Testimonium

Il Santo di oggi 1 Dicembre: Beato Charles Eugène de Foucauld. Vita e Preghiera

Oggi ricordiamo il Beato Charles Eugène de Foucauld

Charles Eugène de Foucauld, in religione fratel Carlo di Gesù, è stato un religioso francese, esploratore del deserto del Sahara e studioso della lingua e della cultura dei Tuareg: il 13 novembre 2005 è stato proclamato beato da papa Benedetto XVI. Presto sarà proclamato santo.

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La vita di Charles de Foucauld

Charles-Eugène de Foucauld nasce a Strasburgo il 15 settembre 1858; era il secondogenito di Édouard de Foucauld, visconte di Pontbriand e sovrintendente alle foreste dell’Alsazia, e di Elisabeth de Morlet. Era stato preceduto da un altro fratello, lui pure di nome Charles, morto un mese dopo la nascita.

La madre educò lui e la sorella Marie, nata due anni dopo, in maniera seria e religiosa, ma morì nel marzo 1864.

Nel mese di agosto fu la volta del padre, da tempo affetto da una malattia mentale. I figli vennero allora presi sotto la tutela del nonno materno Charles de Morlet, colonnello in pensione. Con l’annessione dell’Alsazia alla Germania, seguita alla guerra del 1870, scelse di dare loro la nazionalità francese e si trasferì a Nancy.

Charles continuò gli studi in quella città, senza mai applicarsi troppo. Ricevette la Prima Comunione e la Cresima il 28 aprile 1872 nella cattedrale di Nancy, ma di lì a poco, verso il 1874, perse la fede. Fu stimolato in questo dalla sua passione per la lettura, non regolata né guidata, e dalle correnti filosofiche del tempo, improntate al materialismo e alla negazione di Dio.

Espulso dalla scuola di preparazione per l’accademia militare di Saint-Cyr a causa della sua pigrizia e della cattiva condotta, riuscì comunque a vincere il concorso, per non dispiacere il nonno.

Alla morte di quest’ultimo, nel febbraio 1878, ereditò i suoi beni. Annoiato dalla vita militare, il giovane si divertiva invece organizzando cene raffinate e frequentando l’alta società.

Un’altra sua passione erano le donne: collezionava conquiste, ma aveva paura di contrarre la sifilide. Intanto passò alla scuola di Cavalleria a Saumur, dove divenne sottotenente, sebbene ultimo nell’elenco dei promossi.

Espulso dall’esercito

Destinato a Pont-à-Mousson, venne arruolato nel 4° squadrone degli Ussari: fu poi inviato a Bona, in Algeria, nell’ottobre 1890, per sedare la rivolta contro la Francia. Tuttavia, con lui, c’era la sua amante fissa, Marie, che fece passare per «la viscontessa de Foucauld», ossia come la sua legittima moglie.

Il colonnello de Pont, responsabile di vigilare sulla disciplina degli ufficiali, gli ordinò di rimandarla in patria: al suo rifiuto, lo mise prima agli arresti, poi in stato d’inattività; praticamente, era radiato dall’esercito.

Insieme all’amante, Charles si stabilì nella cittadina termale di Evian in Svizzera, ma una notizia lo sconvolse: il 4° Ussari era stato coinvolto in alcune operazioni presso la frontiera tunisina. Comprese dunque di dover tornare in Africa, anche se Marie si rifiutò: a quel punto, ruppe la relazione con lei.

Fu reintegrato nell’esercito con lo stesso grado di prima, ma in un altro reparto, il 4° Cacciatori d’Africa. I commilitoni si stupivano per la sua capacità di entrare in azione e per la guida sicura con cui indirizzava i sottoposti.

Terminata la spedizione, rientrò nella guarnigione, ma sentiva dentro di sé un’altra attrattiva: unirsi agli esploratori che, al seguito dell’esercito, si addentravano nel territorio africano. Domandò così di essere destinato al Senegal, ma gli venne impedito: con un gesto che sorprese tutti, militari e parenti, si congedò dall’esercito.

Un anno dopo partì da Algeri per l’esplorazione del Marocco, appoggiato dalla Società francese di geografia, ma con un avvertimento: in quanto francese e cristiano, poteva rischiare di morire. Allora, sfruttando la sua abilità nel travestimento appresa sotto le armi, assunse l’identità del rabbino russo Joseph Aleman, dopo aver imparato l’arabo e l’ebraico.

