Vi sono ben 42 santi o beati con questo nome, certamente uno dei più diffusi nella agiografia cristiana; il s. Eusebio di cui parliamo era un prete di Roma al tempo dell’imperatore Costanzo II (318-361) figlio di Costantino il Grande, che dopo la morte dei fratelli Costante e Costantino II, rimase unico imperatore nel 353.
L’arianesimo fu l’eresia di Ario (320) secondo cui il Verbo, incarnato in Gesù non è della stessa sostanza del Padre, ma rappresenta la prima delle sue creature; condannata dai Concili di Alessandria (321) e di Nicea (325) venne combattuta da s. Atanasio, il quale venne difeso da papa Liberio nei confronti di Costanzo II.
Eusebio soffrì in questa piccola stanza per sette mesi, dove morì alla fine, il 14 agosto del 353 ca.; il suo corpo fu sepolto nel cimitero di Callisto dai presbiteri Gregorio ed Orosio, i quali misero sulla tomba anche l’iscrizione “Eusebio homini Dei”, in seguito alcuni storici biografi lo riportano come ‘martire’.
Egli è ricordato nel ‘Martirologio Geronimiano’ al 14 agosto come santo, a cui è intitolato il “titulus” omonimo, cioè l’antica chiesa sull’Esquilino; questa chiesa esisteva già nel IV secolo, come l’attesta un graffito del lettore Olimpo, ritrovato in un cimitero romano.
La chiesa viene nominata o ricordata in varie citazioni dei secoli successivi, sancendo un culto antico ma affermato di s. Eusebio prete, il cui nome poi entrò nei Martirologi storici e anche nel celebre Calendario Marmoreo di Napoli.
Autore: Antonio Borrelli