Francesco Maria Greco nasce ad Acri (Cosenza) il 26 luglio 1857. Fu battezzato due giorni dopo nella parrocchia di Santa Chiara ad Acri. Era il primo dei cinque figlio di Raffaele Greco, farmacista, e Concetta Pancaro. La madre fu la sua prima educatrice nella fede, mentre un fratello di lei, don Luigi Pancaro, parroco di Acri, lo seguì negli studi. Francesco Maria conseguì la licenza ginnasiale a Cosenza il 31 luglio 1874. Successivamente si trasferì a Napoli per frequentare il liceo.
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Suo padre sperava di fargli ereditare la propria professione, ma lui maturò una scelta diversa: non gli studi per diventare farmacista, ma quelli per essere sacerdote. Dopo aver lungamente pregato ai piedi della Madonna nel santuario di Pompei, si risolse con determinazione per quella via. Il 14 gennaio 1877 indossò quindi l’abito talare nella chiesa di San Nicola da Tolentino a Napoli ed entrò nel pensionato tenuto dal parroco del luogo, don Luigi Marigliano, per poter frequentare da esterno il liceo arcivescovile: era stato infatti ammesso dall’arcivescovo di Napoli nella Congregazione dei Chierici forestieri.
Il 9 dicembre 1880 fu ospite dei padri Cappuccini di Acri per prepararsi a ricevere il diaconato, che gli fu conferito il 17 dello stesso mese dal vescovo di San Marco Argentano, monsignor Livio Parladore. L’ordinazione presbiterale, invece, avvenne dopo un anno, il 17 dicembre 1881, sempre ad Acri, per mano di monsignor Filippo De Simone, già vescovo di Nicotera-Tropea.
Il 7 settembre 1889, a Napoli, don Francesco conseguì il Dottorato in Sacra Teologia, realizzando una delle sue aspirazioni: non solo essere prete, ma “prete istruito”, per compiere al meglio il proprio ministero. Un primo evento che contribuì a dare al suo sacerdozio una diversa direzione fu l’epidemia di colera esplosa a Napoli nel 1884.
Il 10 settembre 1887, don Francesco Maria divenne parroco della parrocchia di San Nicola di Bari ad Acri e l’anno successivo fu nominato arciprete, ottenendo il titolo di monsignore. Il contatto con gli effettivi bisogni della sua gente gli suggerì di cominciare dall’istruzione religiosa, in una terra dove anche quella culturale scarseggiava: basti pensare, ad esempio, che le ragazze difficilmente potevano uscire di casa da sole.
Monsignor Greco, quindi, organizzò una Scuola Catechistica a partire dalla più tenera età: divise bambini e bambine per fasce di età e per classi, ciascuna delle quali era affidata a ragazze particolarmente motivate. Il nome che aveva dato a quell’associazione di catechiste era “Figlie dei Sacri Cuori”, in quanto sin da diacono aveva mostrato una profonda devozione verso il Cuore di Gesù e verso quello della Vergine Maria.
Il 13 ottobre 1889 ottenne dal suo vescovo, Monsignor Stanislao De Luca, una lettera di approvazione dell’associazione. Tuttavia, dopo pochi mesi dall’apertura, morì la responsabile, sua sorella Maria Teresa. Monsignor Greco pensò dunque di affidare la direzione della scuola alla vice-responsabile, Raffaella De Vincenti, la quale da tempo desiderava consacrarsi a Dio, ma era stata impedita dai familiari.
Il 21 novembre del 1894, festa della purificazione della Beata Vergine al Tempio, l’arciprete accolse i suoi voti evangelici di castità, povertà, obbedienza. Ricevendo l’abito religioso, Raffaella cambiò il nome in suor Maria Teresa dei Sacri Cuori, proprio in memoria della prima responsabile dell’associazione.
Altre giovani seguirono il suo esempio, tanto che non si parlava più di una semplice associazione, ma di un istituto religioso. Da “Figlie dei Sacri Cuori” cambiarono denominazione in “Piccole Operaie dei Sacri Cuori”, anche se monsignor Greco le definiva informalmente “Piccole Manovali”, perché col loro operato contribuivano all’edificazione del Regno di Dio nell’insegnamento della catechesi e nel servizio ai più bisognosi.