Entrato nel Marocco il 23 giugno 1883, iniziò la sua esplorazione con un minuscolo taccuino e una matita di dimensioni ancora più ridotte, così da prendere appunti senza essere visto. Pur tra i numerosi disagi, si lasciò sorprendere dal modo di pregare dei fedeli musulmani.

Undici mesi dopo, il 23 maggio 1884, uscì dal Paese, prostrato e sfinito. Rientrato in Francia per riposarsi, divenne conteso dai salotti dei ricchi, ma ormai quell’ambiente era diventato penoso: si dedicò al resoconto delle sue esplorazioni, raccolto nel volume «Ricognizione in Marocco», la cui stesura l’impegnò per tre anni, prima ad Algeri, poi a Parigi.

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Una strana preghiera

Nel frattempo, qualcosa in lui stava cambiando. Riaffioravano i suoi ricordi d’infanzia, insieme a quelli dei musulmani in preghiera. Aveva anche pensato di sposarsi con una brava ragazza, Marie-Marguerite Titre, ma fu ostacolato dalla sua famiglia, perché lei era povera.

Tuttavia, alcune conversazioni con la zia che l’ospitava e con la cugina Marie de Bondy lo condussero a riconoscere che la religione cattolica poteva contribuire all’elevazione spirituale. Cominciò dunque ad andare in chiesa, trascorrendo ore intere a ripetere: «Mio Dio, se esisti, fa’ che Ti conosca».

La conversione del beato Charles de Foucauld

Così, alla fine dell’ottobre 1886, andò nella chiesa di Sant’Agostino a Parigi, dov’era parroco l’abbé Henri Huvelin, direttore spirituale della cugina. Era intenzionato a chiedere di ricevere un’istruzione religiosa, ma si sentì rispondere tutt’altro: doveva confessarsi e ricevere la Comunione. Così fece: «Da quel giorno», scrisse in seguito, «la mia vita è stata una concatenazione di benedizioni».

Per prima cosa, si liberò di tutto quel che gli ricordava la vita militare e si mise a cercare l’ordine religioso che potesse concedergli di vivere nella più perfetta imitazione di Cristo.

Riferì in una lettera all’amico Henry de Castries: «Non appena ho creduto che ci fosse un Dio, ho capito che non potevo vivere che per lui: la mia vocazione religiosa è nata nel momento stesso in cui nasceva la mia fede: Dio è grande… Ma non credere che la mia fede si sia formata dalla mattina alla sera».

Accettò comunque il consiglio, dato dall’abbé Huvelin, d’intraprendere un pellegrinaggio in Terra Santa.

In Terra Santa

Dal novembre 1888 al febbraio 1889 Charles si fece pellegrino sui passi di Gesù, riconoscendo in Lui un modello di umiltà. Lo riscontrò soprattutto a Nazareth, dove rimase per dieci giorni. Fu per lui l’incontro con una realtà ben lontana da quella a cui era abituato: un villaggio di poche case, con circa duecento abitanti, che anche al tempo di Gesù era quasi sconosciuto.

Monaco trappista

Tornato dalla Terra Santa, Charles decise che sarebbe entrato in monastero, nell’ordine dei Trappisti, che secondo lui aveva la vita più umile e rigorosa possibile. Intanto, grazie alla cugina, aveva imparato a far propria la devozione al Cuore di Gesù, che stava riprendendo piede in Francia.

Il 15 gennaio 1890 diede quindi addio alla famiglia e si avviò verso il monastero di Nostra Signora delle Nevi, nell’Ardèche. Il nome non poteva essere più adatto: situato in una località ad altitudine elevatissima, aveva i muri congelati per nove mesi l’anno. Eppure, il postulante si diceva felice e non si lasciava distrarre, concentrato nella preghiera e nel lavoro manuale.

La sua speranza era di essere inviato nel monastero recentemente fondato ad Akbès, in Siria, che gli stessi trappisti avevano costituito per timore di essere dispersi dal governo francese: vi pronunciò i voti semplici nel 1892, assumendo il nome di fra Maria Alberico.

