Gaudenzio di Rimini fu vescovo di Rimini. Noto per aver combattuto l’eresia ariana insieme ai vescovi Mercuriale di Forlì, Rufillo di Forlimpopoli e Leo di Montefeltro, è il patrono delle città di Rimini, di Ostra e Garaguso; è venerato come santo dalla Chiesa cattolica e festeggiato il 14 ottobre.
La tradizione ci dice che è nato attorno all’anno 280 ad Efeso (la città dove ha predicato San Paolo e dove hanno dimorato San Giovanni Evangelista e la Vergine Maria), da genitori benestanti, molto saggi, cristiani ferventi, che gli diedero una solida educazione.
Quando aveva da poco superato l’infanzia, i suoi genitori furono uccisi dagli appartenenti alla setta dei Manichei. Gaudenzio rimasto solo, vendette i suoi beni e decise di andare a Roma (tra il 294 e 295), dove incontrò il santo prete Giustino che lo avviò al Battesimo.
Il giovane Gaudenzio si distingueva nella vita cristiana e nella capacità di avviare altri alla fede. A quel tempo, a Roma, Papi, con i quali Gaudenzio entrò in contatto, si succedevano con estrema rapidità; infatti tra il 296 e il 313 nelle ricorrenti persecuzioni subirono il martirio: Caio, Marcello, Marcellino, Eusebio (dal quale, Gaudenzio ricevette il Diaconato) e Melchiade.
Finalmente (nel 313) poté coronare l’ardente desiderio di ricevere l’Ordinazione sacerdotale, che gli fu conferita dal Papa Silvestro che, per la sua intelligenza, dottrina e prudenza, lo tenne al suo servizio. Intanto stava sorgendo un’altra eresia ad opera del prete Ario, che negava la divinità di Gesù Cristo. Alla morte di Papa Silvestro, il prete Gaudenzio si ritirò nella solitudine e nella preghiera. Dietro invito del Papa San Giulio I, liberò un uomo posseduto da un demonio. Gaudenzio godeva la stima e la fiducia di tutti.
In quel tempo, essendo morto il Vescovo di Rimini, fedele al Papa, la setta degli ariani voleva che fosse eletto uno di loro; ma i rappresentanti della Chiesa riminese chiesero al Papa che inviasse un nuovo Vescovo, capace di fronteggiare l’eresia che stava prendendo campo. Giulio I chiese a Gaudenzio di andare; lo ordinò Vescovo e lo nominò suo speciale Legato (Fiduciario) per la lotta agli eretici. Gaudenzio, obbediente, si incamminò verso Rimini, insieme agli ambasciatori riminesi.
Lungo il cammino, predicava, guariva, convertiva alla fede cristiana. Una tradizione, che non è possibile documentare, racconta che avrebbe cambiato in vino l’acqua del fiume Misa, per dissetare e rafforzare i suoi compagni di viaggio.
Finalmente arriva a Rimini, accolto dai fedeli e osteggiato dagli ariani. La sua opera di Vescovo si diresse subito alla conversione di coloro che erano caduti vittime dell’eresia ariana, edificò varie chiese, mandò sacerdoti ben formati, che sapessero difendere i fedeli dall’eresia. La fama di santità del vescovo Gaudenzio cresceva continuamente e giunse fino a Roma, tanto che gli mandarono la giovane nipote di Eusìtica (che lo aveva ospitato al suo arrivo a Roma) perchè la liberasse da una possessione diabolica. Così la fama della santità giunse anche al Papa Liberio, che era succeduto a Giulio I.
Gli eretici, però, non desistevano, anzi erano sostenuti dalle autorità civili e militari (il Console e il Prefetto) della città, che mettevano in atto tutte le astuzie, le lusinghe, le corruzioni per allontanare i fedeli della vera fede.
Il Papa Liberio, per contrastare l’eresia ariana dovette convocare un concilio, a Rimini, per esaminare di nuovo e di nuovo condannare l’arianesimo. Ma neanche questo fece calmare gli oppositori, che, anzi, riuscirono a tirare dalla loro parte il prete Marciano. Gaudenzio, dopo averlo richiamato, ammonito e minacciato, lo dichiarò scomunicato e lo fece cacciare dalla città.
Tutto fu tentato contro il Vescovo Gaudenzio: calunia, diffamazione, minacce, disturbo delle celebrazioni, fino ad assalirlo proprio durante la celebrazione della Santa Messa, guidati dal Prefetto (che cadde a terra, come strangolato da una mano invisibile) e dal console, che cercò di profanare l’Ostia santa, ma morì vomitando anche i suoi intestini. Gli ariani non si arresero.
Di notte mentre Gaudenzio pregava, lo presero, lo insultarono, lo condussero fuori della città e lo ucciserò a colpi di pietre e bastoni.
Il santo Vescovo morì, perdonando i suoi carnefici. Era il 14 ottobre dell’anno 360.
Quegli assassini, volendo nascondere il loro crimine, per timore del popolo che amava il suo Vescovo, gettarono il suo corpo in uno stagno, dove rimase fino a che, secondo una tradizione, non giunse a Rimini una donna di Cesarea, cieca dalla nascita di nome Abortina, alla quale una visione aveva detto che avrebbe riacquistato la vista solo se fosse andata a Rimini per indicare ai fedeli il luogo dove era stato sepolto il loro santo vescovo Gaudenzio.
Giunta a Rimini (era l’anno 430) si fece portare sulle sponde dello stagno, le acque si ritirarono e lasciarono scoperto un tratto del fondo. Un soave profumo emanava e i riminesi, finalmente trovarono le Reliquie del loro Vescovo santo e martire e Abortina ottenne la luce degli occhi. Le Reliquie furono collocate in una chiesa per la venerazione dei fedeli. Erano passati 70 anni dal suo martirio.
Nel 590 la regina longobarda Teodolinda, non ritenendo sicure le spoglie del santo a causa delle scorrerie dei Barbari, le fece traslare da Rimini a Senigallia. Da lì furono in seguito trasferite nella vicina Ostra, dove attualmente si trovano. A Rimini è invece conservata la reliquia del cranio, a Garaguso (MT) alcuni frammenti di ossa delle braccia.
(Fonte Parrocchia di Santa Croce in Ostra)
Nel nome del Padre, del Figlio, e dello Spirito Santo. Amen.
Dio, nostro Padre, il tuo amore risplende nella vita dei santi e si manifesta nel sangue dei martiri; ti ringraziamo per averci dato il santo martire Gaudenzio come Patrono.
San Gaudenzio accogli la nostra supplica e ottieni la grazia che ora ti chiediamo…
(dire la grazia che si vuole ottenere).
San Gaudenzio, guarda con benevolenza le nostre famiglie e rendile serene e stabili; conforta coloro che soffrono, muovi il cuore di chi è lontano dalla fede, benedici tutti coloro che ti invocano.
Per Gesù Cristo nostro Signore. Amen.
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