Alfonsa Clerici nacque a Lainate il 14 febbraio 1860, prima di undici figli. I genitori, Angelo e Maria Romanò, originari di Rovellasca (Como), trasferitisi a Lainate dopo il matrimonio erano noti e stimati per la testimonianza di fede e carità che si esprimeva nella presenza attiva in parrocchia e nell’attenzione verso i più poveri. La piccola Alfonsa fu battezzata nella chiesa S. Vittore Martire di Lainate, il giorno dopo la nascita, dal parroco don Francesco Spreafico.
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All’età di otto anni, il 6 ottobre 1868, nella chiesa prepositurale di S. Stefano, in Nerviano, ricevette la Cresima da Sua Eccellenza mons. Luigi Nazari di Calabiana, arcivescovo di Milano; non si conosce, invece, la data della prima Comunione, ma tenuto conto della prassi allora vigente, si può ipotizzare che l’abbia ricevuta tra il 1870 e il 1872.
Il santuario mariano di Rho frequentato da tutta la famiglia ebbe un ruolo determinante nella formazione religiosa di Alfonsa. Nel progetto di Dio, ogni fatto e luogo, ogni persona e situazione non sono casuali, ma rivelatori dell’amore del Padre: la chiamata di Dio in casa Clerici si manifestò anche in altri tre suoi fratelli che divennero religiosi: due barnabiti, Prospero e Ildefonso, e la sorella Bonaventura, che diventerà una Suora del Preziosissimo Sangue.
Nel 1875, per interessamento della zia materna Giuseppina, Alfonsa entrò nel collegio delle suore del Preziosissimo Sangue a Monza per seguire gli studi che completò, tra il 1878 e il 1879, con il diploma di Maestra di grado superiore.
Dal 1880 al 1883, insegnò nella Classe prima maschile della Scuola Comunale di Lainate.
Il 7 settembre 1886 quando conta 26 anni e mezzo, emise i voti temporanei. A suo fratello Prospero, che in quel medesimo anno fece la professione religiosa tra i Barnabiti, scrisse:
“Diamoci la mano dunque per salire al Calvario, ed io che ho l’onore di portare il nome di Suora del Preziosissimo Sangue, io sarò contenta ove più vi sarà di sacrificio, sarò contenta di spargere il sangue della volontà, dell’amor proprio
”.Dopo la professione dei Voti insegnò al collegio di Monza di cui fu anche direttrice dal 1898 al 1907.
Poi le vennero affidati gli incarichi di Cancelliera e assistente generale della congregazione. Nel novembre 1911 venne chiamata a dirigere il collegio “Ritiro della provvidenza” di Vercelli, istituzione per l’accoglienza di ragazze orfane.
A Vercelli sr. Alfonsa rimase 18 anni, in un crescendo di maturità umana e spirituale attestata da tutti, in special modo dalle sue alunne.
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Nelle piccole cose di ogni giorno sr. Alfonsa raggiunse la santità. La sua carità immensa, non si fermò solo alle alunne; molti poveri e tribolati venivano ogni giorno all’Istituto per avere un pezzo di pane, un vestito e soprattutto un po’ d’amore che sr. Alfonsa sapeva donare con gioia. Nessuno se ne andava deluso, tutti ricevevano qualcosa da Lei, di materiale o di spirituale.
Questa costante attenzione agli altri è la verifica più evidente della sua unione con Dio.
«Se ci amiamo gli uni gli altri, Dio è presente in noi ed il suo amore è perfetto.» (Gv 4,12).
Nella notte tra il 12 e il 13 gennaio 1930 fu colpita da emorragia cerebrale: la trovarono nella sua stanza, nel suo abituale atteggiamento di preghiera, con la fronte per terra. Morì il giorno dopo il 14 gennaio 1930 verso le ore 13,30.
Il 16 gennaio vennero celebrati i solenni funerali nel Duomo di Vercelli, seguiti da una celebrazione nel trigesimo della morte, il 16 febbraio 1930, con la partecipazione delle autorità religiose e civili di Vercelli. Tante persone parteciparono al suo funerale e la sua morte fu sentita come un lutto cittadino. Ai suoi funerali tutti esclamarono: “Era una santa!”.
Alfonsa è tumulata nella cappella del “Ritiro della Provvidenza” di via Montagnini, dove i numerosi devoti vanno a pregarla e a ringraziarla dell’intercessione presso il Padre.
Suor Alfonsa è stata beatificata il 23 ottobre 2010 nel Duomo di Vercelli, nel corso di una solenne cerimonia presieduta da mons. Angelo Amato, prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi, in rappresentanza di Papa Benedetto XVI.
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