San Stefano I d’Ungheria è venerato come santo dalla Chiesa cattolica e ortodossa, è stato il primo re ungherese, fondatore dello Stato e della Chiesa ungheresi. In suo ricordo, nel 1764, l’imperatrice Maria Teresa, che era anche regina d’Ungheria, istituì l’Ordine Reale di Santo Stefano d’Ungheria.
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(Fonte it.wikipedia.org – lanuovabq.it)
Nasce a Strigonio (attuale Esztergom, in Ungheria) nel 969 ed era figlio del capotribù magiaro (ungaro) Géza. Diversamente dal padre, che si fece battezzare (probabilmente per motivi politici) ma pare che non visse una reale conversione (le fonti affermano che mescolò il culto pagano a quello cristiano), Stefano sviluppò una fervida devozione a Gesù. Il suo nome prima del battesimo era Vajk.
Intorno ai vent’anni sposò Gisella di Baviera, sorella di sant’Enrico II e dichiarata beata, che contribuì con il marito alla diffusione del cristianesimo .
Dopo la vittoria sugli altri nobili magiari (in alcuni casi mostrando anche la sua ferocia), fu elevato al rango di re il 20 agosto 1000, una data che come detto rappresenta uno spartiacque nella storia della nazione ungherese.
In quello stesso anno papa Silvestro II gli fece avere attraverso Astarico, primo abate all’Abbazia di Pannonhalma (che era stata fondata da Géza) e poi nominato vescovo, una corona d’oro insieme a una croce apostolica e una lettera di benedizione, riconoscendolo come re cristiano: l’incoronazione di Stefano avvenne il 25 dicembre 1000 (o l’1 gennaio seguente).
Nei successivi sei anni il sovrano riuscì a unificare praticamente tutte le tribù ungheresi.
Favorì la diffusione del cristianesimo con diverse leggi e si avvalse dell’aiuto dei monaci cluniacensi per l’evangelizzazione del Paese, mantenendosi in contatto con sant’Odilone di Cluny. Tra gli atti più rilevanti, vi furono l’organizzazione dell’Ungheria in dieci diocesi, l’erezione di diversi monasteri e l’ordine di costruire una chiesa ogni dieci villaggi.
Avendo a cuore i pellegrinaggi in Terrasanta e la sicurezza dei fedeli, fece costruire a Gerusalemme un alloggio per i cristiani ungheresi.
Si rivelò un re giusto sul fronte interno e accorto in politica estera. La moglie Gisella gli diede tre figli ma solo Emerico, anche lui un pio cristiano, arrivò all’età adulta. Dopo anni di regno, Stefano pensava di abdicare in favore di quest’ultimo e dedicarsi a una più intensa contemplazione di Dio, ma nel 1031 Emerico venne ferito mortalmente da un cinghiale durante una battuta di caccia.
Così meditò il padre nell’elogio funebre del figlio: «Per un imperscrutabile disegno divino la morte lo ha preso, così che la malvagità non possa corromperne l’anima e che ingannevoli pensieri non possano deviarne la mente, come il Libro della Sapienza insegna per le morti premature».
Stefano morì il 15 Agosto 1038, nel giorno dell’Assunta. Secondo una tradizione, sul letto di morte il santo affidò il regno e la nazione alla Vergine Maria.
Nel 1083 venne canonizzato da Gregorio VII insieme a Emerico.
In suo ricordo, l’imperatrice Maria Teresa d’Austria istituì nel 1764 l’Ordine reale di Santo Stefano d’Ungheria.
Poco dopo la morte di Stefano, iniziarono le segnalazioni di miracoli di guarigione che sarebbero accaduti nei pressi della sua tomba. I cristiani lo venerano come santo patrono d’Ungheria, dei re, dei morti prematuri, dei lavoratori edili, degli scalpellini e dei muratori.
Nel 2000 Stefano è stato canonizzato anche dalla Chiesa ortodossa, primo nuovo santo ad essere dichiarato tale da Cattolici e Ortodossi dopo lo scisma delle due chiese.
La principale reliquia è la mano destra (o, per i devoti, “la sacra destra”) che viene portata in processione in occasione della festa del 20 agosto. La storia della mano destra ebbe inizio quando un monaco la trafugò nel proprio monastero, dopo averla amputata e sottratta dalla tomba di pietra in cui le spoglie del re erano state trasferite per maggiore sicurezza durante il periodo di rivolte seguito alla sua morte. Durante il periodo di dominazione turca si persero le tracce della mano. Secoli dopo venne ritrovata nella città dalmata di Ragusa e poté tornare in Ungheria grazie all’imperatrice Maria Teresa che la affidò ad un convento. In seguito fu traslata nella basilica di Santo Stefano a Budapest, dove ancora oggi è custodita.
Frammenti ossei sono custoditi in numerose chiese ungheresi.
Assisti, Signore, i tuoi fedeli, nel ricordo di santo Stefano, re d’Ungheria; egli che guidò il suo popolo alla fede di Cristo sia nostro patrono presso di te nel cielo.
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