Beata Cristina Calvisano, che, dopo la morte del marito, abbracciò l’Ordine secolare di Sant’Agostino in una vita di penitenza, dedita alla preghiera e al servizio dei malati e dei poveri.
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La vita
L’inizio della vita di questa singolare figura di donna può benissimo collocarsi quando intorno al 1450 decise di cambiare vita e, abbandonando la famiglia e i luoghi nei quali aveva vissuto, vestì l’abito delle Agostiniane secolari.
Da quel momento la sua esistenza fu un pellegrinaggio permanente alla ricerca di un luogo ove vivere nell’oblio. Dimorò presso alcuni monasteri agostiniani non rimanendo mai a lungo in nessuno di essi. La vita di preghiera, le mortificazioni, ma soprattutto le opere di misericordia verso i bisognosi, la costringevano ad allontanarsi ogni qual volta si accorgeva che era oggetto di attenzione.
Desiderosa di poter visitare i luoghi santi di Assisi e di Roma, per potersi poi spingere fino alla Terra Santa, in compagnia di un’altra terziaria, giunse a Spoleto dove soggiornò per un breve periodo, dedicandosi alla cura dei malati nell’ospedale cittadino.
Dopo aver vissuto intensamente la sua nuova vita per alcuni anni, forse ancora ventenne, morì nel 1458.
La vita prima di diventare agostiniana
Su queste notizie c’è accordo tra gli agiografi. Non così per il tempo precedente alla sua eroica decisione di fuggire dal mondo restando nel mondo, motivo per cui è conosciuta sotto varie denominazioni. Alcuni la ritengono appartenente alla famiglia dei Visconti di Milano o a quella dei Semenzi di Calvisano in Brescia. Per loro la fuga sarebbe stata motivata dal desiderio di liberarsi di quanti la volevano maritare contro i propri desideri e ideali. Altri la presentano col nome di Agostina, nata nei pressi del lago di Lugano verso il 1432-35, figlia del medico Giovanni Carrozzi e sposata ancora fanciulla con un artigiano del luogo. Rimasta presto vedova, avrebbe avuto una relazione con un cavaliere milanese dalla quale nacque un figlio morto bambino. Risposatasi perse il marito ucciso da un soldato invaghitosi di lei.
La sepoltura e il culto
Il suo corpo venne sepolto a spese del comune di Spoleto nella chiesa agostiniana di San Niccolò.
Numerose grazie e miracoli attribuiti alla sua intercessione contribuirono ad accrescere e diffondere il culto sorto immediatamente dopo la sua morte, che Gregorio XVI ratificò nel 1834, proclamandola beata. La sua memoria liturgica ricorre il 13 febbraio.
Autore: P. Bruno Silvestrini O.S.A.