Tommaso da Celano è stato un religioso, poeta e scrittore italiano; frate francescano, è celebre per essere considerato il probabile autore della sequenza Dies irae, e per aver composto due Vitae di san Francesco d’Assisi, una Vita di santa Chiara, e almeno due lodi del Poverello.
Tommaso nasce nel 1185 a Celano, in Abruzzo. Entrò nell’Ordine francescano attorno al 1215.
Non fu, quindi, uno dei primi discepoli di San Francesco d’Assisi, ma comunque lo conobbe personalmente.
Nel 1221 si propose per partecipare a una missione in Germania con Cesario di Spira per promuovere il nuovo ordine francescano, e nel 1223 fu nominato “custode unico” (custos unicus) della Provincia renana dell’ordine, che comprendeva Colonia, Magonza, Worms, e Spira.
Dopo un paio d’anni, tornò in Italia e fu presente a due eventi notevoli della biografia di san Francesco d’Assisi: la morte del poverello di Assisi (3 ottobre 1226) e la sua proclamazione a Santo (16 luglio 1228).
Fu incaricato da Papa Gregorio IX di redigere una Vita del santo di Assisi; risultata insoddisfacente per una parte dei francescani (che si dividevano tra Spirituali e Conventuali), la Vita ebbe una seconda redazione, coadiuvata da testimonianze di altri francescani che avevano seguito Francesco da vicino.
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Come è noto, tutti questi scritti furono poi sostituiti ufficialmente dalla Legenda maior di Bonaventura di Bagnoregio e condannati alla totale distruzione.
Nel 1260 Tommaso ottenne il suo ultimo incarico, direttore spirituale di un convento di Clarisse situato in val de’ Varri, tra Lazio e Abruzzo, dove morì attorno al 1265, non distante da Celano, sua città natale.
Fu sepolto nella chiesa del convento delle Clarisse di San Giovanni in Barri, situato su un monte della val de’ Varri, tra i contemporanei comuni di Pescorocchiano (RI) e Sante Marie (AQ), dove visse gli ultimi anni della sua esistenza.
La salma fu dapprima traslata nel vicino monastero di Santa Maria del Piano e dal 1516 nella chiesa-convento di San Francesco a Tagliacozzo, nella Marsica.
Tommaso è venerato come beato per vox populi, vox Dei.
L’ultima ricognizione canonica delle reliquie fu effettuata nella seconda metà degli anni cinquanta, in occasione del settecentenario dalla morte.
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