Memoria di Santa Teresa di Gesù Bambino e del Volto Santo, vergine e dottore della Chiesa: entrata ancora adolescente nel Carmelo di Lisieux in Francia, divenne per purezza e semplicità di vita maestra di santità in Cristo, insegnando la via dell’infanzia spirituale per giungere alla perfezione cristiana e ponendo ogni mistica sollecitudine al servizio della salvezza delle anime e della crescita della Chiesa. Concluse la sua vita il 30 settembre, all’età di venticinque anni.
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Santa Teresa, al secolo Marie-Françoise Thérèse Martin, nasce il 2 gennaio 1873 ad Alençon, in Francia.
Era figlia di Giuseppe Stanislao Martin e di Zelia Guerin (oggi i suoi genitori sono santi); in gioventù entrambi i suoi genitori avevano desiderato abbracciare la vita consacrata, desiderio che nessuno dei due poté realizzare. La dimensione religiosa fu molto presente nella loro vita matrimoniale. I coniugi Martin sono venerati come santi dalla Chiesa cattolica.
A metà marzo 1873, Thérèse fu data a balia presso una contadina, Rosa Taillè, dove visse per circa un anni; rimase orfana di madre all’età di quattro anni.
Alla morte dell mamma, lo zio Isidore Guerin, fratello della madre, fu nominato co-tutore delle cinque sorelle Martin.
Il 15 novembre 1877, Louis Martin si trasferì a Buissonnets, nella periferia di Lisieux, per stare più vicino al cognato, che a Lisieux gestiva una farmacia. La cugina minore, Marie, fu compagna di giochi di Thérèse e ne diventò una delle sue allieve quando alla santa fu affidato l’incarico di maestra delle novizie.
Un rapporto quasi filiale legava Thérèse alle sue sorelle maggiori, Pauline e Marie. Nel 1882, quando Pauline entrò nel monastero delle carmelitane, la crisi innescata dalla morte della madre si acuì e Thérèse giunse a somatizzare il suo stato psichico. Avrebbe desiderato seguire la sorella in convento, ma ciò le fu negato per la sua giovane età. Questa prima crisi si risolse nel giro di pochi mesi, ma si ripresentò con l’ingresso in convento dell’altra sorella, Marie, nel 1886.
Nella notte del successivo Natale, Thérèse risolse la sua nevrosi e maturò in lei il desiderio di diventare suora carmelitana, seguendo le orme delle sorelle.
Thérèse Martin seguì, per circa due mesi, sul quotidiano La Croix lo svolgersi del processo di Enrico Pranzini, che aveva assassinato tre donne. Thèrèse, in una sorta di sfida personale contro il male e quasi per provare la solidità della sua fede prese come compito quello di convertire il “grande criminale” coinvolgendo in quest’azione di preghiera anche sua sorella Celine.
Gli sforzi di Thérèse furono in un certo senso ricompensati quando apprese dal giornale che, sul patibolo, Pranzini si pentì delle sue azioni e baciò il crocifisso dopo un primo rifiuto.
Santa Teresa di Lisieux durante il noviziato
All’età di 14 anni Teresa decise quindi, seguendo l’esempio di Teresa d’Avila, di farsi monaca. Sebbene le monache del Carmelo avessero dato il loro parere favorevole e il padre e con qualche difficoltà anche lo zio avessero dato la loro autorizzazione, per la sua giovane età trovò l’opposizione del parroco di Saint-Jacques, il reverendo Delatroètte, che le consigliò di rivolgersi al Vescovo.
Nel novembre 1887 il vescovo di Bayeux, Flavien-Abel-Antoinin Hugonin, le negò il permesso e lei intraprese con il padre Louis e la sorella prediletta Celine un viaggio a Roma per rivolgere questa sua richiesta direttamente a papa Leone XIII.
Viaggio in Italia
Nel 1887, per i 50 anni di sacerdozio di papa Leone XIII, le diocesi di Coutances e di Bayeux organizzarono un pellegrinaggio a Roma, dal 7 novembre al 2 dicembre. Al viaggio partecipò un gruppo di 197 pellegrini, tra cui i Martin.
A Roma, durante l’udienza con Leone XIII, nonostante il divieto di parlare in presenza del Papa imposto dal vescovo di Bayeux, Teresa si inginocchiò davanti al Pontefice, chiedendogli di intervenire in suo favore per l’ammissione in convento. Il Papa tuttavia non diede l’ordine auspicato, ma le rispose che, se la sua entrata in monastero era scritta nella volontà di Dio, questo desiderio si sarebbe certamente adempiuto.
Sulla via del ritorno il vescovo cambiò opinione su Thérèse e diede il proprio permesso. A poco più di quindici anni, il 9 aprile 1888, Thèrèse assunse il nome di “Teresa del Bambin Gesù”, aggiungendovi in seguito “del Volto Santo”.
Il suo nome completo da religiosa fu dunque “Teresa del Bambin Gesù del Volto Santo”.
