I santi Cirillo e Metodio (fratelli e religiosi) sono considerati patroni di tutti i popoli slavi; nell’ambito della Chiesa cattolica sono molto venerati in Slovenia, Slovacchia, in Croazia e nella Repubblica Ceca. Nel 1980 Giovanni Paolo II li elevò a compatroni dell’Europa, assieme a San Benedetto da Norcia.
(Fonte it.cathopedia.org) Le poche notizie scritte relative ai due santi provengono principalmente da due Vitæ scritte in antico slavo ecclesiastico, chiamate anche Leggende Pannoniche, e dalla Leggenda italica, redatta in latino dal vescovo di Velletri Gauderico, sulla vita di San Clemente, le cui reliquie furono portate in Italia proprio da Cirillo e Metodio. Conserviamo poi le lettere inviate dai papi a Metodio.
Data la scarsità di fonti, sono nate numerose leggende legate alle due figure.
I due fratelli sono nati in Macedonia, a Tessalonica, seconda città dell’Impero bizantino. Provenivano da una nobile famiglia. La città a quell’epoca contava una forte presenza slava, dovuta alla massiccia invasione che poco tempo prima aveva investito le terre bizantine, provocando l’insediamento di numerose tribù nelle campagne e in numerosi centri e fortezze minori. I fratelli Cirillo e Metodio acquisirono così dimestichezza con la lingua dei popoli calati da nord.
Cirillo si trasferì presto, intorno all’842, a Costantinopoli per perfezionare gli studi di teologia e filosofia. Qui poi venne consacrato sacerdote, entrando a far parte del clero della basilica di Santa Sofia.
Nel campo della linguistica, Cirillo, diede prova del suo genio: oltre alla lingua greca ed a quella slava, parlava correntemente anche il latino, il siriaco, l’arabo e l’ebraico.
Assieme a Fozio (suo amico) viaggiò in Oriente per importanti incarichi diplomatici presso gli Arabi di Samarra e i Cazari. Proprio durante un viaggio in Crimea, Cirillo, avrebbe rinvenuto le reliquie di papa Clemente I, lì esiliato e morto nell’anno 97.
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Fozio diventò patriarca di Costantinopoli nell’858 ed inviò Cirillo, assieme al fratello Metodio ad evangelizzare la Pannonia (antica regione nelle zone dell’Ungheria).
Alla fine dell’862, su richiesta del principe di Moravia, l’imperatore di Costantinopoli invitò i due fratelli a recarsi tra i kazari, presso i quali altri missionari latini avevano miseramente fallito. Cirillo e Metodio accettarono l’invito e, nell’analizzare i motivi degli insuccessi di chi li aveva preceduti (missione di Salisburgo), colsero l’importanza, anzi l’insostituibilità, di uno strumento linguistico con il quale trascrivere il messaggio cristiano. Maturarono e realizzarono così l’idea di un alfabeto per la lingua slava che ne era sprovvista.
Cirillo dunque si recò nel regno di Rastislav e incominciò a tradurre brani dal Vangelo di Giovanni inventando un nuovo alfabeto, detto glagolitico (da глаголь glagol’ che significa parola). Probabilmente già da anni stava elaborando un alfabeto per la lingua slava.
I popoli slavi poterono finalmente leggere la Bibbia, scrivere e pregare. E offrire il sacrificio eucaristico nella loro lingua. La «novità», inaudita nella chiesa cattolica dove tutti i riti si celebravano rigorosamente in lingua latina, procurò loro qualche guaio.
Nell’867 i due vennero convocati a Roma per discutere con papa Niccolò I dell’uso della lingua slava.
Lungo il viaggio sostarono nel Ducato di Venezia, dove si scontrarono con il clero locale, che rivendicava come lecite tre sole lingue sacre: latino, greco ed ebraico: le lingue parlate in Palestina all’epoca di Gesù. Costantino e Metodio opposero invece a queste argomentazioni il consolidato uso che si faceva in oriente di altre lingue liturgiche.
A Roma, invece, i due trovarono una buona accoglienza. Portarono al pontefice in dono le reliquie di Papa Clemente I, morto in Crimea nel 97 e venerato come santo. Niccolò I consacrò prete Metodio e approvò la traduzione della Bibbia in slavo, a patto che la lettura dei brani fosse preceduta dagli stessi passi espressi in Latino.
A Roma Costantino si ammalò e assunse l’abito monastico, prendendo il nome di Cirillo, qui morì il 14 febbraio del 869 e venne inumato presso la basilica di San Clemente.
Metodio ritornò in Moravia. In un altro viaggio a Roma è nominato vescovo e assegnato alla sede di Sirmiun (oggi Sremska Mitrovica). Intanto in Pannonia, a Rastislav successe il nipote, Sventopelk, per motivi politici iniziò così la persecuzione dei discepoli di Cirillo e Metodio, visti come portatori di un’eresia.
San Metodio stesso è incarcerato per due anni in Baviera. Nel 885 anche Metodio morì; i suoi discepoli, incarcerati o venduti come schiavi a Venezia. Una parte di essi riuscì a fuggire in Bulgaria e in Dalmazia.
O Santi Cirillo e Metodio, che con ammirevole dedizione avete portato ai popoli assetati di verità e di luce la fede: fate che la Chiesa tutta proclami sempre il Cristo crocifisso e risorto, Redentore dell’uomo!
O Santi Cirillo e Metodio, che nel vostro difficile e duro apostolato missionario siete rimasti sempre profondamente legati alla Chiesa di Costantinopoli e alla Sede Romana di Pietro: fate che le due Chiese sorelle, la Chiesa Cattolica e quella Ortodossa, superati nella carità e nella verità gli elementi di divisione, possano raggiungere la piena unione auspicata!
O Santi Cirillo e Metodio, che, con sincero spirito di fraternità, avete avvicinato i popoli diversi per portare a tutti il messaggio di amore universale predicato da Cristo: fate che i popoli del Continente Europeo, consapevoli del loro comune patrimonio cristiano, vivano nel reciproco rispetto dei giusti diritti e nella solidarietà e siano operatori di pace tra tutte le nazioni del mondo!
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