Santi Cosma e Damiano, martiri, che si ritiene abbiano esercitato a Cirro nella provincia di Eufratesia, nell’odierna Turchia, la professione di medici senza chiedere alcun compenso e abbiano sanato molti con le loro gratuite cure.
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(Fonte santiebeati.it/Autore: Domenico Agasso)
Abbiamo informazioni abbondanti e di grande interesse sul culto che Cosma e Damiano hanno avuto già poco tempo dopo la morte: ad esempio dedicazione di chiese e monasteri a Costantinopoli, in Asia Minore, in Bulgaria, in Grecia, a Gerusalemme.
La loro fama è giunta rapida in Occidente, partendo da Roma, con l’oratorio dedicato loro da papa Simmaco (498- 514) e con la basilica voluta da Felice IV (526-530). I loro due nomi, poi, sono stati pronunciati infinite volte, sotto tutti i cieli, ogni giorno a partire dal VI secolo, nel Canone della Messa, che dopo gli Apostoli ricorda dodici martiri, chiudendo l’elenco appunto con i loro nomi: Cosma e Damiano.
Poco si sa invece della loro vita. Li ricorda il Martirologio Romano, ispirandosi a una narrazione che vuole Cosma e Damiano nati in Arabia. Sono fratelli, e cristiani. Per invito dello Spirito Santo, si dedicano alla cura dei malati, dopo aver studiato l’arte medica in Siria.
Ma sono medici speciali, appunto in virtù della loro missione: non si fanno pagare. Di qui il soprannome di anàrgiri (termine greco che significa “senza argento”, “senza denaro”).
Solo una volta, si narra – e contro la volontà di Cosma –, Damiano ha accettato un compenso da una donna che ha guarito: tre uova.
Questa attenzione ai malati è pure uno strumento efficacissimo di apostolato cristiano e di conversione per chi li incontra; questa opera di proselitismo costa la vita ai due fratelli.
Vengono infatti martirizzati insieme con altri cristiani in un anno imprecisato del regno dell’imperatore Diocleziano (tra il 284 e il 305, forse nel 303); il governatore romano li sottopone a tortura e poi li fa decapitare.
Questo avviene a Ciro, città vicina ad Antiochia di Siria (oggi Antakya, in Turchia) dove i martiri vengono sepolti.
Un’altra narrazione dice che furono uccisi a Egea di Cilicia, in Asia Minore, per ordine del governatore Lisia, e poi traslati a Ciro.
Il culto dei santi Cosma e Damiano, invocati come potenti taumaturghi (compievano miracoli e guarigioni), iniziò subito dopo loro la morte.
Il culto per i due guaritori, passato dall’Oriente all’Europa, “si mantenne straordinariamente vivo fino a tutto il Rinascimento, dando luogo a un’iconografia tra le più ricche dell’Occidente, specie in Italia, Francia e Germania” (Maria Letizia Casanova).
La devozione ai due taumaturghi ebbe un straordinario incremento in età rinascimentale, soprattutto a Firenze, grazie alla famiglia dei Medici, che li aveva come patroni del loro casato. Oltre a portarne i nomi, alcuni membri della famiglia commissionarono ad artisti di fama con Francesco Lippi, Beato Angelico e Raffaello la propria raffigurazione in compagnia o sotto l’effige di Cosma e Damiano.
Sono patrono di: medici, chirurghi, farmacisti, barbieri, dentisti, Boemia.
Sono invocati in particolare per intercessioni riguardanti la salute corporale.
O gloriosi santi Medici Cosmo e Damiano, con umiltà e confidenza di figli devoti, ci prostriamo fiduciosi innanzi alle vostre immagini per implorare il vostro potente patrocinio.
La pietà, che sempre avete usato verso i sofferenti, ci anima a raccomandarvi caldamente il nostro povero infermo (dire in nome…).
Ridonategli la salute. Una sola vostra parola può recargli sollievo e può ottenergli dal Signore la sospirata grazia. Accogliete, benevoli, le nostre suppliche ed esauditeci.
O coraggiosi Martiri, conoscendo noi i singolari carismi, di cui vi arricchì il buon Gesù per il bene spirituale e temporale dei vostri fratelli, nutriamo piena fiducia di ottenere, per vostro mezzo, la grazia che vi domandiamo.
Il Divino Redentore, che attraversò la Palestina beneficando tutti e sanando gli infermi, non potrà certo rigettare i nostri gemiti, se le nostre preghiere saranno avvalorate dalla vostra intercessione.
Supplicate il Signore per l’ammalato che a voi raccomandiamo, e mostrate ancora una volta che siete i generosi benefattori dell’umanità sofferente.
O potenti Santi, il vostro cuore, sempre infiammato di quel sacro fuoco che il Redentore venne a portare sulla terra per la salvezza dell’umanità, non rimandò mai privo di consolazione chi a voi ricorse con fede nelle tribolazioni della vita.
Saremo forse noi soli esclusi dai vostri benefici? è vero, non ne siamo meritevoli. Ma, poiché è grande il vostro potere presso Dio, siamo sicuri che non resteremo delusi nelle nostre speranze.
Benedite, dunque, il nostro infermo, come un giorno Gesù benedisse gli infelici che ne imploravano il soccorso, e, con la salute dello spirito, ridonategli presto quella del corpo.
Sarà questa un’altra prova della vostra inesauribile carità, un altro titolo per la nostra profonda e sincera gratitudine.
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