Testimonium

Il Santo del giorno 16 Agosto 2020 San Rocco, il pellegrino invocato contro la peste. Vita e Preghiera

Oggi, 16 Agosto 2020, la Chiesa festeggia San Rocco

San Rocco, che, originario di Montpellier in Francia, acquistò fama di santità con il suo pio peregrinare per l’Italia curando gli appestati.

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(Fonte santiebeati.it/Famiglia Cristiana/Papaboys)

La vita

San Rocco nasce a Montpellier fra il 1345 e il 1350; secondo tutte le biografie i genitori Jean e Libère De La Croix erano una coppia di esemplari virtù cristiane, ricchi e benestanti ma dediti ad opere di carità.

Rattristati dalla mancanza di un figlio rivolsero continue preghiere alla Vergine Maria dell’antica Chiesa di Notre-Dame des Tables fino ad ottenere la grazia richiesta. Secondo la devozione il neonato, a cui fu dato il nome di Rocco (da Rog o Rotch), nacque con una croce rossa impressa sul petto.

Intorno ai vent’anni di età gli morirono entrambi i genitori e decise di seguire Cristo fino in fondo: vendette tutti i suoi beni, si affiliò al Terz’ordine francescano. Indossato l’abito del pellegrino, fece voto di recarsi a Roma a pregare sulla tomba degli apostoli Pietro e Paolo. Bastone, mantello, cappello, borraccia e conchiglia sono i suoi ornamenti. La preghiera e la carità la sua forza.

Dalla Francia all’Italia

Non è possibile ricostruire il percorso prescelto per arrivare dalla Francia nel nostro Paese. Forse attraverso le Alpi per poi dirigersi verso l’Emilia e l’Umbria, o lungo la Costa Azzurra per scendere dalla Liguria il litorale tirrenico.

Certo è che nel luglio 1367 era ad Acquapendente, una cittadina in provincia di Viterbo, dove ignorando i consigli della gente in fuga per la peste, il nostro Santo chiese di prestare servizio nel locale ospedale mettendosi al servizio di tutti. Tracciando il segno di croce sui malati, invocando la Trinità di Dio per la guarigione degli appestati. San Rocco diventò lo strumento di Dio per operare miracolose guarigioni.

Ad Acquapendente San Rocco si fermò per circa tre mesi fino al diradarsi dell’epidemia, per poi dirigersi verso l’Emilia Romagna dove il morbo infuriava con maggiore violenza. Al fine di poter prestare il proprio soccorso alle sventurate vittime della peste.

Il miracolo di Roma

L’arrivo a Roma è databile fra il 1367 e l’inizio del 1368

, quando Papa Urbano V è da poco ritornato da Avignone. È del tutto probabile che il nostro Santo si sia recato all’ospedale del Santo Spirito. Qui che sarebbe avvenuto il più famoso miracolo di San Rocco: la guarigione di un cardinale, liberato dalla peste dopo aver tracciato sulla sua fronte il segno di Croce.

È proprio questo cardinale a presentare San Rocco al pontefice. L’incontro con il Papa fu il momento culminante del soggiorno romano di San Rocco. La partenza da Roma avvenne tra il 1370 ed il 1371.

Varie tradizioni segnalano la presenza del Santo a Rimini, Forlì, Cesena, Parma, Bologna. Certo è che nel luglio 1371 è a Piacenza presso l’ospedale di Nostra Signora di Betlemme. Qui proseguì la sua opera di conforto e di assistenza ai malati, finché scoprì di essere stato colpito dalla peste.

Di sua iniziativa o forse scacciato dalla gente si allontana dalla città e si rifugia in un bosco vicino Sarmato, in una capanna vicino al fiume Trebbia. Qui, secondo la tradizione, un cane lo trova e lo salva dalla morte per fame portandogli ogni giorno un tozzo di pane, finché il suo ricco padrone seguendolo scopre il rifugio del Santo.

In prigione a Voghera

La Provvidenza non permette che il giovane pellegrino morisse di peste perché doveva curare e lenire le sofferenze di molte persone. Intanto in tutti i posti dove Rocco era passato e aveva guarito col segno di croce, il suo nome diventava famoso. Tutti raccontano del giovane pellegrino che porta la carità di Cristo e la potenza miracolosa di Dio.

