Sant’Eligio di Noyon, o Alo (Chaptelat, 588 circa – Noyon, 1º dicembre 660), è stato un orafo e poi alto funzionario della corte dei re merovingi; è venerato come santo dalla Chiesa cattolica.
Patronato: Fabbri, Gioiellieri, Garagisti, Veterinari
Etimologia: Eligio = eletto, dal latino, nobile guida, dall’ebraico
Emblema: Bastone pastorale
LEGGI: Lettura e commento di oggi Domenica 1 Dicembre
Martirologio Romano: A Noyon in Neustria, ora in Francia, sant’Eligio, vescovo, che, orefice e consigliere del re Dagoberto, dopo aver contribuito alla fondazione di molti monasteri e costruito edifici sepolcrali di insigne arte e bellezza in onore dei santi, fu elevato alla sede di Noyon e Tournai, dove attese con zelo al lavoro apostolico.
Eligio era figlio di gente modesta ma deve aver ricevuto un importante istruzione, perché viene assunto come apprendista dall’orefice lionese Abbone. Quest’ultimo, dirigeva pure la zecca reale: un grande maestro nella sua arte. E l’allievo Eligio non è da meno. Della sua fama di artefice e di galantuomo parla un singolare racconto, non documentato: il re Clotario II gli commissiona un trono d’oro, dandogli il metallo occorrente. E lui, con quello, di troni gliene fa due. Dimezzato il preventivo: cose mai viste, né prima né dopo.
Eligio poi, va a dirigere la zecca di Marsiglia, ma continua a fare l’orefice. Col nuovo re Dagoberto I (623-639) viene chiamato a corte e cambia mestiere: il sovrano ne fa un suo ambasciatore, per missioni di fiducia. Altri incarichi se li prende da solo: per esempio, riscattare a sue spese i prigionieri di guerra, fondare monasteri maschili e femminili. Morto il re, sceglie la vita religiosa, e il 13 maggio 641 viene consacrato vescovo di Noyon-Tournai .
Eligio s’impegna nella campagna di evangelizzazione (e ri-evangelizzazione) nel Nord della Gallia, nelle regioni della Mosa e della Scelda, nelle terre dei Frisoni. Ne diventa uno dei protagonisti, con altri vescovi come Audoeno (Ouen) di Rouen (che sarà anche il suo biografo), Amand di Tongres, Sulpizio il Pio di Bourges. E la sua vita si conclude appunto sul campo, in terra olandese il 1 Dicembre 660 (di qui i suoi resti verranno riportati a Noyon solo nel 1952).
Il suo culto si diffonde in Francia, in Germania, in Italia.
Lo vogliono come patrono non solo gli orafi, ma in pratica tutti gli artigiani dei metalli, e poi i carrettieri, i netturbini, i mercanti di cavalli, i maniscalchi, e ai tempi nostri anche i garagisti. In alcune località francesi si dà la benedizione ai cavalli nel giorno della sua festa.
Fonte santiebeati.it – Autore: Domenico Agasso
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