Oggi ricordiamo San Metodio, Patriarca di Costantinopoli
San Metodio, vescovo, che, mentre era monaco, si recò a Roma dal papa Pasquale I per difendere il culto delle sacre immagini. Elevato all’episcopato, celebrò solennemente il trionfo della retta fede.
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San Metodio, patriarca di Costantinopoli, ebbe un ruolo coraggioso nella sconfitta definitiva dell’iconoclastia. Dimostrò un’immane forza di sopportazione durante la prigionia. Spesso viene citato con gli appellativi “il Confessore” o “il Grande”.
La vita
Nasce a Siracusa alla fine dell’VIII secolo da una famiglia benestante. Venne inviato molto giovane a Costantinopoli per proseguire gli studi in diritto. Dopo qualche anno invece decise di entrare in un monastero della Bitinia e si fece monaco. In seguito egli stesso intraprese la fondazione di un monastero sull’isola di Chio, nel Mar Egeo.
Durante l’impero (Bizantino) di Leone V l’Armeno (812-820) riprese vigore la persecuzione iconoclasta.
Il movimento iconoclasta sosteneva la distruzione delle immagini sacre e l’abrogazione del culto dei santi. La persecuzione riprese il via anche a causa delle pressioni e delle influenze provenienti dalla nascente dottrina islamica.
Alcuni cristiani temevano che la venerazione delle immagini potesse degenerare in pratiche superstiziose, ma Metodio argomentò a buon ragione che le statue o le icone costituiscono un aiuto alla devozione, un’eredità della tradizione ecclesiastica. Si oppose dunque coraggiosamente a questo nuovo attacco.
Dopo la deposizione e la condanna all’esilio del patriarca Niceforo, Metodio fu incaricato da altri vescovo di recarsi a Roma per informare papa San Pasquale I dell’accaduto e qui rimase sino alla morte di Leone V.
Il papa inviò poi una lettera al nuovo imperatore, Michele il Balbuziente, chiedendogli di reinsediare Metodio, come legittimo patriarca di Costantinopoli.
In prigione
Nella città, però, infuriava ancora la controversia ed al suo arrivo venne accusato di aver costretto il papa: venne allora imprigionato per circa sette o nove anni.
È dunque costretto a vivere in condizioni disumane, rinchiuso forse in una grotta od in una tomba con altri due compagni, accusati di furto. Quando uno dei due morì, è miseramente lasciato imputridire nella cella. Quando venne infine scarcerato, Metodio era ormai ridotto ad uno scheletro, calvo, pallido per i lunghi anni trascorsi nelle tenebre, abbigliato di sudici cenci.
Era però rimasto intatto il suo spirito, tanto che quando l’imperatore Teofilo l’Iconoclasta rinnovò l’interdetto per le sacre icone egli coraggiosamente attaccò la venerazione delle immagini imperiali: “Se un immagine è così indegna ai tuoi occhi, come mai tu che condanni la venerazione delle immagini di Cristo allo stesso tempo non condanni quella tributata alle raffigurazioni di te stesso?”.
L’imperatore non esitò allora a farlo fustigare e gettare in carcere con una mandibola rotta. La notte stessa i discepoli tentarono di farlo fuggire. Teofilo morì poco dopo ed il potere passò nelle mani della vedova, l’imperatrice Santa Teodora, che resse il regno in nome del figlio minorenne Michele III, dando una decisiva svolta alla politica di corte schierandosi in favore del culto delle immagini. Cessarono così le persecuzioni e gli ecclesiastici esiliati poterono fare ritorno.
Gli ultimi anni e la morte
Nel giro di trenta giorni le icone tornarono a comparire nelle chiese di Costantinopoli e, deposto il patriarca iconoclasta, Metodio poté nuovamente fare ritorno alla sua legittima sede, dotato di un bendaggio atto a sorreggere la mandibola ancora fratturata.
Il suo episcopato durò quattro anni, in cui convocò con Teodora un sinodo che ristabilì ufficialmente il culto delle immagini. Riportò a Costantinopoli le reliquie del suo predecessore morto in esilio ed istituì la festa annuale dell’Ortodossia, che ancor oggi è celebrata in Oriente la prima domenica di Quaresima. Componendo per l’occasione il “synodicon” da leggersi in tale occasione.
Sfortunatamente ereditò da Niceforo la disputa con i monaci studiti, all’inizio tra i suoi più accesi sostenitori, ma in seguito acerrimi nemici dopo la condanna da lui tributata ad alcuni scritti del loro celebre abate San Teodoro Studita.
Metodio muore a Costantinopoli il 14 Giugno 847.
(Fonte santiebeati.it – Autore: Fabio Arduino)