Oggi si ricorda San Castrense, Vescovo e Martire
San Castrense di Sessa, o Castrese, è stato un vescovo italiano, venerato come santo martire dalla Chiesa cattolica.
Patronato: Marano di Napoli, Castevolturno, Monreale
Emblema: Bastone pastorale
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La vita
È ricordato l’11 febbraio nel celebre antichissimo ‘Calendario marmoreo’ di Napoli; ma le notizie sulla sua vita sono poche e incerte. È vissuto nel V secolo.
Secondo una tradizione Castrense (o Castrese) è detto vescovo di Castel Volturno, secondo un’altra invece fu vescovo di Sessa Aurunca (CE) dove morì “in mezzo al suo popolo, dopo aver celebrato i misteri ed essere disceso da sé nella sepoltura”. Nel territorio della città ancora oggi esiste una frazione chiamata San Castrense.
Infine una leggendaria ‘passio’ lo annovera in un gruppo di dodici o tredici vescovi africani, che nel secolo V approdarono in Campania per sfuggire alle persecuzioni dei Vandali, comandati da Genserico (390-477).
Il nome di San Castrense è unito a quello di San Prisco, nelle pitture scoperte verso il 1881, in una grotta presso Calvi (Caserta) risalenti al VII secolo, essi erano raffigurati insieme. Poiché San Prisco fu sicuramente un martire di Capua o di Nocera, anche San Castrense è ritenuto morto martire.
Quale sia la versione esatta è ancora motivo di discussione e ricerca da parte degli studiosi.
Non conosciamo la data della sua morte.
Le reliquie del santo trasferite, prima del secolo XII, da Sessa Aurunca a Capua e successivamente ad opera di Guglielmo II il Buono (1166-89) ultimo re normanno di Sicilia, furono portate a Monreale, città in cui la devozione al santo è molto sentita.
In Campania sono rimaste numerose chiese a lui dedicate, sia come Castrense che come Castrese; a Capua viene anche celebrato il 29 dicembre e la seconda domenica di maggio, data delle traslazioni delle reliquie.
Il santo è molto venerato a Castel Volturno in provincia di Caserta, ancora oggi la sua statua viene portata in processione in Agosto, sul fiume Volturno, per proseguire poi a piedi per la città fino alla chiesa principale.
Redazione Papaboys
Fonte santiebeati.it – Autore: Antonio Borrelli