Beato Charles Eugène de Foucauld: vita e preghiera

Prime idee di una nuova fondazione

Intanto, però, stava iniziando a pensare di dover fondare un ordine ancora più povero, ancora più simile alla vita nascosta di Gesù. I suoi superiori, invece, ritenevano che dovesse approfondire la vita monastica e gli studi teologici: per questo, nell’autunno 1896, lo inviarono a Roma

.

L’abbé Huvelin, dal canto suo, lo scoraggiava dai progetti di fondazione che via via gli sottoponeva.

Seguendo il consiglio del direttore spirituale, nel marzo 1897 si stabilì a Nazareth e ottenne di alloggiare in un capanno del convento delle Clarisse, come loro ortolano e giardiniere.

Nei fatti, però, secondo i racconti delle monache, non era capace di piantare neppure un cespo d’insalata. Suoi unici interessi erano la preghiera e la stesura delle regole degli Eremiti del Sacro Cuore di Gesù, come avrebbe voluto chiamare il suo ordine.

Inizialmente reticente al sacerdozio, comprese di doverlo abbracciare grazie ai consigli di madre Elisabetta, la badessa del convento: per lui doveva essere un altro passo per assomigliare ancora di più al Signore.

Assunse quindi un motto specifico, «Jesus Caritas», rappresentato da un cuore sormontato da una croce: significava Gesù che per amore degli uomini li salva mediante la Croce.

Alla fine, dopo un periodo di preparazione all’abbazia di Nostra Signora delle Nevi, fu ordinato sacerdote il 9 giugno 1901 nella cappella del Seminario maggiore di Viviers.

A Beni-Abbès

Il suo pensiero iniziale fu impiantare un eremitaggio in Marocco, ma sarebbe stato difficile: accettò quindi di stabilirsi a Beni-Abbès, al confine tra Algeria e Marocco, d’accordo con il prefetto apostolico del Sahara e con le autorità civili, in qualità di cappellano militare della locale guarnigione. Celebrò la sua prima Messa nella cappella che lui stesso aveva costruito il 1° dicembre 1901: un vero e proprio avamposto di fede nel deserto.

La sua azione si estese ben presto anche alle popolazioni arabe e berbere, tanto che molti venivano a trovarlo per parlargli: per loro scrisse un opuscolo, «Il Vangelo presentato ai poveri del Sahara». Cercò di opporsi al fenomeno dello schiavismo, ma poté liberare solo pochi di quelli che arrivavano a scavalcare il muretto dell’eremo.

A Tamanrasset, tra i tuareg

Nel 1905 fratel Charles di Gesù, come aveva iniziato a firmarsi, cedette all’invito di un suo antico compagno d’armi, il comandante Laperrine: si trasferì nello Hoggar, a Tamanrasset, in un territorio abitato dalle popolazioni tuareg.

Assimilò a tal punto la sua vita alla loro da ammalarsi per la siccità che colpì la zona nel 1907: furono gli abitanti a prendersi cura di lui, a quel punto.

Lotta contro lo scoraggiamento

L’anno seguente tornò per poco tempo in Francia, allo scopo di trovare aderenti per una nuova realizzazione: una confraternita, o meglio, un’associazione per quanti volessero condividere il suo ideale. Non trovò ascolto né allora né negli anni seguenti, così riprese la sua vita di lavoro, preghiera e ascolto: ormai poteva ben dirsi «fratello universale».

Gli echi della prima guerra mondiale, intanto, cominciarono a farsi sentire anche nello Hoggar. Fratel Charles, intanto, aveva un’altra lotta dentro di sé: quella con lo scoraggiamento. «Dieci anni che dico Messa a Tamanrasset, e non un solo convertito!», esclamò scrivendo.

Ma sapeva che il suo scopo era un altro: elevare l’Ostia nel deserto, adorare il Signore che in essa era nascosto e, così, portarlo al suo prossimo. Per questo motivo, alla proposta di allontanarsi, rispose negativamente. Accettò piuttosto di trasferirsi in un fortino o “bordj”, più sicuro sia per lui che per gli altri.

La morte

Il 1 dicembre 1916, verso sera, stava lavorando come suo solito, ma sentì bussare alla porta: era El Madani, un uomo che conosceva bene. Gli aprì tranquillamente, ma fu subito trascinato fuori e legato, mani e piedi insieme, con redini di cammello; intanto altri uomini, appartenenti al gruppo dissidente dei senussiti, si diedero al saccheggio dell’abitazione.