Dopo la guarigione San Rocco riprende il viaggio per tornare in patria. Le antiche ipotesi che riguardano gli ultimi anni della vita del Santo non sono verificabili. La leggenda ritiene che San Rocco sia morto a Montpellier, dove era ritornato o ad Angera sul Lago Maggiore. È invece certo che si sia trovato, sulla via del ritorno a casa, implicato nelle complicate vicende politiche del tempo.

San Rocco è arrestato come persona sospetta (ritenuto una spia) e condotto a Voghera davanti al governatore, forse addirittura un suo zio. Interrogato, non volle rivelare il suo nome dicendo solo di essere “un umile servitore di Gesù Cristo”.

La morte

Gettato in prigione, vi trascorse cinque anni, vivendo questa nuova dura prova come un “purgatorio” per l’espiazione dei peccati. Quando la morte era ormai vicina, chiese al carceriere di condurgli un sacerdote. Si verificarono allora alcuni eventi prodigiosi, che indussero i presenti ad avvisare il Governatore.

Le voci si sparsero in fretta, ma quando la porta della cella venne riaperta, San Rocco era già morto: era il 16 agosto di un anno compreso tra il 1376 ed il 1379.

Culto e patronati

Prima di spirare, il Santo aveva ottenuto da Dio il dono di diventare l’intercessore di tutti i malati di peste che avessero invocato il suo nome, nome che venne scoperto dall’anziana madre del Governatore o dalla sua nutrice, che dal particolare della croce vermiglia sul petto, riconobbe in lui il Rocco di Montpellier.

San Rocco fu sepolto con tutti gli onori. Sulla sua tomba a Voghera cominciò subito a fiorire il culto al giovane Rocco, pellegrino di Montpellier, amico degli ultimi, degli appestati e dei poveri.

Nel 1485, dopo alterne vicende di trafugamenti e compravendite, i suoi resti (salva una parte delle ossa di un braccio lasciate a Voghera) furono portati, trovando definitiva collocazione, nella chiesa di San Rocco a Venezia.

È venerato come santo dalla Chiesa cattolica ed è patrono di numerose città e paesi.

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Si tratta del santo più invocato nell’Europa del Medioevo per debellare la peste, tuttora, dai contadini nei campi, dai soccorritori durante le grandi catastrofi come i terremoti, dai medici che si occupano di epidemie e malattie gravissime, è divenuto con il passare dei secoli il santo più conosciuto nel continente europeo e oltreoceano ma anche uno dei più misteriosi.

L’ipotesi più celebre della sua canonizzazione, inserita nell’antica Vita sancti Rochi del Diedo, è che sia avvenuta durante il concilio di Costanza nel 1414 quando, secondo la tradizione, la cittadina fu colpita dalla pestilenza e mentre i padri conciliari stavano discutendo se convenisse lasciare la città, un giovane cardinale propose in assemblea come unica soluzione il ricorso a un uomo di Dio, san Rocco.

La proposta fu accolta e dopo aver portato in processione per la città l’immagine del santo, la città fu in breve tempo liberata dal morbo. Fu quella, quindi, una canonizzazione avvenuta per acclamazione di popolo e ufficialmente riconosciuta dal concilio. Alcuni scrittori successivamente sostennero che si fosse verificata una confusione con il concilio di Ferrara del 1437-1439.

È patrono anche di numerose categorie: contagiati, emarginati, ammalati, viandanti e pellegrini, operatori sanitari, farmacisti, assicurativi, volontari, cani, protettore delle ginocchia e delle articolazioni.

San Rocco, Pellegrino – 16 Agosto (Parrocchia SS. Annunziata – Sala Consilina)

Coronavirus

Nel 2020, con il diffondersi nel mondo della pandemia di COVID-19, comunemente indicata come malattia da Coronavirus, la figura di san Rocco è stata oggetto di preghiere a protezione contro il contagio dalla malattia.

Come è raffigurato?

