Sant’Enrico, che imperatore del Sacro Romano Impero, si adoperò insieme alla moglie santa Cunegonda per rinnovare la vita della Chiesa e propagare la fede di Cristo in tutta l’Europa; mosso da zelo missionario, istituì molte sedi episcopali e fondò monasteri. A Grona vicino a Göttingen in Germania lasciò in questo giorno la vita.
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Autore: Federico Catani/ Fonte: Radici Cristiane
Probabilmente oggi può parer insolito che un uomo politico e di governo possa essere anche santo. Eppure nella storia della Chiesa cattolica numerosi sono i Sovrani saliti all’onore degli altari. Uno di questi è l’imperatore Sant’Enrico (nato a Bad Abbach o Hildesheim, il 6 maggio 973 o 978 – Germania), che si trovò a capo del Sacro Romano Impero in un’epoca assai difficile quale l’XI secolo.n
Enrico sposò una donna che fu anch’essa canonizzata, Cunegonda , con la quale visse un matrimonio giuseppino, all’insegna della perpetua verginità. I due decisero di comune accordo di vivere in castità, tanto che non lasciarono eredi. Si tratta di una scelta assunta diverse volte da varie coppie cristiane. Una scelta che non sminuisce, anzi valorizza le nozze cristiane.
Sul fronte politico, Enrico fu uno strenuo difensore degli interessi imperiali e del bene della Chiesa. Per consolidare il suo potere, dovette condurre numerose imprese militari, che riuscì a vincere con l’aiuto di Dio. In un’occasione, trovandosi i due eserciti faccia a faccia, i nemici fuggirono, apparentemente senza ragione. In realtà, per terrorizzarli, la tradizione vuole che Dio mostrò loro un angelo alla guida di una schiera di martiri.
Il santo imperatore fu anche artefice di eccezionali operazioni diplomatiche. Per controllare i popoli slavi, ebbe ad esempio bisogno dell’aiuto del re pagano Stefano d’Ungheria. Enrico gli propose un’alleanza e gli offrì in moglie sua sorella Gisella di Baviera, che lo sposò e lo convertì al Cristianesimo. In tal modo, il re magiaro divenne santo Stefano d’Ungheria e portò tutto il suo popolo alla fede cristiana.
L’impresa più importante che Enrico dovette affrontare fu quella contro Arduino d’Ivrea, in Italia. Eletto illegittimamente re della penisola, Arduino iniziò a perseguire un disegno politico, che lo portò a scontrarsi con la Chiesa e con l’Impero. Intervenne allora Enrico, che discese ben due volte nel Nord Italia per ristabilire i diritti e le prerogative imperiali, sconfiggendo Arduino. Fu in quest’occasione (1014) che il santo venne incoronato imperatore da Papa Benedetto VIII. Nella Basilica di San Pietro ricevette con sua moglie la corona imperiale.
Sant’Enrico diede un fattivo e positivo sostegno al governo della Chiesa, a maggior gloria di Dio. In diversi Sinodi, come quello di Pavia celebrato con Benedetto VIII promosse il rispetto del celibato sacerdotale, tant’è che il matrimonio dei sacerdoti fu proibito, sotto pena di deposizione. Enrico sponsorizzò tutte le iniziative volte ad assicurare ordine e giustizia all’interno dei territori dell’Impero.
Sia lui che sua moglie sentirono forte la vocazione monastica e cercarono di compensarla, favorendo l’Ordine cluniacense e costruendo innumerevoli monasteri.
Fu poi grazie ad Enrico che sant’Odilone decretò, pena la scomunica, di interrompere le battaglie dal mercoledì sera al lunedì mattina nei tempi d’Avvento, Natale, Quaresima, Pasqua e Pentecoste: furono le celebri paci e tregue di Dio, che riuscirono ad “umanizzare” la guerra ed a non farle perdere la dimensione cavalleresca. Una realtà ben lontana dalla concezione contemporanea…
Fu grande costruttore di chiese e conventi, fece erigere il Duomo di Bamberga (1007), città che grazie a lui divenne sede vescovile: lo stesso Benedetto VIII celebrò la consacrazione della nuova cattedrale nel 1020.
Nel 1014, inoltre, Enrico chiese al Papa di inserire la recita del Credo in tutte le messe festive ed in altre celebrazioni particolari: il Sommo Pontefice acconsentì.
Sceso in Italia nel 1022 per lottare contro i bizantini, Enrico si ammalò, ma sulla via del ritorno, fermatosi nel monastero di Montecassino, guarì miracolosamente dopo aver pregato sulla tomba di san Benedetto. Tuttavia, restò storpio per il resto dei suoi giorni fino alla morte, avvenuta a Bamberga il 13 luglio 1024.
Entrambi i coniugi furono sepolti nella cattedrale di Bamberga. Le loro tombe divennero presto meta di pellegrinaggi. Enrico fu canonizzato nel 1146, per volontà del beato Eugenio III, mentre Cunegonda nel 1200, sotto Innocenzo III.
San Pio X ha proclamato Enrico patrono degli Oblati benedettini.
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