All’improvviso, il rumore dell’arrivo di alcuni soldati a dorso di dromedario, venuti a ritirare la posta, mise in agitazione il ragazzo, sui quindici anni, che l’aveva in custodia: gli partì un colpo di fucile e l’ostaggio cadde a terra.

Il corpo di fratel Charles fu gettato nel fossato che circondava il fortino (fatto costruire per difendere le popolazioni dai predoni), ma venne tirato fuori dal comandante Laperrine, che lo fece seppellire in una tomba più adatta.

I suoi resti mortali, nel 1929, vennero traslati presso il cimitero francese di El Golea in Algeria, vicino alla chiesa di San Giuseppe, dei Padri Bianchi.

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L’eredità spirituale

Furono i Padri Bianchi ad incaricare il romanziere francese René Bazin di comporre la sua prima biografia, edita nel 1921 e presto diventata un grande successo letterario. Era il segno che la testimonianza di fratel Charles aveva iniziato a dare frutto, come dimostrò soprattutto il sorgere di gruppi che s’ispiravano a lui a vario titolo.

Il primo, l’Unione dei Fratelli e delle Sorelle del Cuore di Gesù, ebbe origine quando lui era ancora in vita: un’associazione di fedeli laici, che al momento contava, lui compreso, quarantanove iscritti.

De Foucauld non riuscì a fondare i “Piccoli fratelli del Sacro Cuore” ma come detto la diffusione dei suoi scritti e la fama circa la radicalità evangelica della sua vita hanno fatto sì che nascessero, nel corso degli anni, ben diciannove differenti famiglie di laici, preti, religiosi e religiose che vivono il Vangelo nel mondo seguendo le sue intuizioni (tra le maggiori, le fraternità dei Piccoli fratelli e delle Piccole sorelle di Gesù).

Inoltre, la spiritualità di De Foucauld è tra gli elementi ispiratori dell’azione di Kiko Argüello, iniziatore del Cammino neocatecumenale.

Sarà santo

Fu Giovanni Paolo II ad autorizzare la promulgazione del decreto che dichiarava Venerabile fratel Charles. Successivamente, per la beatificazione, venne riconosciuto il seguente miracolo.

Ai primi di dicembre 2000, una delle Piccole Sorelle di Gesù incontrò una coppia di Desio, Giovanni Pulici e Giovanna Citeri, di passaggio a Roma per il Giubileo degli Artisti.

Giovanni era da molto tempo devoto di fratel Charles e chiese alla suora quando fosse prevista la beatificazione. Lei rispose che serviva un miracolo, sempre più difficile da trovare. A quel punto, l’uomo affermò che ne aveva uno proprio di fronte a lei, indicando sua moglie.

Alla fine del 1983, infatti, Giovanna era stata colpita da un tumore osseo, che nella Quaresima del 1984 era già molto avanzato. Suo marito, allora, chiese espressamente l’intercessione del “fratello universale”: da quel momento, le ossa, che prima erano tanto fragili da rompersi a ogni starnuto, si rinsaldarono.

La cerimonia di beatificazione avrebbe dovuto svolgersi in piazza San Pietro a Roma il 15 maggio 2005, nella solennità di Pentecoste; tuttavia, la morte del Papa costrinse a rimandare la celebrazione. Papa Benedetto XVI stabilì quindi che si tenesse domenica 13 novembre 2005, nella basilica di San Pietro.

Il 27 maggio 2020 la Santa Sede ha attribuito alla sua intercessione un nuovo miracolo, che consentirà la canonizzazione del beato.

Autore: Emilia Flocchini

Preghiera al Beato Charles de Foucauld

Dio grande e misericordioso che hai affidato al Beato Charles de Foucauld la missione di annunziare ai Tuareg del deserto algerino le insondabili ricchezze del cuore di Cristo,

per sua intercessione, concedici la grazia di saperci porre in modo nuovo dinanzi al tuo Mistero, perché istruiti dal vangelo, sostenuti e incoraggiati dalla testimonianza dei santi, sappiamo comunicare le ragioni della nostra speranza a chiunque ce ne chieda conto, attraverso una fede capace di farsi carico delle domande, dei dubbi, dei bisogni dei nostri fratelli.

Te lo chiediamo per il nostro Signore Gesù Cristo che è Dio e vive e regna con Te, nell’unità dello Spirito Santo. Amen.

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