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Etimologia: Martino = dedicato a Marte
Emblema: Palma
Nasce il 21 Giugno 598 ed era originario di Todi (Umbria). Martino fu prete a Roma e in seguito apocrisario, cioè legato pontificio alla corte imperiale di Costantinopoli. Fu una buona preparazione per il futuro papa.
Il monotelismo (dal greco μονος, monos e θέλημα, thélema, “unica volontà”) o monoenergismo (dal greco μονος, monos e ἐνέργεια, enérghĕia, “unica energia”) è una eresia cristologica sorta a Costantinopoli nel VII secolo.
Affermava che nella persona di Cristo vi era la sola volontà divina la quale aveva assorbito quella umana, limitando dunque la vera umanità di Cristo, in una sorta di versione più blanda del monofisismo (in Cristo la natura divina aveva assorbito quella umana).
L’eresia fu propugnata in particolare dal patriarca di Costantinopoli Sergio I (610-638), che agiva su pressione dell’imperatore bizantino Eraclio I (610-641), intenzionato a ricomporre la frattura con la chiesa monofisita d’Egitto. L’imperatore impose la fede monotelita con l’editto noto come Ectesi (638), e il successivo editto Typos (648) dell’imperatore Costante II tentò di chiudere la diatriba proibendo altre discussioni.
Massimo il Confessore fu uno dei principali oppositori del monotelismo, e per evitare la sua predicazione l’imperatore Eraclio gli fece tagliare lingua e mano destra.
Martino fu eletto al soglio pontificio dopo la morte di papa Teodoro (13 maggio 649) e mostrò subito una mano molto forte nel reggere il timone della barca di Pietro.
L’anno precedente aveva promulgato il Tipo, un documento in difesa della tesi eretica dei monoteliti.
Per arginare la diffusione di questa eresia, tre mesi dopo la sua elezione, papa Martino indisse nella basilica lateranense un grande concilio, al quale furono invitati tutti i vescovi dell’Occidente. La condanna di tutti gli scritti monoteliti, sancita nelle cinque solenni sessioni conciliari, provocò la rabbiosa reazione della corte bizantino.
L’imperatore ordinò all’esarca (viceré) di Ravenna, Olimpio, di recarsi a Roma per arrestare il papa. Olimpio volle assecondare oltre misura gli ordini imperiali e tentò di fare assassinare il papa dal suo scudiero, durante la celebrazione della Messa a Santa Maria Maggiore. Nel momento di ricevere l’ostia consacrata dalle mani del pontefice, il vile sicario estrasse il pugnale, ma fu colpito da improvvisa cecità.
Probabilmente questo fatto convinse Olimpio a mutare atteggiamento e a riconciliarsi col santo pontefice e a progettare una lotta armata contro Costantinopoli.
Nel 653, morto Olimpio di peste, l’imperatore poté compiere la sua vendetta, facendo arrestare il papa dal nuovo esarca di Ravenna, Teodoro Calliopa.
Martino, calunniato dell’accusa di essersi impossessato illegalmente dell’alta carica pontificia e di aver tramato con Olimpio contro Costantinopoli, venne tradotto via mare nella città del Bosforo.
Il lungo viaggio, durato quindici mesi, fu l’inizio di un crudele martirio. Durante i numerosi scali, a nessuno dei tanti fedeli accorsi a incontrare il papa fu concesso di avvicinarlo. Al prigioniero non era data neppure l’acqua per lavarsi. Giunto il 17 settembre 654 a Costantinopoli, il papa, steso sul suo giaciglio sulla pubblica via, venne esposto per un giorno intero agli insulti del popolo, prima di venire rinchiuso per tre mesi in prigione.
Poi iniziò il lungo ed estenuante processo, durante il quale furono tali le sevizie da far mormorare all’imputato: “Fate di me ciò che volete; qualunque morte mi sarà un beneficio“.
Condannato, Martino venne condotto prigioniero a Cherson, nella penisola di Crimea, dove morì il 26 settembre 655, dopo aver patito la fame, l’abbandono e il freddo per quattro mesi.
Martino fu sepolto a Cherson nella basilica di Santa Maria ad Blachernas, divenendo oggetto di culto per i molti miracoli dovuti alla sua intercessione. In seguito la salma fu traslata a Roma e sepolta forse nella chiesa di San Martino ai Monti
Fonte santibeati.it – Autore: Piero Bargellini
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