Marguerite Bourgeoys nacque presso Troyes (Francia), il 17 aprile 1620. Era la sestogenita di dodici figli. Sotto la guida dei genitori, commercianti di ceri, la ragazza crebbe giudiziosa e generosa. Nella città natale frequentò soltanto le scuole elementari.
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Nelle sue “Memorie” la santa attestò la sua precoce vocazione: “Fin dalla mia prima gioventù il Signore mi aveva dato una particolare inclinazione per adunare delle fanciulle della mia età”. Con esse infatti non solo giocava, ma cuciva e pregava.
A diciannove anni, alla morte della mamma, Margherita dovette assumere la direzione di casa, senza badare ai sacrifici, ma lasciandosi dominare dal rispetto umano e dalla vanità femminile. Nella prima domenica di ottobre del 1640, prendendo parte ad una processione, Margherita passò davanti al portale dell’abbazia e sollevò lo sguardo verso una massiccia statua della Madonna. Per un istante il volto della Vergine le apparve vivo e sorridente ed il suo animo le sembrò liberarsi dai sentimenti di vanità: considerò per sempre tale episodio come “la sua conversione”. Margherita per corrispondere alla grazia ricevuta entrò nella Congregazione delle Suore di Nostra Signora, fondata da San Pietro Fourier. Emise i voti di povertà e castità.
Per purificarsi dei suoi peccati con una vita di penitenza tentò di entrare prima in un monastero di clarisse e poi di carmelitane, ma non vi riuscì. Monsignor Jendret, sua guida spirituale, le propose di fondare una congregazione di religiose che lavorassero nel mondo a favore dei poveri, dei malati e degli ignoranti, pur vivendo in comunità. L’impresa però momentaneamente si arenò e Margherita riprese la sua abituale vita di preghiera e di assistenza a poveri e malati.
Il giorno dell’Assunta del 1650, prostrata in adorazione davanti al Santissimo, accanto all’ostia vide Gesù Bambino che le sorrideva senza nulla dire. Pensò allora di moltiplicare le sue buone opere per compiacerlo maggiormente. Un giorno giunse in visita il governatore del Canada Paul Chomedey de Maisonneuve, considerato dai contemporanei “un vero cavaliere, forte e coraggioso come un leone e pio come un monaco”, francese di origine, che propose a Margherita di trasferirsi a Montreal per aprire una scuola elementare.
La santa, essendogli apparso quell’uomo in sogno la notte precedente in compagnia di San Francesco, non esitò a rendersi subito disponibile, qualora i suoi superiori avessero acconsentito. Nonostante i parenti cercarono di trattenerla in patria, al principio del 1653 si imbarcò, senza denaro né vestiario, non prima di aver legalmente rinunciato alla sua parte di eredità. Il viaggio durò ben tre mesi e fu tragico: a bordo scoppiò la peste e Margherita divenne infermiera, medico e sacerdote.
Nel borgo di Ville-Marie, nell’isola di Montreal, accanto al forte ove alloggiò Margherita, sorgeva il piccolo ospedale fondato nel 1645 dalla Serva di Dio Jeanne Mance. Le due eroine della carità divennero presto amiche e collaboratrici.
Occupazione principale della santa divenne far scuola ai bambini dei coloni, ma non mancò di fare da massaia in casa del governatore, l’infermiera nell’ospedale e soccorritrice dei soldati più poveri. Scortata da trenta uomini fece ricostruire sulla vicina montagna la grande croce che Maisonneuve aveva eretta in adempimento di un voto e che gli irochesi avevano abbattuto.
Liberò il governatore da gravi tentazioni, esortandolo a compiere il voto di castità. Infine ideò la costruzione della prima chiesa in muratura dedicata alla Madonna. Dopo quattro anni di intensa attività Margherita riuscì ad aprire la prima scuola nel 1658. Moltiplicatosi sempre più il lavoro, la santa pensò bene di tornare in Francia alla ricerca di giovani desiderose di servire Dio nel prossimo. Nei suoi piani futuri vi erano un piccolo istituto per i bambini indigeni, un’associazione per le fanciulle ed un circolo per le giovani da marito, allo scopo di prepararle a divenire buone madri di famiglia. In francia trovò quattro ragazze disposte a seguirla ed aiutò inoltre l’amica Giovanna Mance a trovare rinforzi per le sue opere.
