Gesù è il Vincitore, Colui che ha vinto sulla morte e sul peccato. Papa Francesco ha svolto la sua omelia prendendo spunto dalle parole su Gesù nella Lettera di San Paolo ai Colossesi. A tutti noi, ha detto il Papa, San Paolo consiglia di camminare con Gesù “perché Lui ha vinto, camminare in Lui radicati e costruiti su di Lui, su questa vittoria, saldi nella fede”. Questo è il punto chiave, ha ribadito: “Gesù è risorto!”. Ma, ha proseguito, non è sempre facile capirlo. Il Papa ricorda, per esempio, che quando San Paolo si rivolse ai greci ad Atene venne ascoltato con interesse fino a quando parlò di Risurrezione. “Questo ci fa paura, meglio lasciarla lì”. Un episodio che ci interroga anche oggi: “Ci sono tanti cristiani senza Risurrezione, cristiani senza il Cristo Risorto: accompagnano Gesù fino alla tomba, piangono, gli vogliono tanto bene, ma fino a lì. Pensando a questo atteggiamento dei cristiani senza il Cristo Risorto, io ne ho trovati tre, ma ce ne sono tanti: i timorosi, i cristiani timorosi; ivergognosi, quelli che hanno vergogna; e i trionfalistici. Questi tre non si sono incontrati col Cristo Risorto! I timorosi: sono quelli della mattina della Resurrezione, quelli di Emmaus… se ne vanno, hanno paura”.
Gli Apostoli, ha rammentato il Papa, si chiudono nel Cenacolo per timore dei giudei, anche la Maddalena piange perché hanno portato via il Corpo del Signore. “I timorosi – ha ammonito – sono così: temono di pensare alla Resurrezione”. E’ come, ha osservato, se rimanessero “nella prima parte della partitura”, “abbiamo timore del Risorto”. Ci sono poi i cristiani vergognosi. “Confessare che Cristo è risorto – ha constatato – dà un po’ di vergogna in questo mondo” che “va tanto avanti nelle scienze”. A questi cristiani, ha detto, Paolo dice di fare attenzione che nessuno li faccia preda con la filosofia e con i vuoti raggiri ispirati alla tradizione umana. Questi, ha detto, “hanno vergogna” di dire che “Cristo, con la sua carne, con le sue piaghe è risorto”. C’è infine il gruppo dei cristiani che “nel loro intimo non credono nel Risorto e vogliono fare loro una risurrezione più maestosa di quella” vera. Sono i cristiani “trionfalistici”:
“Non sanno la parola ‘trionfo’, soltanto dicono ‘trionfalismo’, perché hanno come un complesso di inferiorità e vogliono fare… Quando noi guardiamo questi cristiani, con tanti atteggiamenti trionfalistici, nella loro vita, nei loro discorsi e nelle loro pastorale, nella Liturgia, tante cose così, è perché nel più intimo non credono profondamente nel Risorto. E Lui è il Vincitore, il Risorto. Ha vinto. Per questo, senza timore, senza paura, senza trionfalismo, semplicemente guardando il Signore Risorto, la sua bellezza, anche mettere le dita nelle piaghe e la mano nel fianco”.
“Questo – ha soggiunto – è il messaggio che oggi Paolo ci dà”: Cristo “è tutto”, è la totalità e la speranza, “perché è lo Sposo, il Vincitore”. Il Vangelo odierno, ha detto ancora, ci mostra una folla di gente che va ad ascoltare Gesù e ci sono anche tanti malati che cercano di toccarlo, perché da Lui “usciva una forza che guariva tutti”: “La nostra fede, la fede nel Risorto: quello vince il mondo! Andiamo verso di Lui e lasciamoci, come questi malati, toccare da Lui, dalla sua forza, perché Lui è con le ossa e con la carne, non è un’idea spirituale che va… Lui è vivo. E’ proprio Risorto. E così ha vinto il mondo. Che il Signore ci dia la grazia di capire e vivere queste cose”.
Il servizio è di Alessandro Gisotti per la Radio Vaticana
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