San Giovanni Berchmans è stato un religioso e gesuita fiammingo. Il Santo, insieme a Luigi Gonzaga e Stanislao Kostka, è patrono della gioventù studentesca.
Nasce il 12 marzo 1599 a Diest nelle Fiandre, primogenito dei cinque figli di Giovanni Berchmans, calzolaio e conciatore di pelli e di Elisabetta, figlia del borgomastro Adriano Van den Hove.
Avviatosi verso la vita ecclesiastica, iniziò gli studi nella Scuola Grande di Diest; ma nel 1612 il padre si vide costretto per motivi economici, a chiedere a Giovanni di abbandonare gli studi intrapresi e di imparare un mestiere, ma il sostegno di alcuni familiari rese possibile un’altra soluzione più confacente alle doti e all’impegno del ragazzo.
A metà settembre 1612, Giovanni entrò infatti nella casa del canonico Froymont, a Malines, per continuare i suoi studi presso la Scuola Grande di questa città, ma serviva al tempo stesso come cameriere il Froymont e come istitutore alcuni giovanissimi ragazzi della nobiltà, convittori nella canonica.
Avendo nel 1615 i Gesuiti aperto un collegio a Malines, Giovanni poté compiere sotto la loro direzione gli studi di retorica e divenne anche membro della Congregazione Mariana.
Provate alcune incertezze nei riguardi della forma concreta in cui attuare la sua vocazione sacerdotale, leggendo una biografia di San Luigi Gonzaga, capì che Dio lo chiamava nella Compagnia di Gesù.
Dovette tuttavia ancora superare la resistenze dal padre, che sognava per lui un’altra vita ma vi riuscì in maniera così convincente che il padre stesso, dopo la morte della moglie, avvenuta nel 1616, abbracciò lo stato ecclesiastico e divenne sacerdote.
Conclusi gli studi umanistici in maniera brillante, Giovanni iniziò a Malines il noviziato; i progressi spirituali furono così rapidi e sicuri che i superiori gli concessero di emettere, dopo un solo anno di noviziato, i tre voti perpetui detti “di devozione” e lo nominarono ianitor, ossia prefetto dei novizi.
Poco dopo la fine del noviziato (24 settembre 1618) fu prescelto per essere inviato a Roma a fare i suoi studi filosofici al Collegio Romano (l’attuale pontificia Università Gregoriana), dove giunse il 2 gennaio 1619.
Qui ebbe la fortuna di trovare nella persona di Virgilio Cepari – uno dei migliori scrittori spirituali di quel secolo – un eccellente direttore spirituale.
Al termine degli studi filosofici, Giovanni fu incaricato di sostenere l’onorifico e solenne actus publicus, nello svolgimento del quale la chiarezza della sua intelligenza e la profondità delle sue conoscenze destarono grande ammirazione così come la sua modestia, umiltà e dolcezza.
Il rigido tenore di vita da lui seguito e il clima di Roma ne avevano però minato la sua delicata salute. Il 7 agosto 1621, fu assalito da violente febbri, accompagnate da catarro intestinale e da infiammazione polmonare; morì il 13 agosto 1621 dando esempio di una morte santissima.
Giovanni era un grande devoto dell’Eucarestia e della Beata Vergine Maria.
La sua profonda unione amorosa a Dio e la sua sorridente attuazione operosa nelle circostanze della vita concreta fecero sì che la fama di santità si diffuse subito dopo la sua morte, sia a Roma, sia all’estero.
In vita fu amato da tutti per la sua pietà sincera, la schietta carità e l’allegria incessante.
Il suo corpo fu sepolto nella chiesa romana di sant’Ignazio, nella cappella della Santissima Annunziata e la reliquia del suo cuore venne traslata nella chiesa gesuita di Saint-Michel a Lovanio.
Il suo processo di beatificazione iniziò subito dopo la morte, ma venne interrotto a causa dei problemi del suo ordine (a metà del XVIII secolo vennero espulsi da numerosi stati europei e vennero soppressi da papa Clemente XIV nel 1773); riprese dopo il 1814, quando papa Pio VII restaurò la Compagnia di Gesù: la canonizzazione di un gesuita senza meriti straordinari significò il riconoscimento ufficiale della “santità” intrinseca della Regola di sant’Ignazio di Loyola e la piena riabilitazione dell’ordine.
Fu beatificato da papa Pio IX il 9 maggio 1865 e canonizzato da papa Leone XIII il 15 gennaio 1888.
Dal papa Pio X fu assegnato come compatrono alla nuova chiesa dell’Immacolata al Quartiere Tiburtino di Roma (marzo 1909), edificata con la beneficenza della stampa belga, offerta nell’anniversario dell’ordinazione sacerdotale del papa e consacrata dal cardinale Mercier di Malines, primate del Belgio.
Nella pala dell’altare, dedicato al santo, è raffigurato mentre si dispone ad accogliere il bambino Gesù dalle mani di Maria e “fa voto di propagare la devozione alla Beata Vergine Immacolata”.
È patrono della gioventù studentesca.
Giovanni è il Santo del sorriso, indicatore di una via per la santità che si snoda attraverso l’allegria e la quotidianità. Il suo è un sano e schietto realismo spirituale che gli viene certo dalle sue origini povere e dalla scuola ascetica belga, che però poi si è del tutto aperto agli insegnamenti ignaziani. Esempio per tutti di come vivere gioiosamente nel Signore, ha avuto esperienze da mistico ed è stato toccato dalla grazia, ma quello che lo caratterizza di più è la profonda pietà verso il prossimo e un’ardente devozione verso l’Eucaristia e la Vergine Maria.
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