Sant’Eusebio di Vercelli è stato il primo vescovo dell’allora appena sorta arcidiocesi di Vercelli del IV secolo, patrono di Vercelli oltre che primo vescovo e patrono della intera regione Piemonte.
Vive nel IV secolo d.C. e la tradizione lo vuole nativo della Sardegna. Non si hanno informazioni sulla sua famiglia, che si suppone fosse benestante dato che da giovane Eusebio poté viaggiare e non sappiamo quale motivo l’abbia indotto a stabilirsi a Roma.
Sotto il pontificato di Papa Giulio I fu ordinato Lettore, fu collega del futuro Papa Liberio nel compito di leggere dall’ambone durante le adunanze liturgiche.
Finché rimase a Roma, unendo l’austerità ascetica al servizio ecclesiastico, Eusebio non ricevette altri sacri ordini.
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A quei tempi in Piemonte esistevano fiorenti ma isolate comunità cristiane, che vivevano in mezzo alla popolazione pagana delle campagne e dei monti. Per coordinare quei centri di credenti e convertire al Vangelo la vasta regione venne creata, nel 342, la diocesi di Vercelli.
Tra i personaggi pontifici inviati a Vercelli a trattare l’erezione della nuova diocesi, Giulio I aveva inviato da Roma anche il lettore Eusebio, forse con la segreta speranza che l’esemplare uomo di Dio venisse eletto a quella sede.
Effettivamente, benché d’origine straniera e sconosciuto da tutti, la comunità di Vercelli rimase soggiogata dall’ascetica figura di lui e subito, per acclamazione, lo preferì ai propri concittadini.
Eusebio fu consacrato a Roma dallo stesso sommo pontefice. La sua diocesi abbracciava un vastissimo territorio che si estendeva dalle Alpi fino ai territori delle diocesi di Milano e Pavia, in cui prevaleva nella popolazione il politeismo romano e il culto degli antichi celti.
Nel primo cristianesimo piemontese, Eusebio divenne uno strenuo oppositore dell’arianesimo, nonché sostenitore del simbolo niceno.
La dottrina del concilio di Nicea (325) sul Figlio di Dio affermava: “generato, non creato, della stessa sostanza del Padre“; dall’altra, i seguaci dell’arianesimo, che sosteneva che la natura divina del Figlio fosse sostanzialmente inferiore a quella di Dio e che, pertanto, vi fu un tempo in cui il Verbo di Dio non fosse esistito e che dunque esso fosse stato soltanto creato in seguito.
Fu inviato da papa Liberio, insieme al vescovo Lucifero di Cagliari in missione dall’imperatore Costanzo II, per chiedergli la convocazione di un concilio che mettesse fine alla controversia tra ariani (peraltro sostenuti dallo stesso imperatore) e gli ortodossi orientali, al quale Eusebio fu teologicamente più affine. Tale concilio si celebrò a Milano nel 355 ma, essendo i vescovi ariani in maggioranza, Eusebio si rifiutò di sottoscriverne gli stessi editti conclusivi. Ne nacque quindi un conflitto con Costanzo II, che fu costretto a esiliarlo in Terra santa, e precisamente a Scitopoli, in Palestina.
Qualche anno dopo fu poi trasferito in Cappadocia, quindi nella Tebaide egizia, fino al 361, anno della morte di Costanzo II. Il suo successore, l’imperatore Giuliano, mise fine al suo esilio, e gli consentì, quindi, di riprendere possesso della sua sede vescovile.
Quando fece ritorno in Piemonte, nel 362, tornò a studiare, a scrivere e a riprendere l’evangelizzazione delle campagne; istituì anche la diocesi di Tortona.
Dalla Terra santa, Eusebio, si portò dietro il culto orientale dell’allora appena sorta iconografia della venerazione mariana della Madonna Nera, il cui volto scuro ha varie ipotesi di origine.
Secondo questa tradizione, lo stesso si portò dall’esilio una di queste raffigurazioni, probabilmente una statua, durante una delle fughe dalle persecuzioni ariane; sempre secondo la tradizione, tale statua fu inizialmente nascosta presso la cittadina valdostana di Fontainemore, località ancor oggi devota a tale culto, e poi custodita sui monti biellesi presso quello che, in futuro, si svilupperà come il noto sito del Santuario di Oropa.
Eusebio fu un vescovo molto stimato, tanto che diventerà noto non solo come santo, ma addirittura come patrono della stessa regione Piemonte.
Oltre Oropa, grazie alle sue opere di capillare evangelizzazione del nord-ovest Italia, si svilupparono altri siti di antica tradizione mariana legati al santo, come, ad esempio, lo stesso Duomo di Vercelli, la chiesa di San’Eusebio di Pavia, il Sacro Monte di Crea nel Monferrato, il santuario Madonna del Palazzo di Crescentino.
L’ultima sua comparsa documentata fu al concilio episcopale di Alessandria, dove decise di perdonare i vescovi ariani che lo attaccarono, purché ritornassero allo stato laicale.
Eusebio morì a Vercelli nel 371, ma le sue reliquie furono rinvenute soltanto durante la ricostruzione del duomo della città intorno al XVI secolo.
O San Eusebio, nostro Patrono, che hai recato nella nostra terra la fede nel vero Dio, Uno nella natura e Trino nelle Persone, conferma con la tua preghiera la nostra speranza in questa santa Fede, affinché noi sappiamo vivere sempre sotto lo sguardo del Padre nostro che è nei cieli ed adoriamo la Trinità dimorante in noi con la sua presenza e la sua grazia.
Gloria al Padre… San Eusebio, prega per noi!
O San Eusebio, nostro Patrono, che hai incessantemente predicato che il Figlio di Dio, vero Dio e vero uomo, è nato da Maria Vergine ed è morto per la nostra salvezza, e per questa fede hai subito l’esilio e le pene del martirio, aiutaci ad avere verso Gesù, nostro divin Salvatore, la stessa tua incrollabile fede e il tuo grande amore.
Gloria al Padre… San Eusebio, prega per noi!
O, San Eusebio, nostro Patrono, che sedici secoli fa hai recato ad Oropa il culto della Vergine Madre di Dio, e l’hai qui posta a nostra protezione, fa’ che memori dei benefici da Lei ricevuti non stacchiamo mai gli sguardi da questo Sacro Monte e continuiamo ad amare e ad imitare Maria, nostra celeste Regina e Madre.
Ave Maria Regina del Monte di Oropa, prega per noi.
Gloria al Padre… San Eusebio, prega per noi.
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