Etimologia: Clemente = indulgente, generoso, dal latino
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Nasce a Tasswitz (Repubblica Ceca) il 26 dicembre 1751. Vocazione contrastata e difficile da realizzare, la sua. Giovanni pensa di farsi prete fin da bambino, ma la morte prematura del padre, quando lui ha sette anni, mette la famiglia (numerosa, 12 figli) in seria difficoltà; impossibile pensare di studiare o di essere accettato in una congregazione senza i soldi sufficienti! In questo periodo è tentato anche dalla carriera militare e, in attesa di decidere cosa farà da grande, studia latino nella canonica del paese. Alla fine si ritrova a 16 anni in un panificio a imparare il mestiere. Sui vent’anni è panettiere in un monastero, dove lavora giorno e notte per preparare di che sfamare i poveri.
Dopo un anno fa un viaggio in Italia e decide di diventare eremita nel santuario di Quintiliolo: qui gli cambiano il nome con quello di Clemente Maria, ma vi resta solo sei mesi, perchè non è quella la sua vocazione.
Torna così nella sua terra, a fare il panettiere nel monastero e ricomincia a studiare latino. Dopo un ulteriore tentativo fallito di eremitaggio riprende il suo lavoro di panettiere. Questa volta lo assumono in una prestigiosa panetteria di Vienna, dove incontra due distinte signore che lo aiutano a studiare. Ma nell’università pubblica, perché i seminari sono chiusi per ordine del governo.
Compie un altro pellegrinaggio in Italia insieme ad un compagno e questa volta il viaggio è provvidenziale: viene accolto in una comunità Redentorista, dove nel 1785 viene ordinato sacerdote. Ha quasi 34 anni.
Pochi giorni dopo i superiori rispediscono lui e il compagno nella terra natale con l’incarico di aprire in Austria una comunità redentorista. I tempi non lo consentono: l’imperatore, che ha già chiuso più di mille monasteri e conventi, non è certamente favorevole all’insediamento di un nuovo ordine religioso. Clemente e il compagno vanno così in Polonia e a Varsavia riescono nel loro intento, fondando una comunità di cinque sacerdoti e tre fratelli laici. Qui trovano una situazione politica esplosiva, una povertà estrema, l’opposizione fiera dei “frammassoni”.
Quattro compagni muoiono avvelenati da un prosciutto regalato al convento, un altro è ucciso a bastonate. Nonostante tutto rinverdiscono la fede e avviano un’opera caritativa accogliendo gli orfani e aiutando i poveri, per mantenere i quali Clemente deve elemosinare e anche fare il garzone panettiere di notte per avere il giorno dopo il pane necessario a sfamarli.
Dopo vent’anni di simile impegno, li arrestano tutti, li processano e li condannano all’espulsione. Clemente ritorna a Vienna, continuando la sua opera di evangelizzazione, particolarmente tra i giovani e gli studenti. Tutti, anche i protestanti, sembrano attratti da quel prete che non fa miracoli, non dice niente di straordinario, da buon tedesco è anche un po’ burbero e tende all’irascibile, ma è di una fede e di una pace che conquistano.
Muore il 15 marzo 1820 senza poter vedere la Casa Redentorista che l’imperatore, in modo imprevisto, gli ha concesso di aprire a Vienna.
La Chiesa lo proclama beato nel 1888 e santo nel 1909.
Nel 1914, poi, Pio X lo proclama patrono di Vienna e dei fornai.
Fonte santiebeati.it – Autore: Gianpiero Pettiti
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