Le opere di Madre Bourgeoys andarono sempre più consolidandosi e ciò le parve una conferma da parte della Provvidenza che necessitasse la fondazione della Congregazione di Notre-Dame di Montreal. Le donazioni terriere effettuate nel 1662 dal governatore costituirono un’ulteriore conferma. Le suore che Margherita sognava dovevano essere libere dalla clausura per dedicarsi ad opere di misericordia spirituale. Il beato vescovo De Laval la comunità a darsi all’istruzione ed all’educazione della gioventù. Per sollecitare l’autorizzazione reale e raccogliere nuove vocazioni, la fondatrice si recò nuovamente in Francia nel 1670. Aiutata dalla “Compagnia di Montreal” ottenne di essere ricevuta dal re Luigi XIV che le concesse tutto ciò che desiderava.
L’unica preoccupazione della Madre non restò che dare una formazione religiosa al suo istituto, come annotò nelle sue Memorie: “Ci è sempre sembrato che un certo spirito di umiltà, di semplicità, di docilità, d’ubbidienza, di povertà, di distacco da tutte le cose e d’abbandono nella divina Provvidenza dovesse essere il vero spirito della Congregazione”. Un programma di vita così evangelico non poté che far prosperare l’Istituto e le annesse attività. Monsignor de Laval, eletto nel frattempo primo vescovo di Quèbec, rimase tanto soddisfatto da non esitare ad erigere a Congregazione religiosa le Suore di Notre-Dame nel 1676.
La neonata congregazione si diffuse presto anche in altre località ed iniziarono a fiorine vocazioni anche in Canada. Alla fondatrice premeva ormai dotarla di regole definitive, per poi dimettersi dalla carica di superiora generale, ritenendosi incapace di governare.
Un violento incendio che distrusse la casa abitata dalle suore però la dissuase. L’opera rifiorì velocemente grazie alle donazioni ricevute. Il nuovo vescovo di Quèbec affidò alle suore come campo di apostolato anche l’isola di Orléans e tutta la zona circostante Quèbec.
Per l’età avanzata, il logorio fisico e lo stato d’animo angustiato, la fondatrice il 19 settembre 1693 radunò la comunità ed annunziò le sue dimissioni con straordinaria umiltà:
“Ora non si tratta più di parlare di me che come una miserabile, la quale per non essere stata fedele all’impegno che mi era stato confidato così amorosamente, merita grandissimi castighi, che aumenteranno ancora per la pena che la mia rilassatezza vi ha fatto soffrire.
Vi chiedo perdono e l’aiuto delle vostre preghiere. Metteteci voi rimedio in quanto vi sarà possibile. Bisogna cambiare prontamente superiora, e quella che sarà eletta faccia osservare esattamente le regole, anche le più minuziose, perché senza di ciò, che cosa ci farebbe di più in questa comunità di quello che fanno le persone del mondo, che vivono cristianamente? Mantenetevi pertanto in quello spirito che dovete avere, che è di povertà, di mortificazione, di obbedienza e d’abbandono nelle mani di Dio”.
Suor Margherita visse i suoi ultimi anni serena e in perfetta conformità al volere di Dio, piena di riconoscenza nei suoi confronti. Il Signore le concesse la gioia di vedere approvata nel 1698, dopo quarant’anni di attesa, la sua congregazione così come l’aveva concepita. Oltre ai tre voti, le suore avrebbero emesso anche quello di istruire ed educare la gioventù femminile. Confinata nell’infermeria, la fondatrice si preparò alla morte cucendo, pregando ed esortando le consorelle alla fedeltà al dovere, alla carità ed all’osservanza della Regola. Morì il 12 gennaio 1700.
Il pontefice Pio XII la beatificò il 12 novembre 1950, per essere poi canonizzata da Giovanni Paolo II 31 ottobre 1982.
Autore: Fabio Arduino
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