Sant’Eligio di Noyon, o Alo, è stato un orafo e poi alto funzionario della corte dei re merovingi; è venerato come santo dalla Chiesa cattolica.
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Sant’Eligio nasce l’11 giugno 588 a Chaptelat, in Francia; era figlio di gente modesta ma deve aver ricevuto un importante istruzione, perché viene assunto come apprendista dall’orefice lionese Abbone. Quest’ultimo, dirigeva pure la zecca reale: un grande maestro quindi nella sua arte.
Eligio anche era bravissimo infatti, secondo la tradizione, il re Clotario II gli avrebbe commissionato un trono consegnandogli l’oro necessario per l’opera ed Eligio ne avrebbe realizzati due: fortemente impressionato dalla sua perizia e dalla sua onestà, il Re lo nominò orafo di corte e maestro della zecca.
Continuò a farsi promotore dell’arte orafa. La leggenda gli attribuisce numerose opere realizzate (oggi in gran parte perdute): i vasi sacri e altri arredi per le chiese parigine di Notre Dame e Saint Denis, di Saint Loup a Noyon, di San Martino a Limoges e per l’abbazia di Chelles.
Sotto il successore di Clotario, Dagoberto I (629-639), ricoprì la carica di tesoriere: fu anche incaricato di alcune delicate missioni diplomatiche (ristabilì la pace tra i Franchi e i Bretoni convincendo il re Giudicaele a dichiararsi suddito di Dagoberto).
Alla corte franca ebbe modo di conoscere numerosi personaggi destinati a essere proclamati santi, come Sulpizio, Desiderio e Audoeno.
Si dedicò incessantemente a opere di carità in favore dei poveri e dei malati e finanziando il riscatto dei prigionieri : finanziò la costruzione di numerose chiese e nel 632 fondò un monastero a Solignac, a capo del quale pose l’abate Remaclo.
Dopo la morte di Dagoberto I, fu eletto vescovo della diocesi di Tournai e Noyon nel 640 e venne consacrato il 13 maggio 641: si dedicò alla conversione dei pagani ancora presenti nella sua vasta diocesi (soprattutto nella parte settentrionale); promosse il culto dei santi di cui rinvenne alcuni corpi (San Quintino, San Luciano di Beauvais) e di cui avrebbe realizzato anche i rispettivi reliquiari.
Muore mentre evangelizzava in terra olandese il 1 Dicembre 660 (di qui i suoi resti verranno riportati a Noyon solo nel 1952).
Il suo culto si diffonde in Francia, in Germania, in Italia.
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È patrono degli orafi, dei numismatici, dei maniscalchi e dei veterinari; ebbe grande popolarità nel medioevo; avrebbe miracolosamente riattaccato la zampa a un cavallo.
Lo vogliono come patrono tutti gli artigiani dei metalli, e poi i carrettieri, i netturbini, i mercanti di cavalli e ai tempi nostri anche i garagisti. In alcune località francesi si dà la benedizione ai cavalli nel giorno della sua festa.
(Fonte santiebeati.it – Autore: Domenico Agasso)
Signore, che a reggere la tua Chiesa hai voluto eleggere il santo vescovo Eligio, fa’ che noi onorandolo qui in terra ed imitandone le virtù, giungiamo a vederlo in cielo.
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