Daniele Comboni è stato un missionario e vescovo cattolico italiano, fondatore degli istituti dei Missionari Comboniani del Cuore di Gesù e delle Pie Madri della Nigrizia. Venerato come santo dalla Chiesa cattolica, fu canonizzato da Giovanni Paolo II il 5 ottobre 2003 e viene commemorato il 10 ottobre.
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Daniele Comboni nasce il 15 Marzo 1831 a Limone sul Garda. La sua era una famiglia di umili braccianti; era l’unico sopravvissuto di otto fratelli, ed il 20 febbraio 1843 si trasferì a Verona in un istituto per ragazzi con poche possibilità finanziarie, fondato dal sacerdote Nicola Mazza.
Fu Mazza a infondere in Comboni l’amore per l’Africa e per le missioni. Durante la sua adolescenza decise di diventare sacerdote e nel 1849 giurò a Mazza di dedicare tutta la sua vita all’Africa sub-sahariana. Cinque anni dopo completò gli studi di filosofia e teologia.
Venne ordinato sacerdote il 31 dicembre 1854 dal vescovo di Trento, il beato Giovanni Nepomuceno de Tschiderer.
L’8 Settembre 1857, partì per l’Africa con altri cinque missionari maziani. Arrivato a Khartoum, capitale del Sudan, dopo quattro mesi di viaggio, profondamente colpito dalla realtà africana, Daniele comprese le difficoltà che la sua nuova missione avrebbe incontrato.
La fatica, il clima, le malattie e la la morte di numerosi compagni missionari, insieme alla povertà della gente, non lo fecero desistere dal suo impegno, intrapreso con tanto entusiasmo, ma rafforzarono i suoi propositi.
Dalla missione di Santa Croce scrisse ai genitori:
«Dovremo faticare, sudare, morire, ma il pensiero che si suda e si muore per amore di Gesù Cristo e della salute delle anime più abbandonate del mondo è troppo dolce per farci desistere dalla grande impresa.»
Dopo aver assistito alla morte in Africa di un giovane compagno missionario, senza scoraggiarsi decise di continuare la sua missione, coniando il motto: O Nigrizia o morte, o l’Africa o la morte.
Rientrato in Italia nel 1859 a causa delle insistenti febbri malariche, mise a punto una nuova strategia missionaria.
Nel 1864, mentre pregava sulla tomba di San Pietro a Roma, ebbe un’intuizione dalla quale nacque il suo famoso Piano per la rigenerazione dell’Africa, cioè il progetto di Salvare l’Africa con l’Africa, frutto della sua fiducia nelle capacità dei popoli africani.
Il “Piano”, con le sue audaci innovazioni, è lodatissimo, ma non decolla. Poi, per avversioni varie e per la morte di don Mazza (1865), Comboni si ritrova solo, impotente. Ma non cambia.
Daniele Comboni, nonostante le difficoltà e le incomprensioni, capì che l’Europa e la Chiesa cattolica dovevano prendere in maggiore considerazione la missione dell’Africa Centrale.
Per questo propagandò tale missione in ogni angolo d’Europa, rivolgendosi sia a Re, vescovi e signori, sia a gente povera e umile, creando inoltre la prima rivista missionaria in Italia.
Spinto dalla sua fede nel Signore e nell’Africa creò, rispettivamente nel 1867 e nel 1872, l’Istituto maschile e l’Istituto femminile dei suoi missionari, conosciuti in seguito come Missionari Comboniani e Suore Missionarie Comboniane.
Con il sostegno del suo vescovo, Luigi di Canossa, gli consente di tornare in Africa nel 1867, con una trentina di persone, fra cui tre padri Camilliani e tre suore francesi, aiuti preziosi per i malati. Nasce al Cairo il campo-base per il balzo verso Sud.
