Oggi, 1 Settembre, si ricorda San Giosuè (Patriarca)
Commemorazione di san Giosuè, figlio di Nun servo del Signore, che, con l’imposizione delle mani da parte di Mosè, fu riempito dello spirito di sapienza e, dopo la morte di Mosè, condusse mirabilmente il popolo d’Israele lungo il corso del Giordano nella terra promessa.
(Fonte santiebeati.it – Fabio Arduino)
Chi era Giosuè?
Giosuè, è un personaggio dell’Antico Testamento, condottiero ebreo, successore di Mosè nella guida del popolo ebraico e protagonista dell’omonimo libro.
“Giosuè, figlio di Nun, fin dalla sua giovinezza era al servizio di Mosè”: così inizia secondo il libro dei Numeri 11,28 la vicenda di questo insigne personaggio della storia del popolo d’Israele, al quale si deve la conquista della Terra promessa.
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Certamente è difficile delineare in breve un ritratto completo di Giosuè, a cui un intero libro dell’Antico Testamento è intitolato.
Questo personaggio è presente nella Bibbia già a partire dai primi eventi d’Israele nel deserto del Sinai durante l’esodo dall’Egitto. Lo si incontra infatti una prima volta nella battaglia contro il popolo di Amalek: è proprio a Giosuè, membro della tribù ebraica di Efraim, il cui nome significava simbolicamente “il Signore salva”, che Mosè affidò la direzione dell’esercito ebraico, come citato nel libro dell’Esodo 17,9-16.
Il risultato trionfale di questa operazione militare legò da quel momento il suo nome soprattutto ad imprese di tal genere. Ciò non toglie però che egli fu accanto a Mosè quale “aiutante” sulla vetta del Sinai (Es 24,13; 32,17) e fu inoltre custode della tenda santa dell’alleanza, santuario mobile del popolo nel deserto (Es 33,11).
Il suo nome restò però sempre collegato alle numerose battaglie di Israele, iniziando dalla prima spedizione in Terra Santa. Mosè lo aveva infatti solennemente investito come suo successore prima del suo decesso: “Mosè prese Giosuè, lo fece comparire davanti al sacerdote Eleazaro e davanti a tutta la comunità. Pose su di lui le mani e gli diede i suoi ordini, come il Signore aveva comandato” (Num 27,22-23).
Con questo nuovo generale divenuto comandante supremo iniziava una grande impresa, cioè conquistare la terra di Canaan, evento narrato nei primi dodici capitoli del libro proprio a lui intitolato. Quest’opera porta proprio il suo nome in quanto egli ne fu il principale attore.
Al passaggio del fiume Giordano le acque si divisero come a Mosè nel Mar Rosso, successivamente si verificarono una tale serie di stragi da lasciare perplesso chi oggi si accosta alla lettura della Bibbia. Secondo la visione ebraica si tratterebbe di una “santa” violenza, riconducibile ad ordini divini, che assume il nome di “herem”, cioè anatema, consistente in una sorta di guerra santa che consacra a Dio tutto ciò che si frappone all’avanzata di Israele mediante un colossale olocausto.
Non è bene comunque prendere alla lettera queste pagine bibliche assai spesso epiche e retoriche, ma occorre soprattutto ricordare come la Bibbia non sia una serie di astratte tesi su Dio, ma costituisce invece la Rivelazione di un Dio che cammina nella storia accanto all’uomo, pieno di limiti, fautore di vicende discutibili e violente.
Proprio per mezzo di questa via definibile come “paziente” si fa andare oltre lo stesso Giosuè ed il suo popolo tribale verso migliori orizzonti di amore e di pace. Effettuata la divisione dei territori conquistati fra le varie tribù, Giosuè sentì che la sua missione era giunta a compimento.
In un discorso testamentario, al capitolo 23 del libro omonimo, egli affidò ad Israele il compito di tenere sempre alta la fiaccola della sua peculiare identità.
Infine a Sichem, davanti a tutte le tribù riunite nell’allora santuario centrale, celebrò un solenne atto di alleanza tra il suo popolo e Dio. Il capitolo 24 è dunque una pagina bellissima in cui Giosuè pronunziò il Credo biblico e l’intero popolo rispose ribadendo la promessa di fedeltà al Signore, esprimendola attraverso il verbo biblico del culto e della fede, “servire”, ribadito nel testo per ben quattordici volte.
La morte
Morì a 110 anni, la sua tomba è additata ancora oggi a Khirbet Tibuah a nord di Gerusalemme; mentre le ossa del patriarca Giuseppe, portate dall’Egitto durante la fuga degli israeliti, furono seppellite a Sichem.
Nell’iconografia Giosuè viene rappresentato come un guerriero; interi cicli sono dedicati alle sue gesta. Gli episodi più frequentemente raffigurati sono il passaggio del Giordano, la caduta delle mura di Gerico, la conquista di Ai, l’arresto del sole nella battaglia contro gli Amorrei.