Ciò provoca lo scandalo di alcuni farisei che sollecitano l’intervento di Gesù, ritenuto il responsabile dell’accaduto. I farisei non sono interessati a quello che sembra essere un furto, ma piuttosto ad una presunta inosservanza della legge mosaica del sabato. Gesù risponde citando un episodio analogo raccontato nel primo Libro di Samuele dell’Antico Testamento nel quale protagonista era il re Davide.
Nella sua affermazione finale però troviamo la luce che illumina l’episodio. Gesù si proclama Figlio dell’uomo, padrone del sabato e dimostra così la sua natura divina. Il riferimento alla sua persona evita una doppia lettura dell’episodio secondo due categorie morali contrapposte. Da un lato, Egli evita quell’atteggiamento con il quale ognuno pretende di poter autogiustificare qualsiasi violazione alle leggi stesse, viste come cappio per la libertà dell’uomo.
Dall’altro, Gesù evita anche quel legalismo cieco, soffoca ogni esigenza dell’uomo. In Gesù scopriamo, infatti il vero unico Bene ed è proprio Lui, la via, la verità e la vita, che ci indica la strada per raggiungere questo Bene. La sua legge, legge di amore, è norma divina, scritta nel cuore dell’uomo perché è per il bene vero dell’uomo. Una lettura di questo episodio ci spinge, allora, a leggere nei nostri cuori perché brilli in essi questa legge di amore.
Monaci Benedettini Silvestrini
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