(Tratto da it.cathopedia.org) – Numerosissime sono le sue raffigurazioni, da quelle più semplici e popolari fino a quelle dei grandi maestri dell’arte. In esse il santo viene presentato in abito da pellegrino, con una serie di caratteristiche e simboli che si ripetono in modo più o meno costante e che comunque permettono di riconoscerlo abbastanza agevolmente e prontamente anche quando non ci sono altri dati che permettono di individuare chi è raffigurato sul simulacro di cui si tratta:

  • il vestito caratteristico del pellegrino, consistente in tabarro (mantello a 360°) e relativo tabarrino (mantellina di dimensioni ridotte, posta sopra il lungo tabarro vero e proprio, con funzione protettiva del tronco e delle spalle, specie quando si trasportava bagaglio ecc.) che da lui ha poi preso il nome (sanrocchino), un cappello a larga tesa, un bordone (bastone), una zucca per contenere l’acqua (spesso appesa al bastone), conchiglie (da usarsi per attingere appunto l’acqua) fissate, a seconda dell’immagine, sul mantello o sul cappello oppure appese a mo’ di collana, bisaccia a tracolla, in alcuni casi pure una piccola fiaschetta attaccata alla cintola (nella rappresentazione dell’artista, sarebbe il contenitore del medicamento recato con sé da questo ex studente di medicina presso la prestigiosa Facoltà della sua città natale) e nelle mani la “lancette” ossia il piccolo bisturi che si iniziava ad usare all’epoca per incidere i bubboni, favorendo la fuoriuscita del pus
  • alcuni artisti mettono anche la corona del Rosario (in effetti il santo era molto devoto della Madonna “delle Tavole”, tuttora venerata nella sua città natale e questa raffigurazione mariana appare anche in qualche icona rocchiana); qualcuno, pure, sostituisce la cintura ai fianchi con un cordone francescano; esiste addirittura qualche rara raffigurazione che lo presenta rivestito dello scapolare trinitario;
  • segni della peste: l’elemento distintivo per eccellenza è una piaga, solitamente sulla coscia, ma gli “addetti ai lavori” (di solito i medici) fanno notare che anche – le mani e gli arti vengono raffigurati con le deformazioni derivanti dai postumi del contagio. La lesione ha solitamente la forma di una piaga verticale, lineare e ovale e somiglia alla ferita provocata da una freccia (simbolo della peste) oppure all’incisione che il chirurgo praticava per cercare di porvi rimedio. Alcuni artisti aggiungono perfino gocce di sangue mentre in tempi moderni il realismo si attenua e la piaga è nascosta da una benda.[20]
  • croce rossa sugli abiti, sul lato del cuore, per indicare l’angioma a forma di croce che egli aveva sul petto dalla nascita e che costituirà l’elemento in base al quale verrà riconosciuto (da suo zio materno Bartolomeo) quando dopo il decesso sarà preparato per la sepoltura;
  • l’angelo (che fu il primo “elemento” a comparire nelle più antiche immagini rocchiane), ossia il messaggero di Dio che conforta Rocco durante la malattia, gli annuncia la guarigione, lo avverte di prepararsi alla morte e di chiedere al Signore una grazia e la manifesta dopo il decesso del pellegrino, facendo trovare la tavoletta che reca: “Chi invocherà il mio servo sarà guarito”;
  • il cane: soprattutto a partire da Quattro e Cinquecento compare anche questo animale, talvolta raffigurato mentre lecca le piaghe dell’appestato ma il più delle volte è accucciato ai suoi piedi e reca in bocca il tozzo di pane sottratto alla mensa di Gottardo Pallastrelli, con cui avrebbe provvidenzialmente nutrito il santo durante la malattia. La frequente associazione tra San Rocco e il cane ha dato origine in francese alla parola roquet per indicare un bastardino

Preghiera a San Rocco

San Rocco fa che ci sentiamo pellegrini su questa terra con il cuore rivolto verso il cielo.

Dona pace e serenità alle nostre famiglie.

Proteggi la nostra gioventù e infondi in essa amore alle virtù.

Agli ammalati porta conforto e guarigione.

Aiutaci ad usare della salute per il bene dei fratelli bisognosi.

Intercedi per l’unità della Chiesa e la pace nel mondo.

Ottienici per la carità praticata qui in terra di godere con Te la gloria immortale.

Redazione Papaboys

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