Alfonso Maria de’ Liguori è stato un vescovo cattolico e compositore italiano, fondatore della Congregazione del Santissimo Redentore.
Nasce a Marianella nei pressi di Napoli, il 27 Settembre 1696. Era il primo di otto figli di una nobile famiglia del napoletano.
Il padre Giuseppe era ufficiale di marina e la madre, Anna Cavalieri, apparteneva al casato dei marchesi d’Avenia.
Venne affidato sin da piccolo a precettori di rango, tra cui il pittore Francesco Solimena che gli insegnò i rudimenti della sua arte in cui, negli anni a venire, Alfonso diede prova di abilità.
All’età di soli dodici anni si iscrisse all’Università di Napoli e quattro anni dopo, nel 1713 conseguì il dottorato in diritto civile e canonico (dopo aver sostenuto un’esame col grande filosofo e storico Giambattista Vico), cominciando ad esercitare la professione di avvocato già all’età di sedici anni grazie ad una speciale dispensa vicereale. In questi primi anni di vita si dedicò anche agli studi nel campo della musica e delle scienze.
Nel 1718 ottenne la nomina a giudice del “Regio Portulano” di Napoli e dopo pochi anni era già ambasciatore del viceré cardinale Altan .
Le sue frequentazioni alla Confraternita dei Dottori presso l’Oratorio dei Filippini con l’assunzione del compito di visitare e di assistere i malati del più grande ospedale di Napoli, chiamato degli Incurabili, furono l’occasione che gli permisero di avviarsi sul cammino verso il seminario.
Un cammino tuttavia non facile, vista l’opposizione del padre che lo voleva sposo di una lontana parente, ma facilitato da una delusione professionale.
Fu così che, il 27 Agosto 1723 deponendo la sua spada da cavaliere ai piedi della statua della Madonna della Mercede pronunciò le parole che lo portarono verso il sacerdozio: “mi impegno a entrare fra i Padri dell’Oratorio“.
Fu ordinato sacerdote il 17 dicembre 1726, all’età di trent’anni e, come risultato di un compromesso con il padre, sempre contrario alla sua scelta, non poté entrare nell’ordine dei Filippini, divenendo sacerdote diocesano con residenza nella casa paterna.
Non limitando la sua predicazione alle chiese, organizzò delle riunioni serali (le cosidette “Cappelle serotine”), chiamando a raccolta i fedeli più umili a cui spiegava il Vangelo con modi semplici davanti alla chiesa di Santa Teresa degli Scalzi. Le riunioni vennero inizialmente ostacolate dalle autorità civili e religiose ma, in seguito alla caparbietà del sacerdote e dei suoi fedeli, furono approvate dal Cardinale Pignatelli.
Nel 1730, per riprendersi dai postumi di una malattia ai polmoni, fu inviato dai medici sulle alture di Scala e Ravello, nel salernitano, dove iniziò la sua opera di divulgazione della Parola di Dio ai poveri contadini.
Nel 1732 lasciò definitivamente Napoli ritirandosi nuovamente a Scala dove fondò la Congregazione del Santissimo Redentore (conosciuti anche come Redentoristi), approvata nel 1749 da Papa Benedetto XIV. La sua vita si fece missione e servizio per i più abbandonati, infatti, l’attività peculiare dei Redentoristi è quella “Portare la Buona Novella ai poveri abbandonati”.
La vita della nuova Congregazione fu travagliata a causa dei divieti tipici di un’epoca alquanto ostile agli ordini religiosi, ma il sacerdote, forte della sua esperienza giuridica, escogitando la formula di Congregazione religiosa, pienamente legale nel Regno di Napoli, riuscì a reggere a tutte le pressioni contrarie.
I Redentoristi, con la loro predicazione improntata alla semplicità apostolica, raggiunsero con le loro missioni vaste zone del Regno giungendo sino in Italia centrale ed in Polonia.
Negli anni successivi alla fondazione della Congregazione, Alfonso si dedicò alla stesura di numerose opere ascetiche, dogmatiche, morali ed apologetiche, tra cui la Theologia moralis (1753-1755) e “La pratica del confessore” (1755). Fu anche compositore di molte canzoni in lingua italiana e dialettale, tra cui la famosissima “Tu scendi dalle stelle“.
Nel 1762 fu consacrato vescovo di Sant’Agata de’ Goti da Papa Clemente XIII, incarico che dovette abbandonare nel 1775 per problemi di salute (soffriva di una forma di artrite che gli incurvò la spina dorsale).
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Si trasferì nella casa dei Redentoristi di Pagani, dove rimase fino alla morte che lo colse il 1 Agosto 1787.
Venne proclamato santo nel 1839; Papa Pio IX lo proclamò dottore della Chiesa nel 1871 a soli 84 anni dalla morte.
Papa Pio XII nel 1950 gli conferì il titolo di “celeste Patrono di tutti i confessori e moralisti“.
È patrono anche della città di Napoli.
Per la potente intercessione di cui godi presso Gesù e Maria, ottienimi con un vero pentimento, il perdono delle mie colpe passate, un grande orrore al peccato e la forza di resistere sempre alle tentazioni.
Fammi partecipe, te ne prego, di una scintilla di quell’ardente carità di cui il tuo cuore fu sempre infiammato e fa’ che imitando il tuo fulgido esempio, io scelga la divina volontà come unica norma nella mia vita.
Implora per me un fervido e costante amore a Gesù, una tenera e filiale devozione verso Maria e la grazia di pregare sempre e di perseverare nel divino servizio fino all’ora della mia morte, affinché io possa finalmente unirmi a te per lodare Dio e Maria Santissima per tutta l’eternità. Così sia.
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