In monastero conobbe la fondatrice del carmelo di Lisieux, Madre Genoveffa, al secolo Claire Bertrand; quest’anziana monaca fu modello di vita monastica e riferimento teologico per Teresa. Fu lei infatti che la esortò a coltivare il valore della pace e attorno a questo tema Teresa ricamò il suo pensiero teologico.
Nel 1893 fu nominata vice-maestra delle novizie, in aiuto alla priora madre Maria Gonzaga.
Nel 1894, dopo una lunga convalescenza, Louis Martin morì e Celine che lo aveva accudito, entrò nello stesso Carmelo dove già si trovano le sorelle.
Entusiasta del bello, avrebbe voluto dipingere e comporre versi: essere la suora sagrestana per rimanere vicina a Gesù ed occuparsi dei sacri lini; invece l’ubbidienza la incaricò di lavare e rammendare gli abiti. Il freddo era intenso, i cibi molto comuni. Teresa, di delicata costituzione, soffriva ma non si lamentava: con la semplicità d’una bambina diceva di essere il giocattolo di Gesù.
Così trascorse nove anni in religione: ubbidienza, preghiera, sacrificio erano il suo programma. Nell’aprile del 1895 ebbe come un presentimento della sua partenza:
«Io morrò presto, diceva. Non ho offerto al buon Dio che l’amore, ed Egli mi restituirà l’amore. Dopo la mia morte farò cadere sul mondo una pioggia di rose. Voglio insegnare la mia piccola via agli uomini, voglio dir loro che vi è una piccola ma una gran cosa da fare quaggiù: gettare a Gesù i fiori dei piccoli sacrifizi».
Scrive nel 1895: «Il 9 giugno, festa della Santissima Trinità, ho ricevuto la grazia di capire più che mai quanto Gesù desideri essere amato».
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All’amore di Dio Teresa vuol rispondere con tutte le sue forze e il suo entusiasmo giovanile.
Non sa, però, che l’amore la condurrà attraverso la via della privazione e della tenebra. L’anno successivo, il 1896, si manifestano i primi segni della tubercolosi che la porterà alla morte. Ancor più dolorosa è l’esperienza dell’assenza di Dio (detta per i misti anche Notte Oscura o dello Spirito). Abituata a vivere alla sua presenza, Teresa si trova avvolta in una tenebra in cui Le è impossibile vedere alcun segno soprannaturale.
La giovane carmelitana sul letto della sua ultima malattia era affranta dal dolore: «Soffro» diceva semplicemente. È l’agonia senza mescolanza di consolazioni. «Mi manca l’aria della terra; quando respirerò l’aria del Paradiso? Madre mia, il calice è al colmo. Non avrei creduto poter soffrire tanto».
Era sera del 30 settembre 1897 e la campana del Carmelo suonava l’Angelus: Suor Teresa fissò lo sguardo sull’Immacolata e sul Crocifisso, e dopo una breve pausa esclamò: «Oh! Dio, vi amo…», e le sue labbra tacquero per sempre.
Il giorno dopo il suo corpo venne esposto nel coro, dietro le grate.
Davanti al feretro sfilarono fino alla domenica sera parenti, amici e fedeli facendo toccare al corpo esanime di Teresa rosari e medaglie, secondo l’usanza di quei tempi. La mattina del 4 ottobre un carro funebre trainato da due cavalli condusse la salma nel nuovo cimitero delle Carmelitane e ne occupò il primo posto.
È stata beatificata il 29 aprile 1923 da papa Pio XI e fu proclamata santa dallo stesso papa il 17 maggio 1925.
È patrona dei missionari dal 1927 (avrebbe tanto sognato partire missionaria per l’Indocina ma a causa della sua malattia non si realizzò mai. Il progredire inarrestabile di essa, tuttavia, non le impedì di prendersi cura dei missionari in partenza per il sud-est asiatico e pregare per loro) e, dal 1944, assieme a sant’Anna, madre della Beata Vergine Maria, e a Giovanna d’Arco, è patrona di Francia.
La sua festa liturgica ricorre il 1 ottobre o il 3 ottobre (data originariamente stabilita e ancora rispettata da chi segue la Forma straordinaria del Rito romano).
Il 19 ottobre 1997, nel centenario della sua morte, fu proclamata dottore della Chiesa, terza donna, a quella data, a ricevere tale titolo dopo Caterina da Siena e Teresa d’Avila.
L’impatto delle sue pubblicazioni postume, tra cui Storia di un’anima pubblicata poco tempo dopo la sua morte, è stato rilevantissimo. La novità della sua spiritualità, chiamata anche teologia della “piccola via”, o dell’“infanzia spirituale”, ha ispirato moltitudini di credenti e profondamente colpito anche molti non credenti.
O Signore, che hai detto: Se non diverrete come fanciulli, non entrerete nel regno dei cieli, concedi, te ne preghiamo, che seguendo le orme della vergine Teresa nell’umiltà e nella semplicità del cuore, possiamo conseguire i premi eterni.
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