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Il ritorno di Suor Cristina: ‘Se vivessi in funzione del successo sarei infelice: la mia felicità è in Gesù’

Sono passati quattro anni dalla vittoria di suor Cristina Scuccia del talent The Voice. Ricordo gli incoraggiamenti, lo stupore e le critiche di cui la suore erano oggetto soprattutto sui social.

Le dedicai un post che, evitando facili entusiami come rigidi pregiudizi, terminava con un augurio e una preghiera.

«Noi di Fermenti Cattolici Vivi, consapevoli del fatto che Dio dia i talenti per usarli e non per nasconderli, facciamo il tifo per suor Cristina, con un’avvertenza e una richiesta che giriamo ai lettori. Nella speranza che non venga inghiottita dalle esigenze di audience del reality e che non venga strumentalizzata, svalutata o ridotta a macchietta, preghiamo per lei invitando i lettori a fare altrettanto affinché lo Spirito Santo la usi come strumento di Dio e la mantenga tale.»

Suor Cristina in gioiosa ubbidienza alla Chiesa, e alla sua bella vocazione, ha proseguito il suo cammino con saggezza, e Dio è stato fedele, come possiamo leggere nell’intervista rilasciata dalla suora a Famiglia Cristiana.

«Papa Francesco chiede una Chiesa in uscita», dice [Suor Cristina].

E lei lo ha preso in parola. Ha cantato a Tokyo, Buenos Aires, New York, a Cracovia per la Gmg…

«Se un giorno qualcuno mi avesse detto che avrei girato il mondo, l’avrei preso per matto. Ma il Signore ha scelto me per questa missione folle».

Papa Francesco è contento?

«L’ho incontrato tre volte. Nel 2014 per consegnargli il primo disco e poi a dicembre scorso ha ricevuto gli artisti del Concerto di Natale. Il vescovo che era accanto a lui ha detto: “Questa è la suora che canta”. Lui mi ha riconosciuto subito e ha risposto: “Avanti, avanti così suora”. Il 17 marzo scorso ero a San Giovanni Rotondo. Quando è passato con la papamobile una mamma gli ha dato il suo bimbo, lui lo ha baciato e lei si è messa a piangere. Commovente».

Francesco ha detto che la vita cristiana non è “mi piace”, ma “mi dono”.

«Ha un linguaggio semplice, diretto ed efficace. Può cambiare tanti cuori».

Che brano dell’album gli dedicherebbe?

«Quello sulla bellezza. Lui fa scoccare la scintilla della bellezza anche nella miseria. Mi ha scosso il cuore vederlo abbracciare i bimbi malati di Casa Sollievo della sofferenza».

Cos’è per lei la felicità?

«Se vivessi in funzione del successo sarei infelice. La mia felicità sta principalmente in Gesù e nella preghiera ma soprattutto nelle piccole cose semplici di ogni giorno. Per esempio, lavare i piatti».

Tocca sempre a lei farlo?

«Siamo solo in quattro, abbiamo tante attività, quando mancano le nostre collaboratrici diamo una mano».

Il brano più autobiografico?

«L’ombra che non ho più parla di me: “Non ci sono percorsi che non posso tracciare insieme a te, l’argento degli occhi tuoi sarà la mia forza. Sono quello che ho scelto, ogni giorno mi specchio dentro di te, nel buio si perderà l’ombra che non ho più”».

Dopo The Voice com’è cambiata la sua vita?

«Quella vittoria è stato un terremoto. Dopo sono maturata tanto artisticamente e nella fede. In questi quattro anni non mi sono mai fermata ma la vita religiosa mi ha protetta molto».

In che senso?

«Come succede a tanti ragazzi che vincono un talent show, il successo ti porta alle stelle, poi finisci nel dimenticatoio e vai in depressione. È fondamentale essere coscienti che il tuo valore non è dato dalla fama».




Com’è la sua giornata?

«Sveglia alle 6.30, lodi mattutine, Messa e poi inizio a lavorare. Abbiamo la scuola d’infanzia con 80 bambini, il pensionato universitario con 40 studentesse. Non è affatto un convento silenzioso. Poi ci sono le attività della parrocchia San Leone Magno. Alle 18.30 i vespri, la cena e la compieta».

Dove trova il tempo per la musica?

«I miei collaboratori cercano di adattarsi ai miei ritmi, evitano di farmi fare troppo tardi la sera e quando viaggiamo “organizzano” la Messa quotidiana».

È vero che la Congregazione ha detto no alla sua partecipazione al Festival di Sanremo 2015?

«No. I giornali ne scrivono tante».

Ai tempi di The Voice molti l’hanno pure criticata bollando la sua partecipazione al talent come “un’operazione commerciale furbetta”.

«A me le critiche non arrivavano, appena entravo in convento le suore mi nascondevano i giornali. Credo che la Congregazione abbia fatto bene a rischiare e mandarmi in Tv».

Rifarebbe l’invito a recitare il Padre nostro in diretta Tv?

«Penso di sì, avevo ottenuto un grande successo e mi sembrava giusto rimandare tutto a Colui che aveva creato una cosa così grande. Il Padre Nostro fu la ciliegina sulla torta, come a dire: è tutto merito Suo. Anche la scelta del coach, J-Ax, fu spontanea perché volevo arrivare ai giovani che, si sa, amano il rap».

Che rapporti ci sono con J-Ax?

«Ci sentiamo ogni tanto. La Madre generale dell’epoca, suor Carmela Distefano, lo adora. A The Voice era molto premuroso con lei, si confidava e lei lo ha preso quasi come un figlio da custodire nelle preghiere. Lo aspetto in convento».

Com’è il suo rapporto con i fan?

«Attraverso i social tutti i giorni mi arrivano tanti messaggi, anche drammatici: chi chiede preghiere, ragazzi che scrivono che vogliono suicidarsi. Cerco di dare loro dei consigli, parlargli, è la mia missione. C’è una famiglia che ho incontrato perché il loro figlio, 16 anni, era mio fan. Si è ammalato di cancro ed è morto nel giro di pochi mesi. Sono stata vicina a loro e ho pregato tanto».

Fonte della citazione www.famigliacristiana.it

Da fermenticattolicivivi.wordpress.com

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