Giuseppe di Arimatea è un personaggio del Nuovo Testamento e degli apocrifi del Nuovo Testamento, coinvolto in modo particolare nella crocefissione e deposizione di Gesù. Durante il medioevo sorsero alcune leggende che lo collegano alla Britannia e al mito del Santo Graal.
Poche le notizie sulla sua vita, sappiamo che Giuseppe svolge un ruolo di rilievo nella passione di Gesù. Egli depone Gesù morto dalla Croce e lo colloca nel Sepolcro.
Nei Vangeli l’episodio si ripete secondo uno schema ben determinato: presentazione di Giuseppe, richiesta del corpo di Gesù a Pilato da parte di Giuseppe, che poi lo depone dalla croce, lo avvolge in un sudario e lo mette nel Sepolcro, che viene chiuso.
Il personaggio non è trascurato dalla leggenda ed in primo luogo dagli anonimi autori degli apocrifi. Nello pseudo-Vangelo di Pietro (sec. II) la narrazione non si distacca da quella del Vangelo. L’unica differenza sta nel fatto che Giuseppe chiese a Pilato il corpo di Cristo ancora prima della Crocifissione.
Ricchi di nuovi fantastici racconti sono invece gli Atti di Pilato o Vangelo di Nicodemo (sec. V), in cui si narra che i Giudei rimproverarono a Nicodemo e a Giuseppe il loro comportamento in favore di Gesù e che proprio per questo, Giuseppe venne imprigionato, ma, miracolosamente liberato, è ritrovato poi ad Arimatea. Riportato a Gerusalemme narrò la prodigiosa liberazione.
Durante il Medioevo, la figura di Giuseppe fu al centro di due gruppi di leggende, quella che lo vedeva come fondatore della cristianità britannica e quella che lo voleva primo custode del Santo Graal (la coppa usata da Gesù nell’ultima cena).
In nessuno dei più antichi racconti dell’arrivo del cristianesimo in Britannia si menziona Giuseppe di Arimatea. È solo nella Vita di Maria Maddalena di Rabano Mauro (780-856), arcivescovo di Magonza, che compare il primo collegamento tra Giuseppe e la Britannia: secondo il racconto di Rabano, Giuseppe fu inviato in Britannia, e fino in Francia fu accompagnato da “le due sorelle di Betania, Maria e Marta, Lazzaro (che fu risorto dai morti),Sant’ Eutropio, Santa Salomé, San Cleone, San Saturnino, Santa Maria Maddalena, Marcella (serva delle sorelle di Betania), San Massimino, San Marziale, e San Trofimo “.
In Britannia, sempre secondo i racconti, morì e fu sepolto sull’isoletta di San Patrizio poco distante dall’Isola di Man.
Un racconto del sec. IX riferisce che il patriarca Fortunato di Gerusalemme per non essere catturato dai pagani, fuggì in Occidente al tempo di Carlo Magno portando con sé le ossa di Giuseppe d’Arimatea; nel suo peregrinare si fermò per ultimo nel monastero di Moyenmoutier, di cui divenne abate. Le reliquie del santo furono poi trafugate dai canonici.
È il patrono dei funerali e delle pompe funebri.
Nel nome del Padre, del Figlio, e dello Spirito Santo. Amen.
Signore Gesù, Giuseppe d’Arimatea non ebbe timore di esporsi ai pericoli osando richiedere il tuo corpo.
Fa’ che con l’affetto del tuo discepolo e con uguale coraggio non temiamo di esporre noi stessi nel prenderci cura amorevole delle membra sofferenti del tuo Corpo.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.
Amen
Padre, Ave Maria, Gloria
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