A Roma sulla via Labicana, santa Elena, madre dell’imperatore Costantino, che si adoperò con singolare impegno nell’assistenza ai poveri; piamente entrava in chiesa mescolandosi alle folle e in un pellegrinaggio a Gerusalemme alla ricerca dei luoghi della Natività, della Passione e della Risurrezione di Cristo onorò il presepe e la croce del Signore costruendo venerande basiliche.
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Poche le notizie certe sulla santa. Nasce probabilmente nel 250 da una famiglia plebea e pagana, a Drepamin, in Bitinia nel golfo di Nicomedia (attuale Turchia), cittadina a cui in seguito il futuro figlio e imperatore Costantino darà il nome di Helenopolis (“città di Elena”).
Qui, secondo Sant’Ambrogio, Elena esercitava l’ufficio di “stabularia”, cioè locandiera addetta alle stalle. La modestia e delicatezza di Elena innamorò il giovane ufficiale Costanzo Cloro, che, nonostante le fosse di grado sociale superiore, la volle in sposa conducendola con sé in Dardania, nei Balcani. La giovane che non aveva diritto ai titoli onorifici del marito, gli fu sposa fedele e nel 280 a Naisso in Serbia diede alla luce il figlio Costantino .
Le virtù militari e politiche consentirono a Costanzo di ottenere, insieme a Galerio, il titolo di Cesare; ma era necessario sugellare questa elevazione all’interno del nuovo sistema politico della Tetrarchia, quindi gli imperatori Diocleziano e Massimiano nel 293 gli imposero di ripudiare la moglie e di unirsi in matrimonio alla figliastra del secondo, Teodora.
Elena, allontanata dalla famiglia e dal figlio che fino a quel momento aveva cresciuto con dedizione e amore, mai si perse d’animo e umilmente rimase nell’ombra, mentre Costantino veniva allevato alla corte di Diocleziano.
Nel 305 Costanzo Cloro divenne capo dell’impero il giovane figlio lo seguì in Britannia dove prese parte alla campagna di guerra contro i Pitti per poi succedergli alla morte su acclamazione dell’esercito. Tra i primi provvedimenti il neoimperatore richiamò subito la madre Elena Flavia Giulia conferendole il titolo di Augusta. La donna, la cui effige fu incisa nelle monete, ebbe da allora libero accesso al tesoro imperiale. Gli onori non ne inorgoglirono mai il cuore, anzi stimolarono in lei l’innata attenzione al prossimo che si concretizzò nell’elemosina, nel venire incontro alle necessità materiali dei poveri, nella liberazione dal carcere, dalle miniere e dall’esilio di numerose persone.
Le opere di misericordia riflettevano la fede di Elena, luminosa e contagiosa al punto che in molti si chiedono quanto abbia influito sulla conversione del figlio e sulla promulgazione dell’editto di Milano del 313 che diede libertà di culto ai cristiani dopo tre secoli di persecuzione.
Si racconta che prendesse parte alle celebrazioni religiose, vestendo abiti modesti per confondersi tra la folla e invitasse gli affamati a pranzo servendoli di persona.
Un evento sconvolse la vita della famiglia quando nel 326 Costantino fece uccidere prima il figlio Crispo, su istigazione della matrigna Fausta, sua seconda moglie e poi anche quest’ultima sospettata di attentare al suo onore.
Di fronte alla tragedia Elena all’età di 78 anni mantenne salda la fede recandosi in pellegrinaggio penitenziale in Terra Santa.
Qui, fece edificare le Basiliche della Natività a Betlemme, dell’Ascensione sul Monte degli Ulivi e indusse Costantino a costruire quella della Resurrezione. Sul Golgota dove fece distruggere gli edifici pagani costruiti dai romani, avvenne il prodigioso rinvenimento della vera Croce: il cadavere di un uomo messo a giacere sul legno ritrovò miracolosamente la vita. I tre chiodi che trafissero il corpo di Cristo furono donati da Elena a Costantino. Uno fu incastonato nella Corona Ferrea conservata nel duomo di Monza, quasi a voler ricordare che non esiste sovrano che non debba soggiacere al volere di Dio. Le preziose reliquie sono oggi conservate nella Basilica romana di Santa Croce in Gerusalemme.
Elena avrebbe trovato anche la croce di uno dei due ladroni, la spugna imbevuta d’aceto, parte della corona di spine, un chiodo della croce nonché il titulus crucis.
Secondo alcune fonti però non fu lei a effettuare la scoperta della vera croce, ma il fatto che Eusebio di Cesarea abbia descritto il suo viaggio in Oriente come un pellegrinaggio e quindi abbia attestato la presenza di Elena a Gerusalemme, fece probabilmente collegare la madre del primo imperatore romano cristiano al ritrovamento della reliquia.
Poiché vi sono diverse attestazioni del culto della croce nella Basilica del Santo Sepolcro a Gerusalemme nel secondo quarto del IV secolo, la leggenda del suo ritrovamento da parte di Elena dovette nascere in quel periodo e diffondersi molto rapidamente.
Sono infatti tre le versioni del ritrovamento della reliquia: una in cui la scoperta è da attribuirsi alla sola Elena, una in cui il ritrovamento fu effettuato da Protonike, una presunta imperatrice del I secolo, e una in cui Elena avrebbe ricevuto aiuto dall’ebreo Giuda, poi convertitosi e battezzato Ciriaco (Kyriakos). Fu quest’ultima versione ad avere maggior successo, probabilmente per la sua vena anti-giudaica.
Elena muore nel 329, all’età di 80 anni in un luogo non identificato. Venne assistita dal figlio che fece trasportare il corpo a Roma sulla via Labicana dove fu tumulato in un mausoleo a lei intitolato. Il sarcofago di porfido, trasportato nel secolo XI al Laterano, è oggi conservato ai Musei Vaticani. Il suo culto si diffuse sia in Oriente che in Occidente dove è commemorata rispettivamente il 21 maggio e il 18 agosto e associata iconograficamente al simbolo della croce.
La statura spirituale di Elena fu tale da essere scelta insieme ai santi Andrea, Veronica e Longino tra le statue monumentali ai piedi dei pilastri della cupola michelangiolesca nella Basilica Vaticana.
Concedi, o Signore, che ad imitazione della tua serva Elena disprezziamo i beni della terra, e ci dedichiamo tutti al tuo santo servizio e a procurare la tua gloria.
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