Nascono le scuole. E proprio lì, nel 1869, molti personaggi venuti all’inaugurazione del Canale di Suez scoprono la prima novità di Comboni: non solo ragazzi neri che studiano, ma maestre nere che insegnano. Inaudito. Ma lui l’aveva detto: “L’Africa si deve salvare con l’Africa”.
Poi si va a Sud: Khartum, El-Obeid, Santa Croce… Lui si divide tra Africa ed Europa, ha problemi interni duri. Ma “nulla si fa senza la croce”, ripete. Una croce per tutte: il suo confessore lo calunnia, e Comboni continua a fare la sua confessione a lui. Un leone che sa essere dolce.
Uno che per gli africani è già santo, che strapazza i pascià, combatte gli schiavisti e serve i mendicanti. Da lui l’africano impara a tener alta la testa.
Partecipò al Concilio Vaticano I in qualità di teologo del vescovo di Verona, facendo sottoscrivere a 70 vescovi la Postulatum pro Nigris Africæ Centralis, petizione in favore dell’evangelizzazione dell’Africa Centrale.
Nell’autunno 1881 riprendono le epidemie: vaiolo, tifo fulminante, con strage di preti e suore in Khartum desolata. Comboni assiste i morenti, celebra i funerali, e infine muore nella casa circondata da una folla piangente. Era il 10 Ottobre 1881 a Khartum, Sudan. Ha 50 anni.
Poco dopo scoppia la rivolta anti-egiziana del Mahdi, che spazza via le missioni e distrugge la tomba di Comboni (solo alcuni resti verranno in seguito portati a Verona).
Dall’Italia, dopo la sua morte, si chiede ai suoi di venir via, di cedere la missione. Risposta dall’Africa: “Siamo comboniani”. E non abbandonano l’Africa.
Ci sono anche ai giorni nostri, in Africa e altrove. Ne muoiono ancora oggi. Intanto il Sudan ha la sua Chiesa, i suoi vescovi. E ora il suo patrono è stato canonizzato a Roma da Giovanni Paolo II il 5 ottobre 2003.
In generale, ai fini della canonizzazione, la Chiesa cattolica ritiene necessario un secondo miracolo, dopo quello richiesto per la beatificazione: nel caso di Daniele Comboni, ha ritenuto miracolosa la guarigione di Lubna Abdel Aziz, una sudanese di 32 anni di religione musulmana.
Nata a Khartoum nel 1965, l’11 novembre 1997 venne ricoverata al St. Mary’s Maternity Hospital di Khartoum, gestito dalle suore comboniane, per il suo quinto parto cesareo.
Dopo la nascita di un bambino di 5 libbre, sopravvennero per la donna gravi complicazioni: si verificarono ripetute emorragie con nuovi interventi chirurgici, tra cui un’isterectomia. Nonostante le trasfusioni la donna era in fin di vita: polso e pressione non erano misurabili e si era verificato anche un edema polmonare.
Intanto, nonostante il pessimismo dei medici, le suore avevano iniziato una novena di preghiere all’allora beato Daniele Comboni.
Il 13 novembre la donna si riprese inaspettatamente e il 18 novembre fu dimessa in buone condizioni di salute.
La Consulta medica della Congregazione per le Cause dei Santi, nella seduta dell’11 aprile 2002, dichiarò la guarigione: “rapida, completa, scientificamente inspiegabile.”.
(Fonte santiebeati.it – Domenico Agasso/it.cathopedia.org)
O Dio, che vuoi la salvezza di tutti, risveglia in ogni cristiano un forte slancio missionario, affinché Cristo sia annunciato a coloro che non l’hanno ancora conosciuto.
Suscita molte vocazioni e sostieni con la tua grazia i missionari nell’opera di evangelizzazione.
Concedi ad ognuno di noi, per l’intercessione del beato Daniele Comboni, di sentire la responsabilità verso le missioni e soprattutto di comprendere che il nostro primo impegno per la diffusione della fede è quello di vivere una vita profondamente cristiana.
Per Cristo nostro Signore. Amen.
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