La prima comunità religiosa vera e propria si stabilì nel 1898 nella casa che il padre di suor Maria Teresa, che era già la superiora, le aveva donato: quella fu la “Casa culla” delle Piccole Operaie dei Sacri Cuori. La Casa madre, invece, fu individuata nel convento dei Frati Minimi che sorgeva dall’altra parte di Acri, dopo i necessari interventi di restauro.
Intanto le suore crescevano di numero
Ad Acri, intanto, sorgevano man mano varie attività: il noviziato, una scuola d’infanzia, un collegio per alunne che frequentavano le scuole cittadine. Su tutte spicca l’ospedale “Charitas”, il primo del paese, attivo fino agli anni ’60 del secolo scorso.
La prima casa filiale fuori Acri fu, nel 1911, il Ricovero Umberto I a Cosenza, un ospizio provinciale per anziani, infermi e poveri, uomini e donne.
Un significativo e originale campo di apostolato si aprì il 26 ottobre del 1917, quando le suore furono inviate a San Demetrio Corone, uno dei paesi italo-albanesi dove si segue il rito greco-bizantino. Per l’occasione, monsignor Greco fece compilare un catechismo liturgico del rito bizantino ad uso dell’Istituto delle Piccole Operaie. Quanto alle filiali fuori regione, la prima fu a Napoli nel 1929.
Monsignor Greco, oltre ad aver risvegliato la vita religiosa ad Acri, fu accompagnatore del vescovo nella visita pastorale alla diocesi di San Marco-Bisignano, oggi divisa in due. Alla base della sua vita sacerdotale pose un’intensa e prolungata preghiera, spesso notturna, davanti all’Eucaristia: «Sono davanti a Gesù Sacramentato chiuso nel Santo ciborio; quanta pace si sperimenta nel silenzio della notte ai piedi del Maestro!», lasciò scritto.
Era sicuro che la fecondità dell’azione apostolica, sua e in generale, dipendesse dal rapporto intimo e profondo con Gesù e Maria: per questo s’impegnò a «vivere intensamente per amore dei Sacri Cuori e per farLi amare e conoscere dai fratelli». Con una frase sintetica, contenuta nelle sue lettere, espresse così il suo progetto basato sulla catechesi: è «educando alla fede che si educa alla vita».
Ormai anziano, morì ad Acri il 13 gennaio 1931; era stato superiore dell’istituto da lui fondato per 35 anni. Madre Maria Teresa dei Sacri Cuori lo seguì il 23 novembre 1936.
Il 21 gennaio 2016 papa Francesco ha autorizzato la promulgazione del decreto che riconosceva la guarigione di Nina Pancaro come miracolosa e ottenuta per intercessione del Venerabile Francesco Maria Greco, aprendo la strada per la beatificazione. Il rito si è svolto il 21 maggio 2016, nello stadio San Vito – Marulla di Cosenza, che già nel 2011 aveva ospitato la beatificazione di madre Elena Aiello.
I suoi resti mortali riposano dal 1961 nella chiesa di San Francesco di Paola ad Atri, annessa alla Casa madre, in un loculo alla destra dell’altare maggiore, accanto a quelli di madre Maria Teresa dei Sacri Cuori.
A poco meno di dieci anni dalla morte del fondatore e a sette da quella della confondatrice, le Piccole Operaie dei Sacri Cuori sbarcarono negli Stati Uniti d’America, prima tappa di un’espansione all’estero che oggi conta case anche in Albania e in Argentina.
Nel 1954 la Casa generalizia, con il noviziato annesso e lo iuniorato, venne trasferita da Acri a Roma. L’istituto aveva avuto l’approvazione diocesana il 17 febbraio 1902. Il 22 dicembre 1931 ricevette la prima approvazione “ad experimentum”, confermata con l’approvazione pontificia il 7 luglio 1940. Le sue caratteristiche specifiche sono la speciale consacrazione ai Sacri Cuori di Gesù e di Maria, l’evangelizzazione specialmente in forma di catechesi e il servizio di carità come fonte di un’autentica promozione umana.
Nel 1993 è stata ripresa l’ammissione di aggregati laici, esattamente come le prime catechiste che furono il nucleo delle suore. Ad essi sono accomunati, nello stesso intento delle religiose, i Giovani Piccoli Operai (in sigla GiPO).
Redazione Papaboys
Fonte santiebeati.it – Autore: Emilia Flocchini
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