“Non è grande chi comanda, ma chi serve”: lo ha detto Papa Francesco alla Delegazione del Centro Internazionale del Diaconato, ricevuta oggi in occasione del suo cinquantesimo anniversario di fondazione. I diaconi manifestano il comandamento di Gesù: ‘Che vi amiate gli uni gli altri; come io ho amato voi’, affidato da Gesù, quale ultima volontà, ai suoi discepoli. E’ così che Francesco spiega che, nell’amarsi gli uni gli altri, “i discepoli continuano la missione per la quale il Figlio di Dio è venuto al mondo”.
Ed ecco il ruolo dei diaconi, ricevuto dagli Apostoli: “Prendersi concretamente cura delle persone con le loro necessità”: “I diaconi manifestano in modo particolare il comandamento di Gesù: imitare Dio nel servizio degli altri, imitare Dio che è amore e si spinge persino a servirci. Il modo di agire di Dio, il suo agire con pazienza, benevolenza, compassione e disponibilità per renderci migliori, deve distinguere anche tutti i ministri: i Vescovi come successori degli Apostoli, i sacerdoti, loro collaboratori e – nel concreto ‘servire alle mense’ – i diaconi”. Proprio i diaconi – conclude quindi il Papa – “sono volto della Chiesa nella vita quotidiana, di una comunità che vive e cammina in mezzo alla gente e dove non è grande chi comanda, ma chi serve”.
Papa Francesco: le opere missionarie senza passione evangelizzatrice sono una Ong
Crescere in passione evangelizzatrice. Questo il mandato di Papa Francesco alle Pontificie Opere Missionarie, ricevendo in Sala Clementina i direttori nazionali di tali realtà, al termine della loro assemblea generale, e i collaboratori della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli. Ad accompagnarli, il prefetto del Dicastero vaticano, il cardinale Fernando Filoni (nella foto l’abbraccio)
Il video servizio dell’incontro con i diaconi a cura del CENTRO TELEVISIVO VATICANO.
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La missione “fa la Chiesa” e la mantiene “fedele al volere salvifico di Dio”. Lo ha ricordato Papa Francesco, esortando i 170 tra responsabili delle Pontificie Opere Missionarie e collaboratori della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli alla “formazione” in tal senso. Perché “pur essendo importante” la preoccupazione per la raccolta e la distribuzione degli aiuti economici che “diligentemente” vengono amministrate “in favore di tante chiese e tanti cristiani bisognosi”, l’esortazione del Papa è stata a non limitarsi “soltanto” a questo aspetto:
“Ci vuole ‘mistica’. Dobbiamo crescere in passione evangelizzatrice. Io ho paura – ve lo confesso – che la vostra opera rimanga molto organizzativa, perfettamente organizzativa, ma senza passione. Questo lo può fare anche una Ong; voi non siete una Ong! La vostra Unione senza passione non serve; senza ‘mistica’ non serve. E se dobbiamo sacrificare qualcosa, sacrifichiamo l’organizzazione, andiamo con la mistica dei Santi. Oggi, la vostra Unione missionaria ha bisogno si questo: mistica dei Santi e di Martiri”.
Questo, ha aggiunto, è un “generoso lavoro di formazione permanente alla missione”: non soltanto “un corso intellettuale”, ma un’“ondata di passione missionaria” e “di testimonianza martiriale”:
“Le Chiese di recente fondazione, aiutate da voi per la loro formazione missionaria permanente, potranno trasmettere alle Chiese di antica fondazione, a volte appesantite dalla loro storia e un po’ stanche, l’ardore della fede giovane, la testimonianza della speranza cristiana, sostenuta dal coraggio ammirabile del martirio. Vi incoraggio a servire con grande amore le Chiese che, grazie ai martiri, ci testimoniano come il Vangelo ci renda partecipi della vita di Dio, e lo fanno per attrazione e non per proselitismo”.
Ripercorrendo la fondazione, cent’anni fa, della Pontificia Unione Missionaria, il Papa ha sottolineato come essa si ispiri al beato Paolo Manna attraverso cui – ha sottolineato – “lo Spirito Santo ha condotto la Chiesa ad avere una sempre maggiore consapevolezza della propria natura missionaria”, poi maturata col Concilio Vaticano II. Il missionario del Pontificio Istituto Missioni Estere, ha proseguito, agli inizi del ‘900 comprese che “formare ed educare al mistero della Chiesa e alla sua intrinseca vocazione missionaria è una finalità che riguarda tutto il santo Popolo di Dio, nella varietà degli stati di vita e dei ministeri”. Perché la missionarietà della Chiesa è “propria di tutti: fedeli e pastori, sposati e vergini consacrati, Chiesa universale e Chiese particolari”:
“Attuando tale servizio con la carità loro propria, i Pastori mantengono la Chiesa sempre ed ovunque in stato di missione, la quale è sempre in ultima analisi opera di Dio, ed è partecipata, grazie al Battesimo, alla Confermazione e all’Eucaristia, a tutti i credenti”.
In questo Anno Santo della Misericordia, è stato l’auspicio di Francesco, l’ardore missionario continui “a far ardere, appassionare, rinnovare, ripensare e riformare” il servizio che la Pontificia Unione Missionaria è chiamata ad offrire:
“La vostra unione non deve essere la stessa il prossimo anno come quest’anno, deve cambiare in questa direzione, deve convertirsi con questa passione missionaria”.
L’invito è stato a ripensarsi “nella docilità allo Spirito Santo”, in vista di una “adeguata riforma” delle sue modalità attuative – intesa come “conversione e riforma” – e di un autentico rinnovamento per il bene della formazione permanente alla missione di tutte le Chiese. Francesco ha infine invitato a pregare affinché anch’egli “non scivoli nella ‘beata quiete’”, ma abbia “ardore missionario per andare avanti”. Esortazione sottolineata anche dal cardinale Fernando Filoni, nel suo intervento: “Lo Spirito di Dio, che muove la Chiesa ovunque e verso tutti, continui nella sua opera ispiratrice, affinché le Pontificie Opere possano far crescere, in un clima di cooperazione con le Chiese locali, l’unica corresponsabilità di tutti alla missione”.
Il video servizio a cura del CENTRO TELEVISIVO VATICANO
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di Redazione Papaboys (i due servizi sono stati pubblicati dalla Radio Vaticana)
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