Santa Virginia Centurione Bracelli, vedova, che, dedita a servire Dio, accorse in molti modi in aiuto dei poveri. Sostenne le chiese rurali e fondò una congregazioni religiose.
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Nasce a Genova il 2 aprile 1587 da Giorgio Centurione e di Lelia Spinola; la mamma era appartenente ad una nobile famiglia ligure. Fin da piccola ricevette un’educazione ed una istruzione superiore alla media. Conosceva l’italiano e il latino, aveva imparato a leggere la Bibbia, i padri della Chiesa e le vite dei santi.
Rimase purtroppo orfana di madre a soli sei anni e più tardi, pur avendo manifestato l’intenzione di darsi alla vita religiosa, dovette sposare giovanissima Gaspare Bracelli, a cui a sua insaputa era stata promessa in precedenza dal padre.
Il suo fu un matrimonio infelice; diedero alla luce due figlie, Lelia e Isabella. Il marito era portato alla vita godereccia e al gioco insieme ai parenti e agli amici, ma ben presto la sua salute ne risentì e a soli 24 anni si ammalò di tubercolosi mentre si trovava ad Alessandria, in casa dei marchesi Trotti. Virginia corse da lui per assisterlo, riuscendo a riconciliarlo col Signore ma la morte lo colse il 13 giugno 1607.
Rimasta vedova a soli vent’anni, quello stesso giorno Virginia si consacrò a Dio col voto di castità, rifiutando decisamente un secondo matrimonio offertole dal padre, e dedicandosi alla preghiera, alla penitenza e all’assistenza dei poveri.
Cominciò ad aiutare le chiese rurali, a cui forniva denaro e suppellettili.
Successivamente fondò quattro scuole per la formazione morale e l’addestramento al lavoro dei fanciulli abbandonati; pensò ad aiutare i vecchi e i degenti degli ospedali, sostenendo inoltre l’Opera della Redenzione degli Schiavi. Riuscì pure, grazie alla collaborazione di procuratori di specchiata onestà, a mettere a disposizione dei bisognosi metà delle proprie rendite.
Il matrimonio delle due figlie, la morte della suocera e più tardi quella del padre le consentirono di dedicarsi a tempo pieno all’apostolato sociale.
Verso la fine del terzo decennio del 1600 l’imperversare della guerra franco-piemontese tra la Repubblica di Genova e il duca di Savoia, spalleggiato dalla Francia, accentuò la grande depressione economica che aveva colpito l’Italia settentrionale favorendo la disoccupazione, la fame e le malattie anche a causa di una epidemia di peste.
Il numero dei bisognosi cresceva ogni giorno e Virginia, che già nel 1626 aveva rinunciato a tutti i suoi beni per metterli al servizio dei poveri, visitava i quartieri più malfamati della città di Genova, incurante di insulti e minacce. Portava il conforto della sua generosa carità e della sua parola a quei miserabili.
Poi diede vita all’Opera del Rifugio, ricovero di emergenza per le giovani abbandonate, accogliendole prima nel suo palazzo e successivamente, quando questo era ormai insufficiente allo scopo, trasferendole in un ex monastero situato in località Monte Calvario, da lei preso in affitto, e ponendole sotto la protezione di Nostra Signora del Rifugio.
Quando il convento di Monte Calvario diventò insufficiente per le tante richieste, Bracelli portò le migliori in una seconda casa e poi in una terza. In tre anni l’opera contava già le tre case e trecento ricoverate.
Nella prima metà del Seicento c’erano a Genova diverse istituzioni pubbliche di assistenza alla popolazione, tra cui l'”Ufficio dei poveri” e l’associazione delle “Otto signore della misericordia”; quest’ultima versava in stato di decadenza, tanto che non si riuscivano a trovare otto persone disposte a occuparsi degli otto quartieri in cui era divisa la città.
La Bracelli fu invitata a farne parte e le fu affidato un quartiere povero in cui vivevano più di 600 famiglie.
Decise di riorganizzare la distribuzione degli aiuti in maniera che arrivassero realmente ai poveri: preparò ed espose all’interno dell’Associazione un programma di assistenza. Poté avvalersi degli aiuti provenienti dalla nobiltà genovese che offrì mezzi e collaborazione.
Sorsero così le Cento Signore della Misericordia protettrici dei Poveri di Gesù Cristo (“Cento signore della Carità”), che operarono insieme ad altre volontarie nei vari quartieri. Nel 1634 scrisse un regolamento per la Congregazione delle Cento Signore della Misericordia.
Organizzò processioni e la consacrazione della Repubblica di Genova alla Vergine Maria, avvenuta il 25 marzo 1637.
Fondò l’istituzione delle quarantore, che servirono per ravvivare nei fedeli la fede e l’adorazione eucaristica.
Il desiderio di servire Cristo, che animò diverse delle giovani che Virginia aveva accolto e altre rimaste attratte dal suo esempio, spinse la santa a costituire l’Opera di Nostra Signora del Rifugio, per provvedere soprattutto ai bisogni materiali e spirituali degli infermi e dei bambini.
Col tempo l’Opera si sviluppò in due congregazioni religiose: le Suore di Nostra Signora del Rifugio in Monte Calvario, con sede a Genova, e le Figlie di Nostra Signora al Monte Calvario, con sede a Roma (prestano la loro opera in scuole, convitti, ospedali, centri di accoglienza, case di riposo e case famiglia).
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Nel 1636 cominciò ad accusare disturbi che si aggravarono col continuo alternarsi di febbri, vertigini ed esaurimento nervoso. Costringendola a ridurre i suoi giri di carità, dietro consiglio del confessore che le imponeva dei periodi di riposo.
Virginia morì di polmonite il 15 dicembre 1651, compianta da tutti.
La sua fama di santità si accrebbe dopo la morte e si estese ulteriormente. Il 20 settembre 1801, la sua salma, ritrovata incorrotta e flessibile come se deceduta da poco.
I processi canonici, cominciati a Genova nel 1931, si conclusero nel 1985 con la beatificazione di Virginia a opera di Giovanni Paolo II.
Il 18 maggio 2003 Giovanni Paolo II l’ha proclamata santa.
Le sue spoglie si venerano nella chiesa annessa al Conservatorio-Convento di Marassi, che era diventato la Casa Madre dell’Istituto.
Nella sua vita visse anche momenti mistici.
Padre Santo, sorgente d’ogni bene, che ci rendi partecipi del Tuo Spirito di vita, Ti ringraziamo perché hai concesso alla Beata Virginia la fiamma viva dell’Amore per Te e per i fratelli, soprattutto per i poveri e gli indifesi, immagine del Tuo Figlio Crocifisso. Donaci di vivere la sua esperienza di misericordia, di accoglienza e di perdono e, per sua intercessione, la grazia che ora Ti chiediamo…
Per Cristo nostro Signore. Amen.
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