San Donato è stato probabilmente il secondo vescovo di Arezzo e viene venerato come santo martire dalla Chiesa cattolica.
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Nasce probabilmente ad Arezzo ma, secondo alcune fonti, potrebbe essere originario di Nicomedia (antica città turca) o di Roma.
Notizie della sua vita sono riportate nel Martirologio Geronimiano (risalente al V secolo), in una Passio Donati del VI secolo, in varie altre Passiones, agiografie di origine medievale e nella Cronaca dei custodi, documento del XI secolo.
Viene ordinato sacerdote quando nella città era vescovo Satiro operando un’ottima evangelizzazione con predicazioni in città e nelle circostanti campagne.
Alla morte del vescovo, viene scelto a succedergli e quindi ordinato vescovo dal papa Giulio I. Prosegue la sua opera con rinnovato zelo e, altri prodigi, lo confortano e gli danno popolarità. Nella sua azione sarà coadiuvato dal diacono Antimo.
Le notizie di origine più antica non parlano di un suo martirio e gli viene attribuito il titolo di vescovo e confessore.
Più tardi gli venne attribuito un martirio, inflittogli dal prefetto di Arezzo, Quadraziano, mediante decapitazione. Il martirio sarebbe avvenuto secondo alcuni sotto l’imperatore Giuliano, nel 362. Secondo altri sarebbe avvenuto addirittura nel 304, sotto Diocleziano. Il giorno in cui, secondo la tradizione, avvenne la sua morte, è il 7 agosto.
Il corpo di San Donato è conservato e venerato nell’omonima chiesa di Castiglione Messer Raimondo, in provincia di Teramo.
Come santo è considerato protettore degli epilettici perché gli è attribuita la guarigione miracolosa di un bambino da questa malattia.
Tra i miracoli che la tradizione gli attribuisce, il più famoso è quello del calice, per via del quale sarebbe stato condannato al martirio: durante la celebrazione della Messa, al momento della Comunione ai fedeli nelle due specie, mentre egli distribuisce il pane e il suo diacono Antimo distribuisce con un calice di vetro il vino, entrano nel tempio i pagani che con violenza mandano in frantumi il calice fra la costernazione dei fedeli. Donato allora, dopo intensa preghiera, raccoglie i frammenti e li riunisce, ma manca un pezzo del fondo del calice, egli noncurante continua a servire il vino senza che esso cada dal fondo mancante; fra lo stupore generale provocato dal miracolo ben 79 pagani si convertono.
La ‘passio’ racconta anche di altri miracoli eclatanti, fra i tanti, fa risuscitare una donna di nome Eufrosina che aveva in custodia una ingente somma di denaro, ma che con la sua improvvisa morte non si trovava più; fa vedere di nuovo ad una povera cieca a cui dona anche la luce della fede, di nome Siriana; libera dal demonio il figlio del prefetto di Arezzo, Asterio.
Nel 1384, il capitano di ventura francese Enguerrand de Coucy espugnò e depredò Arezzo, poi valicò l’Appennino, recando con sé, tra l’altro, la preziosa reliquia della testa di san Donato, patrono di Arezzo. Alla sua venuta a Forlì, Sinibaldo Ordelaffi, il Signore di quella città, riscattò la reliquia, che tenne con grande venerazione fino a che essa fu restituita agli aretini.
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