno fatto stare meglio ma purtroppo non hanno risolto il problema. L’ultima diagnosi è stata quella di deficit vestibolare provocato dall’intossicazione».
Che cosa fa adesso suo figlio?
«È all’università, studia, cerca di condurre una vita normale ma è chiaro che se la situazione resta questa, la sua non potrà mai essere una vita normale».
Continua a fare uso di sostanze stupefacenti? «Assolutamente no. E maledice ogni giorno il momento in cui decise di fumare quella schifosissima erba».
Fonte: Il Mattino
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