Ha avuto la forza di uscire dalla chiesa e, barcollando, di raggiungere un bar su rue d’Italie invocando aiuto. Ma il sangue che le sgorgava dalla gola, uscito dalla profonda ferita infertale in nome di Allah, non le ha dato scampo permettendole solo, prima di svenire definitivamente, di pronunciare una frase che ha colpito tutti coloro che le si erano fatti incontro: «Dite ai miei figli che li amo tanto».
È morta così, pronunciando quelle parole sussurrate con l’ultimo fiato in corpo, una delle tre vittime di Aouissaoui Bahrain, il tunisino ventunenne attentatore nella Basilica di Nostra Signora dell’Assunzione.
La donna, 44enne, era entrata nella chiesa poco dopo che il sacrestano, Vincent Loquès, aveva come ogni mattina aperto le porte, alle 8.30. Aveva portato i figli a scuola e poi si era fermata sulla avenue Jean Médecin per pregare. Lo faceva spesso. La chiesa, imponente, è la più grande di Nizza, ma non la cattedrale; edificata nel 1862 in stile neogotico, riecheggia nella facciata la più famosa Notre-Dame di Parigi. La mamma coraggio si è trovata di fronte l’islamico infuriato e ha visto cadere sotto i suoi colpi le altre due vittime. Anche lei è stata colpita con una pugnalata alla gola, ma è riuscita per un attimo a sottrarsi alla furia del giovane immigrato, guadagnando l’uscita. Ma la ferita era grave e profonda e la morte è sopraggiunta in pochi minuti.
Neppure un passo, invece – scrive Riccardo Jannello su La Nazione oggi in edicola – per l’altra signora che in quel momento si stava facendo il segno della croce di fronte all’acquasantiera: la ferocia del terrorista le ha quasi staccato la testa dal corpo, una decapitazione che secondo gli inquirenti avrebbe avuto un significato molto forte per il tunisino di fronte a quella profusione di fede che la donna, settantenne, stava ostentando. Una parrocchiana sempre presente, molto legata alla nostra comunità», affermano i presenti sul sagrato dopo l’attentato. Vincent, il sacrestano, è stato anch’egli sgozzato. L’uomo, che avrebbe compiuto proprio oggi 55 anni, separato con due figli di 21 e 25 anni, è accorso alle prime grida, ma si è trovato di fronte il pugnale sguainato dall’assalitore ormai senza freni. I fedeli della parrocchia che si riuniscono sul sagrato di Notre-Dame de la Assomption sono in lacrime: «Era un uomo tranquillo, la chiesa era la sua casa. Ha aiutato, ha servito, si è donato…».
Loquès – che aveva lavorato nella chiesa di Santa Giovanna d’Arco nel quartiere di Liberation – era stato ingaggiato nel 2013 dal precedente curato della Basilica, padre Jean-Louis Giordan: «Amava profondamente la chiesa ed era benvoluto da tutti i parrocchiani per la sua presenza sempre sorridente. Peccato che la crudeltà umana ce l’abbia portato via». Attorno alla Basilica ci sono attività commerciali, uffici, locali pubblici, la zona è centrale e frequentata, il viale Jean Médecin collega la Place Masséna con Nizza nord. Molti quindi i testimoni che hanno sentito verso le 9 il trambusto provenire dalla chiesa. «Ho visto – racconta Franck Hembert, un medico – un ragazzo correre fuori dalla chiesa, sembrava invasato.
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Dopo pochi secondi cinque o sei poliziotti lo stavano inseguendo in un giardino di lato alla Basilica. Ho poi sentito quattro detonazioni. Mi sono nascosto». Poco prima era uscita la madre trentenne, sanguinante. «Speravamo ce la facesse – racconta il titolare del bar –, ma è crollata appena pronunciata la frase sui figli. Abbiamo tutti pianto»
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