Per comprendere come potrebbe esserci «una presenza femminile più incisiva nella Chiesa» (Evangelii gaudium, n. 103), occorre prima riconoscere e apprezzare la Chiesa nella sua realtà femminile, in quella che è stata definita la dimensione mariana. La dimensione mariana — la laicità o “sacerdozio comune” — è quella dimensione secolare che può «rendere presente e operosa la Chiesa in quei luoghi e in quelle circostanze, in cui essa non può diventare sale della terra se non per loro mezzo» (Lumen gentium, n. 33). È la dimensione mariana a rendere la Chiesa, e il mondo, in modo nuovo “come una casa”, aiutando il mondo a “essere” e a crescere secondo la sua vocazione più profonda. Naturalmente la dimensione mariana non esiste senza la dimensione petrina. La dimensione petrina incarna Cristo che viene alla Chiesa per renderla feconda, e in tal mondo garantisce il flusso costante di vita da Cristo a essa. Ma questa funzione petrina emerge dall’interno della dimensione mariana ed è al suo servizio. Su questo punto, Hans Urs von Balthasar nota la priorità della dimensione mariana stabilita con l’Annunciazione, che è rimasta ed è diventata più profonda quando (sotto la croce) Maria è stata data agli Apostoli come loro Madre.Dalla prospettiva di questa comprensione “sponsale” della Chiesa, notiamo che come membro della dimensione mariana della Chiesa si è già nella Chiesa e si partecipa pienamente a essa. Pertanto, quando si parla della presenza delle donne — o comunque di qualsiasi laico — nella Chiesa, occorre resistere a certe tendenze al clericalismo, che dà alle donne un grande lavoro ecclesiale perché si sentano “più coinvolte”, come se già non lo fossero. Le tendenze clericaliste riducono l’apertura della Chiesa al mondo e la fecondità che essa vi può avere, vale a dire proprio ciò per il cui servizio esiste la dimensione petrina. La presenza delle donne e dei laici nella Chiesa è dunque garantita in primo luogo dal loro “rimanere al proprio posto” nella dimensione mariana al centro del mondo.Detto ciò, c’è un luogo in cui i laici «possono anche essere chiamati in diversi modi a collaborare più immediatamente con l’apostolato della Gerarchia a somiglianza di quegli uomini e donne che aiutavano l’apostolo Paolo nell’evangelizzazione, faticando molto per il Signore» (Lumen gentium, n. 33). E nella misura in cui i laici vengono consultati in una qualche funzione dalla Chiesa ufficiale, non c’è nulla di veramente nuovo nel consultare le donne. Tuttavia, se consideriamo la partecipazione delle donne laiche in quanto tali, possiamo puntare il dito su quale fine essenziale possa avere tale coinvolgimento al di là dell’“includere tutti”.
Analogamente al ruolo delle donne nella società, una cooperazione più immediata delle donne in quanto donne nell’apostolato della gerarchia — «dove vengono prese le decisioni importanti» (Evangelii gaudium, n. 103) — potrebbe costituire una forza umanizzante che corregga le tendenze al clericalismo burocratico e al carrierismo. Mentre il concetto che la Chiesa ha dell’autorità non ha nulla a che vedere con il potere, così come viene comunemente inteso, spesso si è tentati di identificare il potere sacramentale con il potere in generale o con il potere come dominazione. In considerazione di questo, una presenza femminile aiuterebbe a ricordare a “Pietro” ciò che potrebbe essere facilmente dimenticato. Vedendo la chiesa femminile, a “Pietro” viene ricordato a che cosa deve se stesso e ciò che serve. E gli viene ricordato che le sue decisioni vengono prese tutte all’interno di una decisione precedente, il fiat di Maria, come ha detto Newman.
In ultima analisi, per affrontare in modo autentico ciò che significa per le donne “portare avanti il loro profilo”, occorre sempre partire dall’affermazione della differenza tra i sessi come unica garanzia della fecondità spirituale e fisica della natura umana. Qualsiasi riflessione sull’argomento deve tener seriamente conto sia delle pressioni della cultura dominante sia della donna in quanto tale, come essere propenso alla maternità che crea una casa per l’essere umano nel senso più profondo. Implicita in questa comprensione del genio femminile, vediamo che essa è già sia sociale sia ecclesiale, e che il valore del “farsi avanti” delle donne in una maniera più pubblica consiste nel rendere il mondo e la Chiesa più, e non meno, simili a una casa.
(Fonte L’Osservatore Romano/Margaret Harper McCarthy)