Pietro Crisologo è stato vescovo di Ravenna; è venerato come santo e dottore della Chiesa.
Secondo la tradizione, Pietro, nasce verso il 405 a Imola. Venne battezzato ed educato da Cornelio, vescovo di Imola, che poi lo avviò a studi letterari e giuridici a Ravenna e a Bologna. Ordinato diacono, sempre da Cornelio, lo affiancò durante il suo episcopato.
Secondo la tradizione, nel 433 circa, fu papa Sisto III a nominarlo vescovo di Ravenna e lo stesso papa lo consacrò e ne ascoltò il suo primo discorso da vescovo, tenuto in presenza anche di Galla Placidia (figlia dell’imperatore Teodosio I, sorella di Onorio e di Arcadio, rispettivamente imperatori d’Occidente e d’Oriente.) La sua città, Ravenna, era da poco diventata la capitale del (nuovo) Impero Romano d’Occidente.
La sua pietà e il suo zelo gli fecero guadagnare l’ammirazione dei fedeli e, grazie alla sua arte oratoria (del predicare) e alla sua eloquenza pastorale, fu soprannominato Crisologo (dal greco, “dalle parole d’oro“). Godette della fiducia di papa Leone I e della protezione dell’imperatrice Galla Placidia.
Le maggiori notizie che abbiamo di lui le troviamo nei circa 180 sermoni suoi che ci sono pervenuti. Nella sua vita le date certe sono molto poche, ma la sua identità di uomo e di vescovo viene fuori chiaramente dai documenti che possediamo. È lì che troviamo veramente lui, con una cultura apprezzabile in quei tempi e tra quelle vicende, e soprattutto col suo calore umano e con lo schietto vigore della sua fede.
Inoltre, “la sua attività di predicatore ci ha lasciato soprattutto una documentazione inestimabile sulla liturgia di Ravenna e sulla cultura di questa città” (B. Studer). Una città che è formicolante crocevia di problemi e di incontri. A trovare Pietro venne uno dei vescovi più illustri del tempo, Germano di Auxerre , che poi morì proprio a Ravenna nel 448, assistito da lui.
Nel 449 il teologo monofisita Eutiche tentò, invano, di avere il suo appoggio dopo essere stato condannato dal Sinodo di Costantinopoli del 448 e considerato eretico per la sua visione sulla presenza in Cristo della sola natura divina, negando dunque tutte le sofferenze patite dal Redentore nella carne (natura anche umana).
Grande fu il suo impegno, in sintonia con una personalità devota e sensibile come Galla Placidia, nell’ispirare e promuovere direttamente la costruzione di edifici di culto come la chiesa di san Giovanni Evangelista e il battistero di san Pietro in Classe.
Alla sua morte, Ravenna, da borgo paludoso, poteva competere per basiliche, cappelle, palazzi e monasteri con la capitale dell’impero d’Oriente.
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Il santo vescovo morì il 30 luglio tra il 451 e il 458. È sepolto nel Duomo di Imola. Il suo sarcofago si trova nella navata di sinistra della cripta.
Quasi tre secoli più tardi, il vescovo di Ravenna san Felice (†725) compilò una raccolta delle omelie del suo predecessore, per un totale di 176. Per i suoi sermoni (in cui il santo confuta le eresie, spiega efficacemente il mistero dell’Incarnazione e il Credo apostolico, esalta san Giovanni Battista e la Beata Vergine, ricorda il sacrificio eroico di sant’Apollinare, primo vescovo di Ravenna, ecc.), nel 1729 Benedetto XIII ha proclamato san Pietro Crisologo dottore della Chiesa.
O Signore, che con una divina rivelazione hai designato a reggere la tua Chiesa, il santo vescovo Pietro Crisologo, concedi a noi che possiamo avere intercessore in cielo colui che avemmo dottore in terra.
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