Oggi la Chiesa ricorda San Serapio, che dopo aver abbandonato i fasti della corte, la milizia e la gloria mondana, seguì Cristo fino al martirio.
Martirologio Romano: Ad Algeri nell’Africa settentrionale, san Serapione, che, primo nell’Ordine della beata Maria della Mercede, meritò di ottenere la palma del martirio lottando per la liberazione dei prigionieri cristiani e la predicazione della fede.
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La sua gioventù e la sua vita furono delle più avventurose che potevano capitare in quell’epoca. Serapio nasce a Londra nel 1179 figlio di Rotlando Scoto, capitano e nobile della corte inglese di Enrico II.
Partecipò con il padre alla Terza Crociata, anche se era un giovanetto. Sotto il comando di Riccardo Cuor di Leone, prese parte alla conquista di Tolemaide (San Giovanni d’Acri) e all’assedio di Ascalona.
La sorte volle che al ritorno dalla Crociata, la nave si arenò sulle coste venete, costringendoli a proseguire il viaggio per terra. Durante il percorso i naufraghi furono fatti prigionieri dal duca d’Austria.
Il re e il padre vennero liberati, Serapio invece è trattenuto in ostaggio. Fu notato per la sua bontà dal principe Leopoldo d’Austria che lo prese al suo servizio, lì gli giunse la notizia della morte dei suoi genitori, quindi rimase alla corte d’Austria, dedicandosi alle opere di carità e di pietà.
È stato al seguito del duca Leopoldo nella spedizione in aiuto del re di Spagna contro i Mori, con il desiderio di poter combattere i musulmani, nemici della religione cristiana. La spedizione, vinta la resistenza degli Albigesi nel Sud della Francia, arrivò in Spagna quando già il 19 luglio 1212, i Mori erano stati sconfitti.
Serapio allora restò al servizio del re Alfonso di Castiglia, partecipando alle successive battaglie. Il 16 ottobre 1214 morì il re Alfonso e Serapio ritornò in Austria, partendo con il duca Leopoldo per la quinta Crociata nel 1217, prima in Palestina e poi in Egitto.
Nel suo via vai avventuroso Serapio, ritornato in Austria, si ritrova ad accompagnare nel 1221 Donna Beatrice di Svevia che andava in sposa a san Ferdinando di Castiglia. In Daroca conosce San Pietro Nolasco, fondatore nel 1218, dell’Ordine di Maria Santissima della Mercede, che aveva lo scopo di riscattare i prigionieri cristiani fatti schiavi dai Mori (con il loro quarto voto s’impegnavano a sostituirli nella prigionia, ove occorresse di persona).
Decise di abbracciare l’Istituto nel 1222, dedicandosi prima alla cura ed all’istruzione religiosa degli schiavi liberati e poi come questuante delle elemosine per la loro ‘redenzione’ (nome che si dava al riscatto) nella Spagna ed in Francia.
Insieme a San Raimondo Nonnato, nel 1229 compì la prima ‘redenzione’ in Algeri, liberando 150 schiavi. Sempre nel 1229 prese parte con San Pietro Nolasco, alla conquista delle Baleari, dove fondò i primi conventi dell’Ordine.
Ancora nel 1232 ritornò ad Algeri, sempre con San Raimondo Nonnato, liberando altri 228 schiavi. Ma le sue avventure non erano finite, nel 1239 San Pietro Nolasco lo mandò in Inghilterra, sua patria natia, per diffondervi l’Ordine. Ma la fu nave assalita dai corsari che lo bastonarono selvaggiamente e credendolo morto fu abbandonato nudo sulla spiaggia deserta.
Soccorso e vestito da alcuni pescatori, raggiunge i suoi parenti a Londra, ma qui è scacciato perché disapprovava le requisizioni dei beni della Chiesa e passò in Scozia e in Irlanda.
Nel 1240 ritornato in Spagna compì una liberazione in Murcia di 98 schiavi e di altri 87 ad Algeri, dove rimase in ostaggio per liberare altri infelici. I Mori si irritarono per le sue predicazioni e per le conversioni operate, quindi lo legarono ad una croce di Sant’Andrea e infierirono selvaggiamente su di lui, con un odio da estremismo islamico cieco e fanatico; gli ruppero tutte le giunture degli arti, ne estrassero gli intestini avvolgendoli ad un argano e gli troncarono la testa.
Ridotto in pezzi, il 14 novembre 1240, compiva così il suo martirio.
È stato canonizzato il 23 marzo 1625 da papa Urbano VIII. È invocato contro l’artrosi.
Fonte santiebeati.it – Autore: Antonio Borrelli
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